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Qualità della vita in Sicilia, quasi 4 su 10 dicono che si vive male

Qualità della vita in Sicilia, quasi 4 su 10 dicono che si vive male

Qualità della vita in Sicilia, quasi 4 su 10 dicono che si vive male

PALERMO - Poveri e insoddisfatti delle proprie condizioni di vita. Così si percepiscono quasi 4 siciliani su 10, secondo i dati raccolti dall’Istat nel rapporto Bes sul “Benessere equo e sostenibile”.

Dal 2010, il rapporto, attraverso l’analisi di 12 indicatori, descrive l’insieme degli aspetti che concorrono alla qualità della vita dei cittadini. E purtroppo, gli ultimi dati disponibili, relativi al 2022, mostrano come la Sicilia, insieme all’intero Sud, registra un livello di benessere generale tendenzialmente molto basso. Secondo i dati Istat, gli indicatori di benessere analizzati, per quanto riguarda la Sicilia, si trovano ad un livello basso nel 37,1% dei casi, medio basso nei 31,1%% dei casi, medio nel 13,6%. I numeri positivi riguardano la percentuale residuale: medio-alto solo nel 12,9%, alto nel 5,3%. Ancora nel 2022, purtroppo, l’immagine che viene fuori da questi dati è in generale comunque di una Italia sempre più povera e con peggiori prospettive via via che si scende dal Nord verso il Sud: e non si tratta di una questione esclusivamente individuale, perché i divari territoriali generano quel circolo vizioso di scarse opportunità lavorative, emigrazione, impoverimento del capitale umano, scarsa crescita, che riducono la possibilità di uno sviluppo equo e sostenibile sul territorio.

Se per il Nord-est il 60,5% degli indicatori ricade nei gruppi di livello di benessere medio-alto e alto e solo il 10,1% nei gruppi di livello di benessere basso e medio-basso, per il Sud e le Isole la situazione si inverte, con la maggior parte degli indicatori che si trova nei livelli basso e medio-basso (62,0% per il Sud e 58,1% per le Isole) e solo una minoranza (19,4% per entrambe le ripartizioni) che si distribuisce nei due livelli più virtuosi. Ai due estremi, le provincie autonome di Trento e Bolzano, per le quali il gruppo di livello di benessere alto annovera circa il 45% degli indicatori (47,3% per Bolzano, 44,2% per Trento); più dei tre quarti (76,0%) degli indicatori per la provincia autonoma di Trento ricadono nei due livelli migliori. Al contrario, il 40,2% degli indicatori per la Campania e il 37,1% per la Sicilia si trova nel primo gruppo (il più basso benessere). Le maggiori disuguaglianze, sui 131 indicatori analizzati, riguardano i campi dell’ambiente, il paesaggio e il patrimonio culturale, oltre al benessere economico e la sicurezza. Le disuguaglianze si riducono per gli ambiti della salute, istruzione e formazione, relazioni sociali, politica e istituzioni e infine benessere soggettivo: tutti e quattro gli indicatori presentano una diseguaglianza minore del 20%. In miglioramento l’indice di salute mentale, che presenta valori piuttosto omogenei tra le regioni, anche perché le distanze territoriali, già di per sé non elevate, si sono ulteriormente ridotte tra il 2016 e il 2022.

Nel contesto di un generale miglioramento dell’indice di salute mentale, nel quale fanno eccezione le fasce di età più giovani, il Mezzogiorno, che partiva svantaggiato, recupera parte del divario. Tra gli indicatori che contemporaneamente migliorano e riducono gli scarti regionali, la qualità dei servizi presenta alti tassi di convergenza: non solo tutte le regioni migliorano, ma allo stesso tempo quelle che partivano più svantaggiate recuperano almeno in parte la distanza. Più in dettaglio, a livello nazionale la percentuale di famiglie che risiedono in una zona servita da una connessione di nuova generazione è quasi raddoppiata dal 2018 al 2021, e nello stesso tempo il Nord-est, il Sud e le Isole, che partivano da una situazione di svantaggio, sono migliorati in misura maggiore. Un discorso analogo si può fare anche per l’indicatore Servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che è migliorato molto sia a livello nazionale sia per ogni regione.

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