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Continua alla Regione il malcostume dei premi senza merito

Continua alla Regione il malcostume dei premi senza merito

Continua alla Regione il malcostume dei premi senza merito

Anche in piena pandemia la pioggia dei premi di risultato elargiti ai dirigenti regionali non si arresta.

A fronte della diminuzione dei dirigenti, scesi sotto quota 900 principalmente per effetto dei pensionamenti, la cifra in bilancio per i premi di risultato dell’anno 2020 è rimasta pressoché la stessa - 8 milioni – e la si può rilevare nella sezione “Performance” presente sul sito istituzionale della Regione siciliana.

A cambiare invece è l’importo medio: a ciascun dirigente corrisponde infatti un extra di oltre 9.000 euro in media per quelle che in gergo tecnico si chiamano indennità di risultato e che, in soldoni, sono premi.
Se la matematica non è un’opinione, ciascun dirigente riceverà dunque una fetta di torta più grande rispetto all’anno precedente perché la somma stanziata nel 2020 è sostanzialmente uguale a quella dell’anno precedente ma i dirigenti sono di meno: otto milioni diviso gli 866 dirigenti operativi al 31 dicembre 2020 – sempre secondo i dati pubblicati sul sito della Regione – equivalgono infatti a 9.200 euro a testa. Mica spicci.

Non ci sarebbe nulla di anomalo se all’attribuzione di tali premi corrispondesse un alto livello di servizi prodotti alla collettività. È sotto gli occhi di tutti che anni di assunzioni clientelari e gestione dissennata della cosa pubblica l’hanno resa elefantiaca ed improduttiva con pesanti ripercussioni in termini di qualità dei servizi. Il caso dei 31 progetti per l’agricoltura presentati dalla Regione e bocciati dal Governo è solo l’ultima di una lunga serie di figuracce.

In un approfondimento pubblicato sul nostro Quotidiano il 2 ottobre 2020, avevamo visto come l’Oiv (Organismo Indipendente di valutazione) avesse certificato il raggiungimento da parte dei dirigenti del 100% degli obiettivi posti su riscossione, lotta alla povertà e mobilità sanitaria. Numeri in contrasto stridente con la realtà e che raccontano un’efficienza che non c’è.

La riforma della burocrazia regionale, nonostante due leggi approvate solo in questa legislatura, è rimasta confinata nella sfera della – sterile – polemica politica: da una parte il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che in più occasioni ha puntato il dito contro il personale “fannullone”.

Dall’altra parte ci sono i sindacati che hanno sempre rispedito al mittente gli attacchi di Musumeci lamentando che quest’ultimo si è sempre sottratto ad un confronto vero volto a “riformare” il lavoro del personale regionale ripartendo, finalmente, dal merito. E che hanno organizzato una protesta tenutasi lo scorso martedì 19 ottobre davanti alla sede dell’assessorato alla Funzione pubblica, a suon di riclassificazione del personale, rinnovo del contratto, pagamento del Ford (fondo risorse decentrate) per sollecitare il governo regionale all'immediata emanazione delle dovute direttive all'Aran Sicilia e per dare una svolta politica allo stato di stagnazione in cui versano le attuali vertenze presso l'Aran.

“Mentre a Roma sul rinnovo dei contratti nazionali sia economici che giuridici le procedure sui rinnovi dei contratti sono già in stato avanzato - denunciano i sindacati - il tema non sembra essere infatti nell'agenda del governo Musumeci. È quindi, necessario che la Giunta regionale proceda all'emanazione delle dovute direttive. Sul tema della riclassificazione e riqualificazione del personale le organizzazioni sindacali rappresentative hanno lavorato e presentato precise proposte per sbloccare la situazione, ma nelle ultime settimane, quando sarebbe dovuta riprendere l'attività del governo e dell'Aran con maggiore intensità, si è invece assistito a uno stato di stallo.

