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Il vino siciliano conquista l’Estero

Il vino siciliano conquista l’Estero

Il vino siciliano conquista l’Estero

PALERMO - Il vino siciliano conta moltissimi estimatori al di là dell’Oceano Atlantico. Per la sua qualità, i suoi profumi, la sua specificità organolettica. Un patrimonio di conoscenza e di contatti che vengono da un passato di migrazione e nostalgia della terra natia, da coltivare con attenzione e rendere proficuo in termini economici. Si tratta, infatti, di un settore che può dare molto e che da sempre vive un forte appeal sul pubblico americano: la Sicilia è conosciuta, come “regione enologica”, da ben il 41% degli statunitensi; meglio di noi, solo la Borgogna, con il 47%, il Bordeaux, con il 50%, lo Champagne, con il 51% e la Toscana, che sale al 48%, seconda soltanto alla regione vinicola locale, la Napa Valley.

I dati vengono dal report di Wine Intelligence, società di statistica che lavora prettamente nel settore vinicolo a livello internazionale. E non è un caso che, ai numeri sulla attrazione che il prodotto isolano riesce a provocare sul mercato, si accompagnino i numeri legati alle esportazioni: nei primi 4 mesi del 2021, come ha certificato Wine Monitor, l’Osservatorio di Nomisma sul mercato del vino, nella sua ultima relazione, l’export dei vini bianchi prodotti in Sicilia è cresciuto addirittura del 45% rispetto allo stesso periodo del 2020. Un exploit che coinvolge anche i vini rossi, con le esportazioni che aumentano del 10%.

“Siamo davvero molto soddisfatti dell’andamento dei nostri vini sui mercati esteri – aveva detto di fronte a questi numeri Antonio Rallo, presidente del Consorzio Tutela Vini Doc Sicilia – soprattutto dopo un 2020 davvero complicato per tutto il comparto. I dati dell’export ci fanno ben sperare per il futuro e si inseriscono in un contesto generale particolarmente positivo per i vini siciliani. Ricordo, infatti, che nei primi sei mesi del 2021 l’imbottigliamento è aumentato dell’8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Inoltre, le bottiglie prodotte dalle aziende della Doc Sicilia hanno superato i 50 milioni, contro i 46 del 2020. Si tratta di dati molto rilevanti, che dimostrano la bontà del nostro impegno quotidiano a supporto di una filiera che comprende oltre 8.000 realtà vitivinicole”.

La performance particolarmente positiva dei vini siciliani si inserisce in un quadro generale di crescita delle esportazioni dei vini italiani sui mercati internazionali, che nel primo quadrimestre del 2021 hanno registrato un +5% rispetto allo scorso anno. Uno dei vini più conosciuti a livello italiano, che trascina con la sua notorietà molti altri prodotti meno noti, è il Brunello di Montalcino, che vanta una notorietà al 7% con un altissimo livello di fidelizzazione sul fronte dei cluster dei consumatori Usa individuati dalla Wine Intelligence. I suoi maggiori appassionati sono millennial urbani dell’upper class (reddito oltre i 100mila dollari), dove il grado di conoscenza è praticamente raddoppiato (13%). In generale, secondo il rapporto, il vino italiano dopo quello californiano è il più conosciuto a pari merito con quello francese (69%), seguiti a distanza dalla Spagna (58%) e dall’Australia (43%).

Al momento dell’acquisto, però, l’Italia surclassa i francesi, grazie proprio alla maggior consumo da parte della fascia di età che va dai 21 ai 24 anni e dei cosiddetti “Millennials” (25-39 anni) in particolare di Miami, New York City e San Francisco. I Millennials si configurano proprio come la fascia di clientela più interessante, perché disposta, in molti casi, a spendere anche fino a 75 dollari a bottiglia, una sorta di status symbol da consumarsi soprattutto fuori casa o da portare come regalo alle cene da amici.

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