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La medicina difensiva costa allo Stato 10 miliardi

La medicina difensiva costa allo Stato 10 miliardi

La medicina difensiva costa allo Stato 10 miliardi

“Lo Stato non sa proteggere i medici”: toni durissimi quelli utilizzati da Pieritalo Pompili, psichiatra e dirigente medico, sul caso dell’omicidio della collega Barbara Capovani. Proprio qualche giorno fa la città di Bari ha ospitato una fiaccolata nel corso della quale l’Omceo di Bari ha ricordato il triste primato della Puglia in termini di aggressioni agli operatori sanitari: nel 2022 è stata la regione italiana con più casi di violenza contro medici e operatori sanitari, secondo i dati degli eventi sentinella che il ministero della Salute raccoglie attraverso il Simes, Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità. Secondo i dati Inail, nel triennio 2019-2021 a livello nazionale gli episodi di aggressione sono stati 4.821, per una media di circa 1.600 l’anno. E in 7 casi su 10 la vittima è una donna”, evidenziano i medici pugliesi. Eppure, preoccuparsi di proteggere la propria incolumità durante lo svolgimento del proprio lavoro, è solo uno dei problemi che medici e operatori sanitari si vedono costretti ad affrontare ogni santo giorno.

Le altre emergenze della sanità italiana

Le “altre” emergenze della sanità italiana sono sotto gli occhi di tutti: carenza atavica del personale, trattamenti economici poco gratificanti, scarsa possibilità di fare carriera. Ma tra i nodi irrisolti c’è anche quello degli errori medici. Qualche settimana fa, il Guardasigilli, Carlo Nordio ha annunciato l’istituzione di una Commissione per ridurre le cause giudiziarie presentate contro i medici. La Commissione si occuperà di proporre una modifica alle attuali leggi per evitare le conseguenze delle molte cause giudiziarie relative alla sanità: l’intasamento dei tribunali e soprattutto la cosiddetta “medicina difensiva”, cioè la prescrizione da parte dei medici di un gran numero di esami e visite per prevenire il rischio di cause. La Commissione è composta da esperti di medicina e di diritto penale, e il suo presidente è Adelchi d’Ippolito, ex procuratore aggiunto a Venezia con delega all’antiterrorismo, in pensione dallo scorso anno. La commissione si è data un anno di tempo per analizzare in modo approfondito le leggi attuali e studiare proposte di modifica che poi saranno valutate dal governo e dal Parlamento.

La medicina difensiva costa allo Stato 10 miliardi

Il segretario di Anaao Assomed Sicilia, Antonino Palermo, ci ha fornito i dati relativi alle cause giudiziarie nei confronti dei medici e ha detto come l’iter che parte dopo una denuncia da parte di un paziente porti il medico a una condizione psicologica di sofferenza: “La Commissione è una manifestazione di buona volontà da parte del governo – ha spiegato al Quotidiano di Sicilia il segretario Palermo - nei nostri confronti perché il medico deve essere più tutelato e perché vogliamo essere partecipi della cura del malato. Quando il malato denuncia un errore parte un iter che sottopone il medico a stress. Ogni anno ci sono 35.600 cause e solo il 2% si conclude con la condanna del medico. Non vogliamo però che la questione venga strumentalizzata come scusa per prendere tempo e non risolvere il problema. Ogni anno la medicina difensiva costa allo Stato 10 miliardi di euro, ma siamo fiduciosi che in pochi mesi si possano trovare proposte di legge che facciano diventare dignitoso il lavoro dei medici”.Dal canto suo la segretaria regionale della Cisl Medici, Bruna Vitale, ha detto: “è una buona iniziativa perché le denunce mettono il medico in difficoltà. La legge Gelli del 2017 non è stata efficace e la gente sperpera per cause che poi non ci concludono con la condanna del medico. Aggiungo anche che c’è sfiducia nei confronti del medico a causa dell’utilizzo del termine malasanità e che la prescrizione di ulteriori esami da parte dei medici allunga le liste d’attesa. Un anno può bastare per la modifica della legge e ho fiducia perché la Commissione è formata da giuristi e medici competenti. Noi peroriamo questa causa da una decina d’anni”.

