Caso Almasri, ancora tensione governo-toghe

Caso Almasri, ancora tensione governo-toghe

Caso Almasri, ancora tensione governo-toghe

“Mentre il Governo lavora instancabilmente per portare risultati all’Italia, c’è chi cerca in ogni modo di smontarli. Ma il mondo, intanto, torna a puntare su di noi.” Con queste parole Giorgia Meloni rilancia su X, accompagnando il post con il video del suo intervento di ieri all’evento “La Ripartenza”, in cui ha nuovamente attaccato i “giudici che vogliono governare”. Una linea che la premier aveva già adottato martedì pomeriggio, quando attraverso un video sui social aveva annunciato di aver ricevuto un avviso di garanzia (più precisamente un avviso di un procedimento, una distinzione importante) nell’ambito del caso Al-Masri. Pochi minuti prima, come riportato da alcuni quotidiani, Meloni era stata al Quirinale per informare il presidente Sergio Mattarella dell’avviso ricevuto.

La reazione del Governo

Ieri la premier ha evitato di recarsi a Palazzo Chigi e oggi non dovrebbe partecipare alla direzione di Fratelli d’Italia, sebbene non sia escluso un videomessaggio. Nella sede del Governo, invece, si è presentata l’avvocata Giulia Bongiorno, legale della stessa Meloni, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano. L’avvocato ha risposto ai giornalisti con parole concise: “Per ora non ho dichiarazioni da fare. Devo avere altre riunioni prima di parlare di tutto.”

Meloni rilancia su Facebook: "Vado avanti a testa alta"

Nonostante i consigli, probabilmente giunti dall’avvocato, di abbassare i toni, Meloni ha rilanciato sul suo profilo Facebook, sottolineando che nonostante gli attacchi continui e i tentativi di destabilizzare il Governo, il sostegno da parte degli italiani resta solido. Commentando un sondaggio che segna una crescita di FdI dello 0,5%, arrivando al 30,1%, Meloni ha ribadito: “Io vado avanti, come sempre, a testa alta.”

Le opposizioni non mollano la presa

Le opposizioni, però, non sembrano intenzionate a mollare la presa. Il capogruppo M5S alla Camera, Riccardo Ricciardi, ha dichiarato che Meloni “è sotto ricatto da parte di uno stupratore libico”, mentre Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha definito “gravissimo” che il Governo abbia annullato l’informativa al Parlamento, mentre la premier “parla sui social, negli eventi organizzati da Nicola Porro, con le veline ai giornalisti amici.” Annalisa Corrado, responsabile per la conversione ecologica del Pd, ha invece accusato Meloni di lanciare “attacchi alla magistratura” per distrarre l’opinione pubblica dalle sue mancanze.

Le parole di Lucio Malan e il dibattito sull'azione penale

A far discutere oggi sono anche le parole di Lucio Malan, capogruppo di FdI al Senato, che ha ipotizzato la possibilità di abolire l’obbligatorietà dell’azione penale. Malan ha sostenuto che, nonostante la riforma Cartabia, alcuni ritengono ancora che le indagini debbano essere sempre avviate, come nel caso della denuncia contro Meloni e il governo. In serata, però, Malan ha smentito le sue dichiarazioni, affermando che “l’obbligatorietà dell’azione penale non si tocca.”

La dimensione europea del caso Al-Masri

La vicenda Al-Masri ha anche una rilevanza internazionale, con Meloni e altri membri del governo che hanno insinuato che il mandato di arresto sia stato emesso solo dopo l’arrivo in Italia del generale libico, proveniente dalla Germania. Il governo italiano ha puntato il dito contro Berlino e la Corte Penale Internazionale, creando imbarazzo all’interno dell’Unione Europea. In risposta, il portavoce per la Politica estera della Commissione Europea, Anouar El Anouni, ha dichiarato che “non spetta alla Commissione europea far rispettare i mandati della Corte Penale Internazionale,” ma ha ribadito che l’Unione Europea sostiene la Corte e i principi dello Statuto di Roma, invitando tutti gli Stati membri a garantire piena cooperazione, anche attraverso l'esecuzione rapida dei mandati di arresto in sospeso.

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