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In Sicilia la vendemmia più lunga d’Italia

In Sicilia la vendemmia più lunga d’Italia

In Sicilia la vendemmia più lunga d’Italia

La vendemmia in Sicilia si protrarrà fino al prossimo 30 novembre. A partire dallo scorso 20 luglio (come anticipato dal Quotidiano di Sicilia nelle settimane scorse) è possibile effettuare le operazioni di raccolta delle uve destinate alla vinificazione. Questo significa che siamo in presenza del periodo di vendemmia più lungo d’Italia. Si comincia con la raccolta della base spumante e poi si passerà alle varietà internazionali, come Chardonnay e Sauvigno Blanc, per chiudere con quelle autoctone.

In Sicilia il clima” non ha danneggiato le coltivazioni

Secondo l'Assovini, mentre altrove si soffre, nell'Isola “grazie a un inverno mite, nessuna gelata in primavera, l'andamento meteo regolare, temperature in linea con il 2020 e il 2021, il clima” non ha danneggiato le coltivazioni. Le date indicate sono state fissate nel vademecum vendemmiale dell'Icrf, l’ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, pubblicato sul sito del Mipaaf, il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a cui tutti gli operatori del settore vitivinicolo fanno riferimento per le indicazioni relative ai principali adempimenti a carico delle imprese, per le norme di riferimento e per le disposizioni applicative. Il tutto varato in un decreto dell’assessorato regionale all’Agricoltura pubblicato lo scorso 4 agosto.

“Ci apprestiamo a vivere una vendemmia che si registra come sempre la più lunga d’Italia – sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia – mediamente oltre cento giorni, sebbene l’inizio sia stato qualche giorno più avanti rispetto allo scorso anno: dagli ultimi giorni di luglio con le varietà precoci, fino all’autunno. La vendemmia 2022 si preannuncia con un 10/15% di produzione in meno rispetto al 2021, ma senz’altro molto soddisfacente per l’ottima qualità delle uve”.

La qualità del vino siciliano non è assolutamente in discussione

E la qualità del vino siciliano non è assolutamente in discussione: basti pensare alla certificazione dei vini targati Doc, che in pochi anni è cresciuta moltissimo passando dagli 832 certificati emessi nel 2013 per 287 mila ettolitri, ai 2.371 certificati rilasciati negli ultimi anni per 933 mila ettolitri. Dei 97.063 ettari che compongono il vigneto Sicilia, il più grande delle regioni italiane, 73.601 sono rivendicabili come vigneti a “Denominazione d’origine” (Do) o a “Indicazione geografica” (Ig), ovvero con produzioni che seguono specifici disciplinari orientati verso la qualità, mentre i rimanenti 23.462 ettari sono classificati come produzione di vino varietale e generico (vino da tavola).

L’obiettivo, per il futuro, è di continuare a ridurre la superficie dedicata alla produzione di “vino da tavola”, per incrementare la competitività sui mercati dei prodotti siciliani. Il Catarratto, secondo i dati forniti dall’Istituto regionale vino e olio (Irvo), dal dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana e dal Consorzio Doc Sicilia, è la varietà di uva più coltivata in Sicilia, nonostante la struttura della vitivinicoltura è, negli ultimi dieci anni, profondamente cambiata.

Ampio spazio hanno il Trebbiano toscano, il Nero d’Avola, l’Ansonica, il Grecanico e il Nerello mascalese, seguite da un gruppo di altre varietà minoritarie. Nel 2009 la superficie vitata era di 136.894 ettari. La contrazione è stata evidente, con circa 40 mila ettari “persi”, ma è altrettanto evidente la redistribuzione più eterogenea del panorama delle varietà coltivate, con la consistente presenza di molte varietà internazionali ed una riscoperta e valorizzazione di molte varietà autoctone; ecco pertanto che si nota che i Catarratti rimangono sempre al primo posto con un incidenza complessiva di circa il 33 per cento della superficie vitata regionale, scendendo di molti punti percentuali, mentre hanno preso quota il Nero d’Avola per il 16% circa, il Grillo per il 7,5%, l’Ansonica per il 5,5%, il Syrah per il 5% circa, lo Chardonnay per il 4,25%.

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