L’assessore regionale alla Funzione pubblica, Marco Zambuto, alle prese già da alcune settimane con le trattative per il rinnovo dei contratti del personale della Regione siciliana (per il quale, tra l’altro, nell’ultima Finanziaria sono stati stanziati circa 52 milioni di euro), ha promesso che “Il collegamento reale tra premi e produttività sarà uno dei temi fondamentali dei prossimi rinnovi contrattuali e troveremo il modo di valorizzare adeguatamente gli istituti del trattamento economico accessorio collegati alla performance, sia essa organizzativa che individuale”.
Sarà la volta buona?

Progetti bocciati e premi di risultato, “Striscia la notizia” cita il QdS

Premiare il merito è sacrosanto, ricompensare indistintamente tutti no: questo è il punto sul quale il QdS si batte da anni, denunciando dati alla mano le storture di un sistema – quello della pubblica amministrazione isolana – che fa acqua da tutte le parti. Lo ha spiattellato in access prime time anche Striscia la notizia, citando proprio l’ultima inchiesta del nostro quotidiano dedicata al tema dei premi ai dirigenti regionali.

La nota trasmissione televisiva ideata da Antonio Ricci ha puntato i riflettori sulla pesante bocciatura dei 31 progetti per l’agricoltura presentati dalla Regione e ha mostrato nel servizio andato in onda lunedì 11 ottobre la nostra inchiesta intitolata “Sicilia, i dirigenti ‘marziani’ della Regione, 7,5 milioni di premi mentre i siciliani fanno la fame”. Perché? “Mancavano dati importanti e documentazioni. Si è notato – spiega Stefania Petyx nel servizio - che lo stesso perito si trovava nello stesso momento in due parti della Sicilia”.

“Eppure alla faccia degli agricoltori rimasti a bocca asciutta - prosegue l’inviata - questi burocrati bocciati noi da anni li premiamo lautamente con ricchi bonus di produzione”.

Ricostruiamo brevemente i fatti. L’Isola ha fatto en plein di...bocciature: tutti i progetti per l’agricoltura presentati dalla Regione sono stati scartati da Ministero per le Politiche agricole perché non rispettavano i requisiti richiesti. Un record che nessuno ci invidia ma soprattutto una perdita di risorse preziosissime per il settore: 422 milioni di euro volati via.

La Regione grida al complotto denunciando l’ostilità di Roma nei confronti della agricoltura siciliana ma il Mipaaf è di tutt’altro avviso: “Nessuno dei 31 progetti di investimento, presentati dai Consorzi ed Enti siciliani, ha intercettato tutti i criteri previsti per la selezione dei Progetti irrigui sul PNRR” si legge nel comunicato pubblicato sul sito del Dicastero retto da Stefano Patuanelli.

“I criteri di ammissibilità – chiarisce la nota ministeriale – per ottenere il finanziamento con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono 23 e riguardano tra gli altri punti il livello di esecutività dell'opera, l'entità del risparmio idrico, la superficie oggetto di intervento, le tecnologie utilizzate e i benefici ambientali prodotti. Per essere ammessi, i progetti dovevano soddisfare tutti i 23 criteri previsti; di conseguenza, se anche un solo criterio non è stato soddisfatto, il progetto non può essere ammesso”.

“Alla data di scadenza utile per la presentazione dei progetti su PNRR, erano presenti in totale 61 progetti di Enti irrigui della Regione Siciliana. Per 32 progetti è stata inserita come Fonte di finanziamento ‘Recovery Plan - Mipaaf, per uno i termini di inserimento erano errati. Pertanto gli Enti della Regione Siciliana hanno presentato in totale 31 progetti su PNRR. I rimanenti progetti non sono stati candidati sul Recovery Plan”.

Qui entra in gioco nel servizio di Striscia il nostro quotidiano: i nostri dirigenti regionali – sottolinea Stefania Petyx citandoci – percepiscono infatti lauti premi di risultato per meriti che si fatica – e non poco – a rilevare. Sono 7,5 i milioni stanziati nell’esercizio finanziario 2020 per le indennità di risultato del 2019. Tanto quanto l’anno precedente. Come dimostrano i numeri sopra riportati, da quella data poco o nulla è cambiato.

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