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Autorità portuali motore della crescita della Sicilia

Autorità portuali motore della crescita della Sicilia

Autorità portuali motore della crescita della Sicilia

PALERMO - Da disordinate economie a industria con una pianificazione in più ambiti, nei porti della Sicilia occidentale. Da una visione settoriale alla strategia di sistema per un processo unitario di crescita, per i porti della Sicilia orientale. Dal vuoto della progettazione a una programmazione mirata per attrarre risorse, per i porti dello Stretto. I percorsi fatti in questi anni dalle tre Autorità di Sistema Portuale siciliane sono differenti, perché diverse sono le vocazioni, le caratteristiche, le collocazioni geografiche dei vari porti, così come i contesti economici in cui sono inseriti e l’imprenditoria con cui interagiscono.

Ci sono ancora grandi margini di crescita, tante risorse finanziarie, in parte utilizzate altre da reperire; alcuni progetti hanno visto la luce mentre per altri bisogna ancora aspettare, come quello della riqualificazione della Zona Falcata a Messina, area d’integrazione per eccellenza tra affaccio a mare e tessuto urbano.

A oggi sembra viaggiare in una sua dimensione, distante dalle altre due, l’Adsp del mare di Sicilia occidentale - che comprende i porti di Palermo, Termini Imerese, Trapani, Porto Empedocle, Licata e Gela - guidata solidamente dal 2017 da Pasqualino Monti. Hanno fatto la differenza la continuità nella gestione, una strategia messa a punto negli anni, con una visione di sviluppo senza “cattedrali nel deserto - come sottolinea Monti - ma solo opere decise dal mercato, determinanti per creare economia reale e far comprendere che il porto non è una servitù ma una risorsa”.

E i suoi interlocutori, politici e imprenditori, lo hanno compreso. Ha inciso la consapevolezza della centralità nel Mediterraneo e la proiezione verso un ruolo internazionale: “Investimenti, infrastrutture, strutture ricettive – continua Monti - hanno accompagnato una vera rivoluzione che vuol dire fare sistema, pianificare in ogni ambito (crociere, merci, ro-ro, nautica da diporto, cantieristica) far dialogare le nostre sei realtà portuali con altre economie di scala per conquistare nuovi mercati”. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: investimenti per oltre un miliardo di euro, dei quali oltre 600 milioni già appaltati e 400 milioni in appalto.

È ripartito dalla riorganizzazione dell’Ente Francesco Di Sarcina, da circa un anno presidente dell’Adsp del mare di Sicilia Orientale e adesso, con una buona dotazione di risorse e progetti, vuole puntare - con i porti di Catania, Augusta e Pozzallo - da un lato ai mercati tradizionali dell’Europa e dall’altra agli “orizzonti futuri” del Nord Africa. “Siamo coscienti – spiega - dei pregi e dei difetti della nostra posizione geografica. Sappiamo che non possiamo essere attrattivi quanto alcuni porti del Nord, però siamo consapevoli anche che esiste una grossa parte del Sud che può essere servita dai nostri porti”.

E facendo un primo consuntivo afferma: “Nell’arco di un anno abbiamo sbloccato quasi 300 milioni di euro di opere e abbiamo la progettazione esecutiva del rifacimento del Molo di Levante, che si aspettava da una quindicina di anni”.

Ha percorso meno strada l’Adsp dello Stretto, istituita in ritardo - con i suoi porti di Messina, Tremestieri, Milazzo, Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Saline - e l’interfaccia istituzionale che coinvolge due regioni, Calabria e Sicilia. Il presidente Mario Mega si è insediato nell’ottobre del 2019 ma ha avuto la piena operatività dal Comitato di gestione soltanto nel maggio del 2020. La sua nomina ha provocato a suo tempo qualche malumore, più in Sicilia che in Calabria in realtà, dove ha trovato atteggiamenti “più motivati” a far funzionare i porti. “Stiamo lavorando – evidenzia Mega - con le difficoltà di una Adsp che si è trovata in una fase di startup. Adesso cominciamo ad avere più tecnici e affrontare i problemi”.

L’handicap maggiore è stata la mancanza di un parco progetti da cui attingere per attrarre finanziamenti e poi tre appalti bloccati e due gare che saltano per problemi sui capitolati. Ma il nuovo corso sembra ormai avviato. “Abbiamo ottenuto – conferma Mega - 6 milioni e mezzo di euro per la progettazione, che attiverà quasi 200 milioni di investimenti”.

Alla fine contano i traffici, sostiene Mega, e quelli confermano il primato nel traghettamento e la crescita del crocierismo. Nel 2022 sono stati 20 milioni i passeggeri che hanno attraversato lo Stretto, 30 milioni le tonnellate di merci di cui quasi 17 milioni di petrolio greggio, 186 mila le navi ormeggiate, quasi 400 mila i crocieristi con 209 scali.

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