PALERMO - Uno strano silenzio sul mondo della formazione professionale e l’applicazione della legge 25/93. Un silenzio da rompere, secondo il sindacato Sifus Confali, anche attraverso un esposto, presentato alla Procura della Repubblica di Catania, contro l’assessorato regionale alla Formazione e alla pubblica istruzione per “omessa o falsa applicazione della legge 25/93”.
Lo ha comunicato il segretario generale del Sifus Confali, Maurizio Grosso, ribadendo come è noto la legge 25/93 ed in particolare l'articolo 2 sulle 'Garanzie per il personale della formazione professionale' prevede la continuità lavorativa per il personale iscritto all'albo, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato. La stessa legge prevede che, prima di procedere a nuove assunzioni anche a tempo determinato, gli enti sono obbligati a completare l'orario di lavoro, nel rispetto della professionalità e delle norme contrattuali, del personale ad orario parziale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Già la scorsa primavera il problema era stato sollevato, e la reazione degli addetti ai lavori del settore era stata contrastante. Federterziario-Sicilia aveva espresso la propria “solidarietà all’assessore Lagalla e a tutti i parlamentari della Ars che hanno partecipato, quali componenti, alla videoconferenza indetta dal presidente della quinta commissione, Luca Sammartino, per quanto appreso dagli organi di stampa in merito alle azioni intraprese dal segretario del Sifus Maurizio Grosso”.
Secondo l’associazione dei datori di lavoro delle piccole e medie imprese, l’esposto sarebbe “strumentale, con l’unico scopo della diffamazione nei confronti di tutti coloro i quali sono costantemente impegnati, a vario titolo, nel comparto della formazione professionale ivi compresi gli enti gestori”.
L’attacco, infatti, va sia all’assessorato che non applica la legge, sia a quegli enti di formazione che hanno fatto assunzioni indiscriminate, senza tener conto né del proprio personale interno, né delle priorità dettate dall’albo. Ma gli enti non ci stanno: “Rappresentare all’opinione pubblica fatti opinabili, con ausilio di toni accesi e vocati alla ricerca dello scontro, - aveva avuto modo di controbattere Federterziario Sicilia - al solo scopo di far intercettare opacità gestionale o peggio ancora clientele e affarismo che sono lontane dalla realtà significa diffamare tutti gli operatori della formazione professionale compresi tutti i formatori che oggi operano in questo settore”.
Su una cosa non ci sono dubbi, secondo le associazioni degli enti datoriali: l’accusa mossa dal segretario Grosso, in merito alle assunzioni clientelari, non li toccano. “I nostri dipendenti hanno tutti i requisiti tecnici e professionali, lavoratori di grande capacità, ed a loro viene regolarmente applicato il Ccnl di settore previsto dalla norma così come regolarmente verificato dagli ispettori del lavoro regionale i quali, come il segretario Grosso ben sa, sono eccellentemente coadiuvati dall’arma dei Carabinieri”.
Una polemica dietro l’altra, insomma, per un settore che ormai da anni non riesce a trovare pace, né dal punto di vista economico né da quello normativo. Da una parte, il vuoto di bandi che ha portato a diversi anni di assenza di corsi, a grave danno dei tanti aspiranti allievi che non hanno potuto accedere a percorsi di studi gratuiti. Dall’altra, la impossibilità per gli operatori del settore di trovare una serenità lavorativa e retributiva, dovuta e necessaria, in un settore in cui orbitano migliaia di addetti, quasi 5 mila iscritti all’albo, e i tanti che lavorano nel settore con contratti a tempo determinato.
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