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Class action, ecco la nuova direttiva europea

Class action, ecco la nuova direttiva europea

Class action, ecco la nuova direttiva europea

di Marco Carlino -

ROMA - Il Parlamento Ue ha approvato in via definitiva una nuova normativa che consentirà ai cittadini dell’Unione di intraprendere azioni collettive, fornendo un modello armonizzato di class action al fine di proteggere i consumatori dal rischio di azioni legali abusive.

La direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Gli Stati membri disporranno in seguito di due anni per recepire la direttiva nel loro diritto nazionale, e di ulteriori sei mesi per applicarla. Tale data di applicazione sancirà l’entrata in vigore delle nuove norme sulle azioni rappresentative.

In alcuni Stati membri, tra cui l’Italia (con Portogallo, Francia, Svezia, Spagna e Belgio), i consumatori, in realtà, possono già intentare azioni collettive, ma con la nuova direttiva anche gli altri 21 Paesi potranno intentare causa contro le grandi aziende, su modello di quanto avviene già negli Stati Uniti.

La normativa sulle azioni rappresentative presentata nell’aprile del 2018 dalla Commissione europea è stata concordata dal team negoziale del Parlamento e dai ministri dell’Unione europea a giugno 2020. Il progetto di legge fa parte del “New Deal” per i consumatori, concepito quale risposta alla recente serie di violazioni dei diritti dei consumatori perpetrate da multinazionali, uno tra tutti il caso dieselgate.

Maggiori diritti per i consumatori e tutela per i professionisti dunque: sono questi i principali obiettivi della nuova regolamentazione, che punta a migliorare il funzionamento del mercato interno facilitando l’accesso alla giustizia per i consumatori. Sarà consentito, infatti, intentare azioni collettive contro professionisti per presunte violazioni di leggi Ue in numerosi settori, quali la protezione dei dati personali, i viaggi e il turismo, i servizi finanziari, l’energia e le telecomunicazioni.

Nello specifico, come spiega una nota del Parlamento, l’azione rappresentativa europea consentirà a enti legittimati (quali le associazioni dei consumatori), e non a studi legali, di rappresentare gruppi di consumatori e intentare azioni rappresentative. I 27 Paesi dell’Ue dovranno instaurare almeno un meccanismo procedurale che consenta agli enti legittimati, come associazioni dei consumatori o organismi pubblici, di intentare azioni rappresentative di natura inibitoria (cessazione o divieto) o risarcitoria (compensazione).

L’avvio di azioni giudiziarie transfrontaliere sarà subordinato al rispetto degli stessi criteri in tutta l’Ue da parte degli enti legittimati. Il Parlamento europeo sottolinea che tali enti dovranno dar prova di un certo livello di stabilità e poter rispondere della propria attività pubblica, oltre a dimostrare l’assenza di scopo di lucro. Per quanto riguarda le azioni nazionali, gli enti dovranno rispettare i criteri previsti dalla normativa nazionale. Gli enti legittimati sono tenuti a mettere in atto procedure volte a scongiurare influenze esterne o l’insorgere di conflitti di interesse, in particolare se finanziati da terzi.

Infine, le regole prevedono salvaguardie da azioni legali abusive grazie al cosiddetto principio del “chi perde paga”, secondo cui la parte soccombente è tenuta a rimborsare alla parte vittoriosa le spese legali sostenute e dalle violazioni interrottesi prima che l’azione rappresentativa sia stata intentata o conclusa, al fine di vietare tale pratica e scongiurarne il ripetersi.

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