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Banche, in dieci anni in Sicilia sono spariti 560 sportelli

Banche, in dieci anni in Sicilia sono spariti 560 sportelli

Banche, in dieci anni in Sicilia sono spariti 560 sportelli

PALERMO - In Sicilia in dieci anni (dal 2010 al 2020) sono stati soppressi 560 sportelli bancari. Ad evidenziare il problema, ormai sotto gli occhi di tutti, è il Coordinatore Fabi Sicilia, Carmelo Raffa: “Troppi piccoli Comuni sono rimasti senza sportelli bancari nonostante le attività degli istituti di credito siano considerati servizi pubblici essenziali, per questo chiedo l’intervento della magistratura. Nonostante le proteste di cittadini e di importanti Istituzioni, quali Ars e Anci, le banche hanno continuato e proseguiranno a chiudere le proprie filiali nei piccoli Comuni”.

L’impulso è quello ormai di meccanizzare i processi con ricadute occupazionali - oltre il danno apportato a chi non sa usare i servizi digital. “La chiusura degli sportelli bancari non è un fenomeno localizzato solo nei piccoli centri abitati Siciliani ma è un fenomeno che sta investendo tutto il territorio Italiano, già da più di un decennio - dichiara Salvatore Politino, presidente Unimpresa Sicilia intervistato in esclusiva dal QdS -. Il voler massimizzare i costi produttivi ha portato gli Istituti Bancari ad individuare tutte quelle filiali dove i ricavi, in rapporto ai costi di gestione ed ai portafogli cliente, non giustificano la presenza fisica dello sportello bancario - continua. Un processo accentuato, soprattutto, nell’ultimo decennio dai progressi in campo tecnologico e digitale che ha permesso a banche e clienti di interagire per tramite di computer e smartphone, svalutando così la figura tradizionale dell’impiegato: negli ultimi anni le operazioni effettuate da remoto, ovvero attraverso i servizi online offerti dalle Banche, hanno raggiunto quasi il 70% del totale”.

Entrando nei dettagli, quali possono essere i disagi aggiuntivi? Sappiamo che il problema non è solo per il singolo cittadino, ma ci sono ricadute anche sul fronte del credito alle imprese. La preoccupazione espressa è quella di interrompere i rapporti con possibili clienti - una volta chiusa la filiale - e di conseguenza una possibile riduzione del credito, seppur piccolo, alle piccole imprese.

“Da tutto questo ne escono sicuramente penalizzati i cittadini, che non hanno dimestichezza con i servizi digitali, ed anche il mondo delle piccole e micro imprese - sottolinea Politino in risposta alle nostre considerazioni. La cessazione di una filiale, infatti, comporta una inevitabile compromissione delle relazioni con la clientela impresa con effetti negativi sulla disponibilità di credito alle imprese stesse. Con la chiusura degli sportelli bancari, soprattutto nelle piccole realtà abitative, verranno a mancare delle figure essenziali, come il preposto della filiale o il gestore imprese della zona, che sono di vitale importanza per comprendere ed interpretare le reali esigenze aziendali di cui le imprese necessitano per garantire l’accesso al credito. Il timore è quello che il permanere di queste condizioni, legato anche al periodo delicato dal punto di vista economico derivato dalla pandemia che ci ha colpito, possa portare le imprese a rivolgersi ad usurai e strozzini. Sicuramente è fondamentale sensibilizzare gli Istituti Bancari - conclude il presidente Salvatore Politino - affinché si possa porre rimedio ed in questo Unimpresa-Assoesercenti si attiverà nelle sedi opportune per verificare e monitorare il fenomeno, ritenendo prioritaria le esigenze di migliaia di imprese e cittadini”.

Pietro Vultaggio

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