Nel corso degli ultimi anni, le normative relative all’Imu (Imposta Municipale Propria) sono state oggetto di diverse modifiche. Prima di entrare nel merito delle novità, è utile chiarire cosa sia questa imposta. Introdotta dal governo Monti con la manovra Salva-Italia del 2011, l’Imu è un tributo che si paga a livello comunale sul possesso di beni immobiliari.
Una delle domande più frequenti riguarda chi debba effettivamente pagare l’Imu quando una casa è affittata. In genere, il pagamento dell’Imu spetta al proprietario dell’immobile, ma in alcuni casi può essere previsto che a pagare sia l’inquilino, a seconda delle condizioni stabilite nel contratto di affitto.
Imu e Tasi: percentuali e scadenze
Per l’acconto della prossima scadenza del 16 dicembre 2024, sono tenuti al pagamento solo i proprietari di abitazioni diverse dalla prima casa. Gli inquilini, invece, sono esentati dal versamento dell’Imu, a meno che il contratto di affitto non disponga diversamente. Fino al 2019, gli inquilini dovevano contribuire al pagamento della Tasi (il tributo per i Servizi Indivisibili), che copriva le spese per servizi come l’illuminazione pubblica, la manutenzione del verde e la pulizia delle strade. La percentuale da versare variava dal 10 al 30%, mentre la restante parte era a carico del proprietario.
Chi paga l’Imu quando si è in affitto?
Anche se, in linea generale, l’Imu deve essere pagata dal proprietario dell’immobile, il contratto di affitto può prevedere clausole diverse. Se nel contratto viene stabilito che l’inquilino è responsabile del pagamento dell’Imu, quest’ultimo sarà obbligato a versare l’imposta, nonostante la legge disponga che il soggetto passivo dell’imposta sia sempre il proprietario. In questo caso, il Comune non potrà fare alcuna rivalsa sull’inquilino, ma sarà quest’ultimo, a seconda dell'accordo, a farsi carico del pagamento.
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