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Imprese alla prova del fisco, solo oggi 192 scadenze

Imprese alla prova del fisco, solo oggi 192 scadenze

Imprese alla prova del fisco, solo oggi 192 scadenze

ROMA - Scatta oggi il tour de force del fisco. Tra i 187 versamenti (di cui 13 sono posticipi di pagamento dovuti a slittamenti provocati dal Covid), le due comunicazioni e i tre adempimenti, sono ben 192 le scadenze che ci attendono. Una giornata campale che metterà a dura prova la tenuta finanziaria di tantissime imprese, soprattutto di piccola dimensione. A lanciare l’allarme è l’Ufficio studi della Cgia che comunque precisa: i contribuenti non saranno chiamati a versarle tutte, tuttavia la giornata sarà molto impegnativa, soprattutto dal punto di vista economico.

A chiedere il conto ci penseranno, in particolar modo, l’Iva, i contributi previdenziali, l’Ires, l’Irap e il saldo/acconto Irpef (queste ultime per coloro i quali hanno optato per la rateizzazione), etc. Entro il prossimo 30 settembre saranno ben 270 le scadenze da onorare. Tra i 187 pagamenti da fare entro oggi, 13 sono quelli che sono stati sospesi in questi ultimi mesi a seguito della crisi sanitaria provocata dal Covid.

“E in attesa che dopo vent’anni di promesse arrivi finalmente una strutturale riduzione delle tasse e la tanto agognata semplificazione dei rapporti tra fisco e contribuente - ha detto il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - oggi l’erario ci chiede l’ennesima prova di fedeltà fiscale. Un appuntamento che gli italiani non mancheranno di onorare, anche se lo Stato continua a chiedere troppo e in cambio dà troppo poco, perché la qualità e quantità dei servizi resi sono mediamente insufficienti, soprattutto nei riguardi di coloro che ne hanno più bisogno, come il ceto medio e i piccoli imprenditori”.

Sulla stessa linea anche il segretario della Cgia, Renato Mason: “Aspettando che arrivino i soldi del Recovery Fund, il Governo ha l’obbligo di mettere mano al sistema fiscale e renderlo più giusto ed equo. Solo con una tassazione a livello europeo possiamo porre le basi affinché il nostro settore produttivo possa confrontarsi ad armi pari con i concorrenti stranieri”.

“Se, invece, l’esecutivo aspetterà ancora senza dare alcuna risposta, soprattutto alle Pmi, rischiamo di non farcela. Con troppe tasse questo Paese non ha un futuro, in particolar modo nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione è molto elevata e le imprese in difficoltà hanno ormai raggiunto il livello di guardia”, conclude.

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