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Lo street artist Giulio Rosk a Palermo con il progetto “Io Vorrei”

Lo street artist Giulio Rosk a Palermo con il progetto “Io Vorrei”

Lo street artist Giulio Rosk a Palermo con il progetto “Io Vorrei”

All’uscita dell’album “La ragazza del futuro”, Cesare Cremonini ha affiancato #IOVORREI, un progetto artistico rivolto in particolare ai giovani con il sostegno degli insegnanti, dei presidi delle scuole e delle famiglie. Il progetto si è sviluppato a Palermo, nel quartiere Sperone, a Ostia Lido e a Napoli, nel quartiere Ponticelli. Sono nati laboratori didattici, artistici e di condivisione con i ragazzi delle scuole, con la speranza di creare nuovi punti di interesse, turismo, riqualificazione urbana e del territorio. Inoltre, l’intervento di Area X del gruppo Intesa San Paolo finanzierà progetti di supporto, protezione e riqualificazione delle scuole.

L’espressione finale del progetto è stata affidata a Giulio Rosk. Lo street artist siciliano, conosciuto per le sue opere disseminate nei muri di Città del Messico, Rio de Janeiro, Milano, Parigi, New York, Bristol e Miami e per le numerose collaborazioni con privati e non, è stato scelto da Cesare Cremonini per un importante compito. A lui, infatti, l’onore e l’onere di rappresentare i volti del futuro sulle pareti dei palazzi dei quartieri delle città dove il progetto #IOVORREI è approdato.

“E’ stata un’esperienza unica e con una carica emozionale importante – ha spiegato Giulio Rosk, contattato al termine della realizzazione dell’ultima opera permanente a Napoli – ed è straordinario quanto calore sto ricevendo sui miei social unito a richieste di gente comune per portare il progetto #IOVORREI nelle loro città”.

Con rispetto e grande garbo, infatti, Cesare Cremonini ha deciso di essere riferimento per tanti giovani con la speranza di garantirgli un futuro migliore. Oggi il progetto #IOVORREI ha tre murales dei volti di Gaia, Diana e Raffaele a firma di Giulio Rosk che ci ha raccontato com’è andata e anche qualcosa di più.

Giulio, sei stato scelto da Cesare Cremonini per il progetto #IOVORREI. Cosa ti ha spinto ad accettare la proposta?

Mi ha convinto Cesare Cremonini in quanto artista. È stato facile sotto diversi punti di vista. Ho appoggiato da subito la sua idea perché è in linea con ciò che faccio oramai da vent’anni, ossia mettere colore lì dove non c’è.

Che tipo di rapporto si è instaurato con Cremonini?

Motivo d’orgoglio è stato apprendere che Cesare conosceva già le mie opere. Mi sono reso conto che dietro l’artista c’è una grande persona e personalità. Si è instaurato un bel rapporto d’amicizia tra me e lui, inaspettato perché arte visiva e musica si sono incrociate parecchie volte ma con la street art si sono sempre sfiorati. È un connubio “insolito”. Mi auguro che il progetto possa continuare.

In uno dei post scritti su Instagram, Cremonini ti ha definito “il compagno di sogni”. E per te?

Mi ha definito così anche di presenza e quando l’ho sentito, ero incredulo. Effettivamente anche per me è un sogno collaborare con lui. Siamo nello stesso sogno, per certi versi diverso, ma è lo stesso. È bellissimo sia per la mia sfera personale sia per ciò che siamo riusciti a portare nelle periferie ossia in quei posti che gridano colore e cura.

Per il progetto #IOVORREI, hai realizzato tre murales. Ci racconti i retroscena?

Si è visto il risultato finale, ma il progetto va avanti già da qualche mese. Sono stati fatti dei laboratori con le scuole. La scelta del soggetto è stata la più difficile: dovevamo trovare dei protagonisti che sarebbero stati i volti del futuro e delle comunità in cui vivono.

Su cosa vi siete affidati per scegliere Gaia, Diana e Raffaele?

La scelta è spettata a me. Ho considerato una serie di fattori: dalle sensazioni allo sguardo. Ogni ragazzo, come i tre protagonisti, ha una storia da raccontare. Il progetto prevedeva la scelta di un volto. Non è stato facile perché nei laboratori realizzati i bambini sono stati molto bravi e hanno manifestato una fantasia davvero disarmante. Gli sguardi dei tre ragazzini mi hanno colpito.

È stato lo sguardo a convincerti?

Sì! Nel murales di Raffaele, ho enfatizzato il suo sguardo. Nella pupilla destra c’è un riflesso nel quale ho inserito la sagoma di un uomo che ho immaginato essere lui da grande che si trova nello stesso quartiere davanti allo stesso muro. C’è una profondità anche temporale.

E per quanto riguarda il lavoro necessario per realizzare un murales di quelle dimensioni?

Al di là della preparazione del cantiere, all’incirca ci vogliono otto giorni per realizzare quel tipo di murales. A Napoli era una parete di 22 metri e poco più piccole anche quelle di Palermo e Ostia Lido. La tecnica che utilizzo è relativamente veloce e i colori scelti sono stati dettati soprattutto dal territorio.

Cosa rappresentano per te questi tre murales?

Senza dubbio, la voglia di riscatto in relazione ai luoghi dove sono stati realizzati. Per quanto riguarda lo Sperone, si arricchisce il progetto che Igor sta portando avanti. Stessa cosa al Ponticelli dove c’è un progetto analogo. Per me sono tasselli in più nel mio percorso artistico in territori difficili e il nostro aiuto potrebbe cambiare le sorti di moltissime persone. Per me questi muri hanno un valore immenso.

Negli anni è cambiata la percezione degli street artists e dei murales. Oggi i murales diventano strumento di abbellimento del centro urbano. Come vedi il presente della street artist italiana e cosa ti aspetti per il futuro?

Sono al mio ventesimo anno da street artist. Ho visto totalmente cambiare il fenomeno. È la pratica artistica più longeva al mondo e penso che possa progredire sempre più. È consequenziale ad un uso spropositato del cemento. Se a noi street artists ci ha agevolato, di contro ha imbruttito tante comunità. Per il futuro spero ci saranno sempre più artisti, più pareti da dipingere e più gente educata al bello.

Cosa manca ancora agli street artists in Italia?

Vorrei fare un discorso ben più ampio, pensando anche agli artisti delle nuove generazioni. È importante che si creino le condizioni per far sì che i giovani artisti restino in Italia. Servirebbe una defiscalizzazione dell’arte e più incentivi, come accade in altri Paesi europei e all’estero. Un giovane artista deve essere aiutato e guidato dallo Stato.

Qual è il lavoro di cui sei più orgoglioso?

Non saprei…credo che debba ancora realizzarlo e ciò mi dà maggiore stimolo per migliorarmi e fare.

Cosa c’è nel futuro di Giulio Rosk?

Non ho voglia di fermarmi. Ci sono tanti progetti in ballo, ma che non posso svelare.

Sandy Sciuto

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