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Via la Russia dallo Swift, Italia dice sì, cos’è e perché c’entra la Sicilia

Via la Russia dallo Swift, Italia dice sì, cos’è e perché c’entra la Sicilia

Via la Russia dallo Swift, Italia dice sì, cos’è e perché c’entra la Sicilia

Il ruolo strategico della Sicilia, nella guerra tra Russia e Ucraina, Sigonella a parte, potrebbe essere molto importante in futuro, soprattutto da un punto di vista energetico.

Perché? Paralizzare la finanza russa tagliandola fuori dal circuito globale dei pagamenti bancari attraverso l’esclusione dallo Swift, il sistema circolatorio delle transazioni commerciali internazionali. E’ una delle opzioni a disposizione dell’Occidente se volesse andare alla guerra finanziaria con Putin. Ma le caratteristiche intrinseche di Swift spiegano tanto l’efficacia di una simile misura, quanto i timori di molti ad usarla.

Cos'è lo Swift

Acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, Swift non è altro che un sistema di messaggistica sicuro, universamente accettato, che oggi costituisce lo standard per chiudere velocemente i pagamenti di beni, servizi, materie prime, prodotti energetici.

Ordini, scambi in valuta, vendite e acquisti passano da lì, con oltre 11.000 aziende e istituzioni finanziarie aderenti, una presenza in oltre 200 Paesi e un traffico di 42 milioni di messaggi al giorno.

Per escludere la Russia dalla società cooperativa fondata nel 1973 e con sede a Bruxelles servirebbe una sanzione decisa della Ue, recepita poi dalla banca centrale belga che supervisiona Swift assieme ai rappresentanti di Federal Reserve System, Bce, Banca del Giappone e altre.

Avrebbe un potenziale devastante per l'economia del Paese: è già successo all’Iran nel 2012 (dove a decidere la misura su pressione degli Usa fu il board di Swift e non la Ue) e al Venezuela. Nel 2014 l’ex ministro delle Finanze ed ex sodale di Putin Alexei Kudrin aveva stimato un calo del Pil del 5% annuo come potenziale conseguenza immediata.

Cosa può succedere

Rendere la Russia un paria sui mercati finanziari e commerciali avrebbe pesanti ramificazioni internazionali. Pesa 'esposizione delle banche italiane e francesi verso Mosca, pesa l'export (specie tedesco). Ma al centro di tutto c'è, ancora una volta, l’energia: verrebbero congelate le transazioni con la Russia cui l’Occidente, comprando gas e petrolio da Mosca al ritmo di 700 milioni di dollari al giorno, a tutt'oggi sta finanziando l’invasione dell’Ucraina.

Lo ha detto lo stesso presidente Biden poche ore fa: «il nostro pacchetto di sanzioni è stato fatto in modo da permettere che continuino i pagamento di energia».

La preoccupazione

Non è l’unica preoccupazione. Il timori di molti è che l’esclusione da Swift incoraggerebbe la Russia, e magari la Cina, a sviluppare sistemi alternativi: la Banca di Russia ci ha già provato nel 2014, accogliendo però appena 400 adesioni. Una 'piattaformà candidabile sarebbero proprio le valute digitali (come lo yuan cui lavora Pechino) e i crypto-asset che le banche centrali occidentali cercano di contrastare.

Il ruolo del gas e della Sicilia

Un altro problema, come ha già detto il ministro dell'Economia Franco, sarebbe quello di pagare il gas ai russi (sempre ammesso che non chiudano i rubinetti). E l'Italia, secondo le parole di Di Maio, sarebbe favorevole a togliere la Russia dallo Swift.

Dunque, servirebbe estrarre più “gas italiano”, ovvero aumentare la produzione nazionale; incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti (il Presidente Joe Biden ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti); e «rafforzare il corridoio sud a scapito delle altre importazioni».

E quindi entra in gioco la Sicilia: il gasdotto proveniente dalla Libia, che lungo 520 km arriva a Gela e il TransMed (lungo 2 mila km), che collega il nostro Paese all’Algeria, attraversando la Tunisia fino a Mazara del Vallo. Ad oggi, infatti, l’Algeria è il nostro secondo esportatore di gas, subito dopo la Russia.

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