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Etichette “made in Italy”, la Sicilia vola

Etichette “made in Italy”, la Sicilia vola

Etichette “made in Italy”, la Sicilia vola

PALERMO - Il “made in Italy” nelle etichette ha sempre il suo fascino, e soprattutto nell’esportazione può avere una importanza non indifferente per il successo o meno di un prodotto. E gli imprenditori siciliani sembrano aver imparato bene la lezione. O almeno questo si evince dai dati raccolti e analizzati dall’osservatorio Immagino di Gs1 Italy che ha analizzato le etichette e il packaging di 87.613 prodotti del mondo food e sono stati selezionati quei prodotti che riportano i claim “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc), la “bandiera italiana” o il nome della regione di riferimento.

I prodotti sono tutti venduti nei supermercati e negli ipermercati, e l’analisi mette a confronto 2021 e 2020.

Guardando alla situazione e alle performance delle diverse regioni emerge che quella con il maggior numero di prodotti a scaffale è il Piemonte, seguita da Toscana e Sicilia. Seconda regione per giro d’affari è la Sicilia (dopo il Trentino Alto-Adige), con oltre 328 milioni di euro di sell-out realizzati da oltre un migliaio di prodotti, tra cui spiccano vini, sughi pronti e arance come categorie principali.

Nei 12 mesi nell’isola le vendite sono aumentate del +4,1%, grazie al contributo soprattutto di birre, bevande gassate (limonata) e vino bianco. Ed è un trend positivo che continua, considerato che anche nell’anno precedente le vendite erano aumentate del 5,3%, e che quindi si conferma nonostante l’emergenza sanitaria di mezzo che ha stravolto l’economia mondiale.

La regione che ha registrato la maggiore crescita è invece il Lazio, che ha incrementato il proprio valore del 17% in un anno, seguito a strettissimo giro dalla Puglia, con il 16,6% dal giugno 2020.

Complessivamente, nei supermercati e ipermercati italiani sono oltre 22 mila i prodotti che comunicano direttamente dalla confezione la propria italianità, declinandola in modi differenti: utilizzando uno dei tre claim individuati dall’Osservatorio Immagino (“prodotto in Italia”, “100% italiano”, o “solo ingredienti italiani”) oppure inserendo una delle cinque indicazioni geografiche europee (Dop, Doc, Docg, Igp, Igt).

Il più diffuso “segnale” di identità italiana resta la bandiera nazionale, che permette un riconoscimento immediato che va al di là della parola scritta e attira immediatamente l’attenzione: il tricolore è presente sulle etichette di 13.266 prodotti alimentari, per un giro d’affari complessivo che sfiora i 5 miliardi di euro. Per quanto riguarda specificatamente il riferimento alla produzione su territorio italiano, sono 6.945 i prodotti alimentari che dichiarano in etichetta di essere stati realizzati in Italia: sono il 7,9% dell’offerta food e generano il 4,7% del sell-out alimentare.

Nei 12 mesi rilevati ad aumentare le vendite sono stati soprattutto pesce preparato, panato e surgelato e secondi piatti surgelati, mentre i cali maggiori sono stati quelli delle paste filate uso cucina e dei prosciutti cotto e crudo affettati. Non meno importante, inoltre, la denominazione regionale: I prodotti alimentari che precisano in etichetta la loro origine regionale sono sempre più presenti nella spesa realizzata dagli italiani in supermercati e ipermercati. Tra giugno 2020 e giugno 2021 tutti gli indicatori sono risultati positivi: sono, infatti, cresciute sia l’offerta (+2,3%) che la domanda (+3,2%) e le vendite complessive sono aumentate del +5,4%.

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