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Disturbi alimentari aumentati del 40% durante la pandemia: quali sono e come curarli

Disturbi alimentari aumentati del 40% durante la pandemia: quali sono e come curarli

Disturbi alimentari aumentati del 40% durante la pandemia: quali sono e come curarli

Durante la pandemia di Covid-19 i disturbi alimentari sono aumentati di quasi il 40% rispetto al 2019. Nel primo semestre 2020 sono stati rilevati, nei diversi flussi informativi, 230.458 nuovi casi contro i 163.547 dei primi sei mesi del 2019. Nel 2020, fra nuovi casi e quelli già in terapia, sono stati trattati 2.398.749 pazienti, un dato sottostimato poiché esiste una grande quota di persone che non arriva alle cure. E' il quadro tracciato dall'Istituto superiore di sanità, sulla base di una survey - la più recente - conclusasi a febbraio 2021 e illustrato oggi in occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto lilla, durante una tavola rotonda al Museo dedicata sia agli aspetti epidemiologici, sia alle storie di disagio raccontate nel libro "Affamati d’amore" di Fiorenza Sarzanini.

Si abbassa l'età media

"Le persone che soffrivano di un disturbo alimentare si sono aggravate durante la pandemia - spiega Laura Dalla Ragione, responsabile Rete Disturbi Comportamento Alimentare Usl 1 dell’Umbria - Magari hanno impiegato mesi per trovare il coraggio di chiedere aiuto o hanno aspettato mesi per un ricovero, aumentando il rischio di cronicizzazione o ricaduta nel disturbo".

I dati dell'indagine rivelano anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio: il 30% di quanti soffrono di disturbi alimentari ha meno di 14 anni. Emerge anche una maggiore diffusione fra i maschi, il 10% tra i 12 e 17 anni. Persone sempre più giovani e fragili, che fanno fatica a far affiorare il disagio, come racconta anche il libro "Affamati d’amore" presentato nel corso della tavola rotonda dal vicedirettore del 'Corriere della sera'. Fra le storie di disordini alimentari, Sarzanini ha incluso nel libro anche la sua, per dimostrare che questa patologia si può vincere e per dire che se ne può e se ne deve parlare, con l'obiettivo di "creare una rete sanitaria e sociale, per i ragazzi e per le loro famiglie, che non lasci solo nessuno e che possa accogliere un percorso di rinascita".

I centri specializzati

Sono 108 le strutture accreditate su tutto il territorio nazionale per il trattamento dei disturbi alimentari, in aumento rospetto alle 91 di poche settimane fa. Di queste, 55 centri si trovano al Nord (ben 19 in Emilia Romagna), 18 al Centro Italia e 35 tra Sud e Isole. "Facilitare la richiesta di aiuto e informare sull’assistenza sono gli obiettivi della mappatura dei centri - spiega Roberta Pacifici, responsabile del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss - dopo aver censito le strutture del Ssn, infatti, l’Istituto ha iniziato a mappare anche i centri del privato accreditato, notando un forte impatto e coinvolgimento su questi disturbi del comportamento alimentare, purtroppo in crescita durante il periodo pandemico". Dei 108 centri dell'ultimo censimento, 101 sono del Ssn e 7 del privato accreditato.

Le diagnosi

Dal censimento si può tracciare anche l'identikit dei pazienti in cura. Il censimento in continua evoluzione consente anche di conoscere informazioni relative all’utenza assistita. Risultano in carico al 65% dei Centri censiti quasi 9.000 utenti (8.947), il 90% donne e il 10% uomini. Il 58% ha tra i 13 e i 25 anni, il 7% meno di 12 anni. Rispetto alle più frequenti diagnosi si tratta di anoressia nervosa nel 36,2% dei casi, di bulimia nervosa nel 17,9% e di binge eating nel 12,4%. Sono 1.099, infine, i professionisti che lavorano nei centri, tutti formati e aggiornati: soprattutto psicologi (21%), psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%).

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