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Coronavirus, Svimez, ancor più allargata la forbice tra Nord e Sud

Coronavirus, Svimez, ancor più allargata la forbice tra Nord e Sud

Coronavirus, Svimez, ancor più allargata la forbice tra Nord e Sud

PALERMO - Situazione critica per la Sicilia, un divario sempre più accentuato con il Nord dovuto all’arrivo della pandemia, ma già presente, da qualche decennio, con due diverse propulsioni, tanto da non far ripartire la Nazione.

In ginocchio il comparto industriale, sanitario e scolastico, lo evidenzia la Svimez (associazione per lo sviluppo del mezzogiorno) nel suo ‘Rapporto 2020’. Come dimostrano i punteggi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), prima dell’inizio della pandemia, l’Isola si è classificata agli ultimi posti insieme alla Campania con 170 punti, superando di pochissimo la Calabria con 161 punti.

Di contro, le Regioni virtuose ed al passo con i tempi si trovano al Centro-Nord, con punti massimi di oscillazione LEA di 222 del Veneto e 221 dell’Emilia Romagna. Stessa situazione per quanto riguarda il divario scolastico e formativo, già evidente nei servizi per l’infanzia.

I posti autorizzati per asili nido, rispetto alla popolazione, sono il 13,5% nel Mezzogiorno ed il 32% nel resto del Paese. Dato spaventoso, evidenziato da Svimez, è la spesa pro capite dei Comuni per i servizi socio-educativi per bambini da 0 a 2 anni: 1.468 euro nelle regioni del Centro, 1.255 euro nel Nord-Est, per poi crollare ad appena 277 euro al Sud.

Tutto questo sottolinea, ancora una volta, un divario Nord-Sud sempre più grande, confermando la conclusione che il Paese non ripartirà se non riparte il Sud e che sono necessari investimenti nel Mezzogiorno per far ripartire il ‘motore Italia’.

Così ancora, leggendo il rapporto, dati scoraggianti arrivano dall’abbandono scolastico: si registra un 18,2% nel meridione (pari a 290mila giovani), a fronte del 10,6% delle Regioni del Centro-Nord. “L’Italia si allontana dall’Europa” e “il divario Nord-Sud rimane non sanato”, questo il doppio gap a svantaggio del Mezzogiorno. “L’Italia – si legge nella nota Svimez – segue il profilo di crescita europeo con un’intensità sempre minore e il Mezzogiorno aggancia in ritardo la ripresa e anticipa le fasi di crisi”.

Una delle conclusioni del report è a breve termine: in un range temporale di 50 anni “con i livelli attuali di occupazione, produttività e di saldo migratorio, l’Italia perderà quasi un quarto del Pil, il Sud oltre un terzo”.

Per Svimez “le possibilità di contenere tali effetti sono legate ad un significativo incremento del tasso di occupazione, in particolare di quello femminile”. “Prevediamo nel 2020 - continuano i vertici dell’associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno - che il Pil siciliano si riduca del 7%, un po’ meglio della media del Mezzogiorno che perderà il 9%”.

Secondo l’associazione, la ripresa nel 2021 e nel 2022 sarà limitata al Centro-Nord, dove il Pil dovrebbe crescere del 4,5% nel 2021 e del 5,3% nell’anno successivo. Al Sud, invece, la crescita sarebbe solamente dell’1,4% e in Sicilia addirittura solo dello 0,7% l’anno prossimo: “Questo perché la Sicilia è la regione che nel precedente quadriennio ha perso più base produttiva – spiega Luca Bianchi, presidente Svimez. Dopo la grande crisi del 2008/2013 la Sicilia non aveva ancora recuperato questi livelli, impattando la pandemia. La vera questione siciliana è la desertificazione industriale - continua. Inoltre, si è indebolito complessivamente tutto il sistema manifatturiero. Un’economia affidata soltanto al comparto dei servizi rischia di essere molto fragile davanti a fattori di crisi congiunturali, quindi la ripartenza diventa molto difficile”.

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