Il presidente regionale di Cimo-Fesmed Riccardo Spampinato sui dati dell’ultimo conto annuale del Mef

“Nel 2021 ogni medico ha perso in media 3.500 euro”

“Nel 2021 ogni medico ha perso in media 3.500 euro”. A sostenerlo è il sindacacato Cimo - Fesmed, sulla base di quanto emerso dal Conto annuale 2021 della Ragioneria generale dello Stato.Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato il presidente siciliano Riccardo Spampinato per approfondire i dati più significativi di questo importante rapporto e per commentare le possibili novità, annunciate dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sulla normativa inerente la colpa medica.

Presidente Spampinato, quali sono i dati più rilevanti che emergono dal conto 2021?

“Emerge chiaramente che i medici ospedalieri lavorano più del dovuto, guadagnano meno di quel che spetterebbe loro e non fanno carriera. Lo sforamento dei fondi del disagio e del risultato infatti supera, a livello nazionale, i 116 milioni di euro, e la Sicilia, con 14 milioni di disavanzo, è tra le Regioni con il dato più alto. Tuttavia, poiché gli incarichi gestionali e professionali non vengono attribuiti, impedendo ai dirigenti di fare carriera, i fondi di posizione vengono utilizzati per compensare in parte il saldo negativo dei fondi del disagio e del risultato. Nonostante questo, i residui dei fondi contrattuali, frutto della differenza tra costituzione e utilizzo dei fondi, ammontano a 454,4 milioni di euro in tutta Italia e a 56,7 milioni in Sicilia. Si tratta di un tesoretto che andrebbe integralmente riversato nelle buste paga dei professionisti nel corso dell’anno successivo, ma questo non avviene poiché nei bilanci aziendali risultano ancora residui degli anni precedenti al 2021. In questo modo, nel solo 2021, ogni medico in media ha perso mediamente tra i 3.566 e i 4.480 euro”.

In cosa consistono, esattamente, i tre fondi contrattuali e quale dovrebbe essere la loro corretta destinazione?

“I tre fondi (posizione, disagio e risultato) servono per il finanziamento della parte accessoria della retribuzione dei dirigenti medici, sanitari e veterinari. Il fondo di posizione serve a retribuire gli incarichi professionali e gestionali (ad esempio i responsabili di unità operativa, ovvero gli ex primari, o gli incarichi di altissima professionalità conferibili dopo 5 anni di attività). Dal fondo di disagio si attingono le risorse per pagare gli straordinari, i turni festivi, il lavoro notturno ecc. Infine, il fondo di risultato serve a premiare i dirigenti che abbiano raggiunto determinati obiettivi. Purtroppo però l’ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro ha introdotto la possibilità di trasferire risorse da un fondo all’altro per ripianare i saldi negativi. Possibilità fortemente contestata dalla Cimo, che infatti non firmò il pre-accordo. Tali acrobazie contabili consentono alle aziende di saccheggiare i fondi dei medici: senza i trasferimenti di cui abbiamo parlato, nel 2021 i residui da distribuire ai medici ammonterebbero a 571 milioni di euro”.

Come intervenire per far sì che, le varie aziende sanitarie, non attingano impropriamente a tali fondi?

“Le risorse di ciascun fondo andrebbero vincolate alle finalità del fondo stesso, impedendo dunque i trasferimenti di risorse da un fondo all’altro. Dopodiché occorrerebbe un contratto nazionale realmente esigibile, che obblighi le aziende ad affidare gli incarichi ai medici e ad utilizzare i fondi in maniera corretta”.

Come valuta la proposta del ministro Nordio di rivedere la normativa relativa alla colpa medica?

“È un intervento necessario, che chiediamo da tempo, considerando che solo in Italia, in Polonia e in Messico l’errore medico rischia di essere sanzionato penalmente. Occorre ridare maggiore serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva, che oltre ad allungare i tempi di cura costa al Servizio sanitario nazionale circa 10 miliardi di euro l’anno. D’altra parte, il 98% dei contenziosi si risolve in un nulla di fatto”. (vs)

di Giuliano Spina, Patrizia Penna e Vittorio Sangiorgi

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