PALERMO – Sono le 17:58. I nomi delle vittime delle stragi di Capaci e via d’Amelio letti ad alta voce da Piero Grasso, con Maria Falcone accanto, gli applausi, il suono della tromba, il silenzio: è l’abbraccio di Palermo a Giovanni Falcone e all’albero che ne porta il nome. Intorno una folla oceanica, che nel trentunesimo anniversario della strage di Capaci rende omaggio alle vittime. Un omaggio che ha toccato anche le vittime delle stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano, in occasione del trentesimo anniversario.
Ci sono studenti, rappresentanti politici, forze dell’ordine: un’immensa platea che ha voluto dare l’ennesimo segno di legalità e di coesione contro la criminalità organizzata. Contrariamente a quanto avvenuto gli anni scorsi, stavolta nell’attesa dell’orario della commemorazione non si è esibita nessuna figura del mondo dello spettacolo: la decisione è da ricondurre al rispetto per la drammatica situazione in cui versa l’Emilia-Romagna a causa del maltempo. “Mi associo al dolore di chi in questi giorni ha perso tutto – afferma Maria Falcone – so cosa significhi vedere una persona cara che viene uccisa”.
Non nasconde una certa emozione quando le ricordano una frase pronunciata l’anno scorso in occasione del trentennale della strage di Capaci, in cui aveva invitato i presenti a recarsi all’albero qualora Matteo Messina Denaro fosse stato catturato: il 16 gennaio l’albero Falcone è stato effettivamente circondato da persone desiderose di assecondare tale richiesta. La lettura dei nomi è partita dalle vittime delle stragi del 1993, proseguendo con gli agenti della scorta e chiudendosi con Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone: poi è silenzio e dolore, di chi ricorda e non dimentica. Dalla folla si alza anche il grido “fuori la mafia dallo Stato”, come un monito a ricordare che nonostante la cattura di Messina Denaro il lavoro non è ancora finito.
(ITALPRESS)
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