Buste paga più pesanti per i lavoratori dipendenti. Il governo si appresta a varare un decreto che dovrebbe vedere la luce entro fine mese e potrebbe diventare effettivo già a maggio. Per il taglio del cuneo fiscale saranno stanziati 3,4 miliardi di euro.
Come sono cambiati gli stipendi dal governo Draghi ad oggi
Si tratta della quarta sforbiciata alle imposte sul lavoro nel giro di poco più di un anno.
Un esonero contributivo dello 0,8 per cento era infatti stato introdotto con la legge di bilancio per il 2022 dal governo Draghi per i redditi fino a 35 mila euro annui, ed era stato poi aumentato di un altro 1,2% con il decreto Aiuti bis portando dunque il totale al 2%. Il taglio era stato poi prorogato dall'attuale maggioranza che nella legge di bilancio ha portato la sforbiciata al 3% per i redditi fino a 25mila euro con una spesa totale di 4,6 miliardi di euro.
Al momento dunque, rispetto al 2021, sono stati apportati i seguenti tagli:
3 punti percentuali per i redditi fino a 25mila euro;
2 punti percentuali per i redditi da 25mila a 35mila euro.
Cosa succederà da maggio 2023 agli stipendi
Secondo le stime di Bankitalia, se venissero confermate le soglie di applicazione già in vigore, "gli oltre 3 miliardi destinati al rafforzamento di questa misura dovrebbero consentire un raddoppio dell'importo mensile dell'esonero". Il modello di micro-simulazione della Banca d'Italia prevede per "gli individui interessati" un "aumento del reddito disponibile poco inferiore ai 200 euro nell'anno in media".
A rendere nota questa stima è stato Sergio Nicoletti Altimari, capo del dipartimento di economia e statistica di Bankitalia, in un'audizione sul documento di economia e finanza che si è svolta giovedì.
L'obiettivo del governo è di arrivare almeno al 4% per i redditi fini a 25 mila euro e al 3% per quelli tra i 25 e i 35mila euro, ma Giorgetti ha anticipato che "magari" il taglio sarà "anche di due punti per qualcuno", aggiungendo che "tutte le risorse a disposizione sono destinate ai lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi".
Secondo il "Corriere della Sera", con un taglio di un punto "si otterrebbe un miglioramento del netto in busta che varia da poco meno di 10 euro mensili per i redditi di 15 mila euro a poco più di 16 euro mensili per i redditi di 35mila euro". Va da sé che se per alcune fasce di reddito il taglio si rivelerà di due punti gli importi aumenterebbero.
L'ambizione della maggioranza è quella di arrivare, nell'arco della legislatura, a una riduzione dei contributi previdenziali di cinque punti.
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