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BonuSicilia, "Una catastrofe" secondo i Ristoratori catanesi esasperati

BonuSicilia, "Una catastrofe" secondo i Ristoratori catanesi esasperati

BonuSicilia, “Una catastrofe” secondo i Ristoratori catanesi esasperati

CATANIA - Il giallo non cancella le incertezze. La nuova classificazione cromatica della Sicilia, da domenica scorsa passata da zona arancione a zona gialla, non attenua le preoccupazioni degli imprenditori. In particolare quelli del settore ristorazione, categoria che chiede certezze, soprattutto con l’avvicinarsi delle festività natalizie. Lo afferma Giovanni Trimboli, ristoratore etneo e presidente provinciale dei ristoratori Fipe Confcommercio.

“Dobbiamo attendere il comitato tecnico scientifico, siamo schiavi della lentezza burocratica che contraddistingue, dal primo momento della crisi Covid-19, il modus operandi della politica sia regionale che nazionale – lamenta Trimboli. Le incertezze sui provvedimenti che dovremo adottare per le festività, pranzo di Natale sì, cenone no, non ci consentono di fare alcuna programmazione. Questo è l’ennesimo teatrino che la politica ha messo in atto per il mese di dicembre”.

Ripartenze a singhiozzo, a metà, con la giornata lavorativa, di fatto, dimezzata dall’obbligo di chiusura al pubblico alle 18. E tanti timori per la “mazzata” di Natale. Le parole di Trimboli evidenziano la necessità di chiarezza, di regole puntuali che distinguano le tipologia di attività e permettano agli imprenditori di organizzarsi.

“Rimettere in moto un ristorante dopo un mese di chiusura forzata, fare tornare al lavoro il personale da un giorno all’atro (demotivato perché ad oggi non ha percepito la disoccupazione in deroga di settembre), senza certezza di incassi e senza sapere se in grado di potere pagare gli stipendi, non è per niente facile – dice ancora Trimboli. Ci vogliono risorse economiche non indifferenti. C’è poi da differenziare i provvedimenti riguardo il mondo della somministrazione – precisa l’imprenditore: le esigenze e le problematiche dei ristoratori e dei titolari dei bar sono profondamente diverse”. A cominciare dagli orari in cui si svolge l’attività. “Al ristorante si va a spendere il proprio tempo libero soprattutto nelle ore serali – sottolinea. Il ristoratore non lavora di giorno perché abbiamo constatato che il delivery non è praticato e lo smart working ha ridotto di gran lunga l’utenza”.

Un quadro sconfortante, aggravato dall’insufficienza dei fondi previsti per ristorare le imprese colpite duramente dalla pandemia. “La gran parte dei ristoratori non ha ricevuto nulla – tuona Trimboli - aspettano ancora i ristori. Per non parlare dei fondi del bonus Sicilia che è stato una catastrofe. Molti di noi con queste incertezze non apriranno le attività perché non conviene”.

Una questione affrontata anche da Unimpresa Sicilia che, nel report diffuso nei giorni scorsi, parla di “perdita secca”, per le piccole e medie imprese. “Il dato più preoccupante – afferma il presidente Salvo Politino - è che nel sud e nelle isole il 57% delle imprese prevede grossi problemi di liquidità nei prossimi 6 mesi. Nonostante il regolare svolgimento delle attività dei mesi estivi, sì è avuto un recupero del tutto insufficiente. Il 50% delle aziende ha registrato una notevole perdita di fatturato e di utili”.

Una prospettiva nera che non risparmia il settore ristorazione. “I problemi restano sempre quelli – spiega: gli affitti da pagare e soprattutto le utenze che continuano ad arrivare piene di tasse pur restando chiusi, e certo non per colpa nostra. Questa apertura assomiglia a un contentino, un ‘sei politico’, ci sentiamo in bilico giudicati da una classe politica inadeguata”. Per questo chiede, a nome della categoria, di “parlare con il presidente Musumeci, avere un confronto. Quella della riapertura, che per l’opinione pubblica potrebbe passare come un messaggio positivo – conclude - alla fine non è altro che una catastrofe annunciata”.

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