FAVIGNANA (TP) - Sono tutti d’accordo. Ma come capita spesso quando c’è di mezzo la politica, non se ne fa nulla. Non se n’è fatto nulla. Perché in concreto non sono tutti d’accordo. Al contrario. C’è chi vuole consolidare lo status quo e quelli che sono fuori non possono che spingere, pressare, ma finora hanno dovuto arrendersi alla logica dei numeri. Quelli delle quote tonno per la mattanza, tecnicamente, per le tonnare fisse. Ci si trova di fronte ad un monopolio.
Comanda la Sardegna con Carloforte e Portoscuso. I numeri parlano chiaro e sono da esempio: quota 2021 per le tonnare fisse, 382,91 tonnellate. A disposizione delle tonnare in questione? Il totale meno 32,671 tonnellate.
Da qui si apre il caso. Quest’ultime sono state assegnate alla tonnara di Favignana. Sono assolutamente insufficienti per calare le reti. Suonano così, ed ora da qualche anno, come una beffa. Non basta più il famoso proverbio del bicchiere mezzo pieno. Poteva essere utile nella fase di ripresa, meglio, di recupero di una tradizione che era stata archiviata, quasi dimenticata.
L’ultima mattanza nel 2007. Poi il confronto tra politica ed imprenditoria trapanese. L’avvio delle trattative con Roma. Un primo spiraglio nel 2016 con la tonnara turistica. Catturi i tonni e li rigetti in mare. Passaggio necessario però per tenerla in vita e per rispettare le norme che altrimenti l’avrebbero cancellata.
La sfida di un’azienda, la “Nino Castiglione” che ci crede, che investe, che entra nel gioco delle quote tonne fidandosi di quel che dicono a Roma, ribadiscono a Palermo e confermano a Trapani.
In tanti pensano che sia la volta buona nel 2019, ma il decreto interministeriale 30 maggio, numero 235 è una doccia fredda. La quota è di 14,525 tonnellate. Antieconomica. Inutile, perché servono da 80 a 100 tonnellate per tenere in piedi una tonnara. Servono soldi e tempo per la mattanza. E la quota del Ministero porta ad un risultato scontato: l’azienda tira i remi in barca e sospende tutto.
La storia continua. Le quote tonno assegnate nel 2020 (32,75 tonnellate) e nel 2021 (32,671 tonnellate) hanno un solo compito, quello di riempire una delle caselle dell’allegato 3 al decreto ministeriale. Carloforte e Portoscuso, con le loro tonnare, non hanno concorrenza. Favignana, in questi anni, ha ascoltato tante parole, prese di posizione. Ha registrato impegni politici quanto mai bipartisan, perché la questione è finita nelle mani dei governi di centrodestra come di centrosinistra.
I sindaci dell’arcipelago delle Egadi hanno detto le stesse cose. Ed anche il primo cittadino in carica, Francesco Forgione, ha ribadito l’auspicio che si possano calare nuovamente le reti. Ha dato conto d’incontri al Ministero e con i rappresentanti del Governo regionale, ma le quote non si schiodano e non sembrano esserci novità in vista. Il circuito economico rimane fermo. Calare le reti significa dare lavoro a circa 50 unità. Significa mettere in moto un indotto di sostanza. Significa valorizzare le maestranze locali. Maestranze che, in precedenza, l’azienda “Castiglione” aveva recuperato aprendo le porte alla mattanza appena due anni fa. Maestranze che sono garantite in Sardegna: circa 100 addetti.
Nell’area tra Portoscuso, Gonessa e Carloforte, ci sono le quattro tonnare che la fanno da padrone: Capo Altano, Porto Paglia, Isola Piana e Cala Vinagra. Mentre in Sicilia si rincorrono le quote tonno per Favignana nell’altra Isola ci s’interroga sulle potenzialità di un sistema integrato.
Ed è un dibattito da 40-50 milioni di euro. è la stima del relativo volume d’affari. I rapporti di forza sono questi.
Ma non è un problema perché... sono tutti d’accordo.
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