In Sicilia sono sempre state poche le donne capaci di sfondare il tetto di vetro della politica. Un limite che si vuole spesso superare a parole, che riempiono la bocca di molti leader durante le campagne elettorali, mentre le donne sorridono dai palchi degli incontri di partito. Il problema è che, soprattutto nel recente passato, nella pratica, dopo la conta dei voti, i risultati delle donne sono sempre stati deficitari.
Secondo i dati aggiornati al maggio scorso raccolti da Openpolis, in Sicilia le quote rosa nei Consigli comunali si fermano al 28,4%, mentre nelle Giunte ancora meno, appena il 26,13%. Numeri disastrosi, ancora peggiori di quella che è la già deludente media nazionale, che si ferma al 32%. A livello provinciale, se guardiamo ai Consigli comunali, i dati migliori si registrano in provincia di Caltanissetta, in cui la presenza femminile arriva al 50%, mentre i risultati peggiori si registrano nei Comuni della provincia di Messina, con una percentuale di donne del 12,5, seguiti da quelli di Catania, con il 13,9%, e Siracusa, con il 17,1%. Le giunte comunali vedono sempre Caltanissetta come prima in classifica in termini di quote rosa, con il 44,4% sul totale. In fondo all’elenco, Agrigento e Catania, entrambe ad appena il 10% di donne all’interno dell’organo di governo dei Comuni.
L’ultima tornata elettorale, quella dell’10 e 11 ottobre, non è partita con le migliori premesse: su 134 candidati a sindaco, erano appena 19 le donne in corsa per la fascia tricolore, in termini percentuali un misero 14%. I risultati delle elezioni hanno però permesso di portare in luce nomi e volti femminili un po’ in tutte le province isolane: in provincia di Trapani, e in particolare ad Alcamo, sono due le donne in ruoli di rilevanza politica. Da una parte, Cristina Cammarata, eletta vice presidente del Consiglio comunale; dall’altra Caterina Camarda, seconda vice sindaco nella storia della cittadina, dopo Caterina Stellino.
“Non sono mai stata grande appassionata di quote rosa – sottolinea Camarda - poiché da donna in qualche modo l’idea che si debba garantire uno strumento per agevolare il sesso femminile, quasi come fosse una categoria debole, mi infastidisce. Ritengo che si debba procedere in altro modo: la quota rosa è solo un tassello di un percorso da seguire che è comunque lungo. Non solo in politica, ma anche nel mondo del lavoro, delle dirigenze e quanto altro. Passa da diverse tappe e deve passare da un cambiamento di mentalità”.
Anche a Calatafimi-Segesta ci sarà una donna alla guida del Consiglio comunale: si tratta di Patrizia Parisi, la più votata tra le due liste antagoniste al Consiglio con 505 preferenze, pari a quasi il 20 per cento del totale dei suffragi espressi alle urne alle elezioni del 10 e 11 ottobre. In provincia di Agrigento, a Canicattì, è stata nominata vice sindaco Patrizia Bennici, unica donna dell’Esecutivo che si occuperà anche di Bilancio e Patrimonio. A Favara, sono due su sette le componenti femminili della Giunta del sindaco Antonio Palumbo: Antonella Morreale e Laura Mossuto. A Porto Empedocle si alza un po’ la media rispetto al resto del territorio isolano: su cinque componenti della Giunta, sono due le donne: Marilù Caci e Maria Perrone. Anche a San Cataldo, nel nisseno, c’è una donna come vice sindaco, Marianna Guttilla, mentre a Gabriella Spienello sono andate le deleghe al Bilancio e finanze, Tributi, Fondi unione europea. Si occuperà anche a livello locale dei fondi che potrebbero interessare il Comune di San Cataldo e disponibili con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
In provincia di Catania, ad Adrano, sono tre su sette le assessore donne: Marica Terranova, Maria Scardina e Marilena Stimoli, mentre in provincia di Palermo, a Terrasini, si insedia per la prima volta un vice sindaco donna, Valeria Mistretta. A Montelepre saranno due donne a guidare il nuovo Consiglio comunale: alla presidenza Giusi Sapienza, esponente del gruppo di maggioranza a sostegno del primo cittadino, alla vice presidenza indicata Vitalba Sapienza, esponente della minoranza. Donna anche il capogruppo di minoranza, l’ex sindaca Maria Rita Crisci. Anche in Giunta sono presenti nomi femminili in prevalenza: accanto ai già annunciati Giuseppe Di Bella e Maria Cannavò, sono state nominate Giusi Ciulla e Giusi Tinervia, con la prima anche vice sindaco. In provincia di Siracusa, a Rosolini, due donne in Giunta: Marinella Schifitto e Concetta Cappello.
Quella che abbiamo appena descritto è una rappresentanza che incoraggia ma ancora troppo esigua, nonostante la legge abbia cercato di offrire maggiori opportunità alle donne che vogliono offrire il proprio contributo nella vita pubblica: la 215 del 2012 è pensata proprio per dare un’equa rappresentanza di genere nei Consigli dei Comuni con più di cinquemila abitanti. La norma prevede due misure che si applicano durante le elezioni dei consigli: nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misure superiore ai due terzi; è possibile esprimere due preferenze (anziché una), purché riguardanti due candidati di sesso diverso, pena l’annullamento delle schede. Anche la successiva legge Delrio del 2014 si inserisce nel quadro normativo sul tema, stabilendo per i Comuni con più di tremila abitanti una quota minima del 40% di candidati di entrambi i sessi nelle liste elettorali.
Insomma, anche in Sicilia ci sono piccoli segnali di cambiamento, forse anche grazie alla campagna lanciata dal QdS per i vertici della Regione Siciliana. Nonostante questo, però, la strada da percorrere è ancora lunga.
Romina Lupo ha provato a scalare la poltrona comunale più importante, senza successo
Unica candidata sindaco, ma non eletta questo è il curioso caso di San Cipirello. Un caso del tutto opposto a quello di Gioiosa Marea, nel messinese
Per la prima volta nella sua storia questo centro palermitano avrebbe potuto avere un sindaco donna. Oltretutto la strada era ampiamente spianata, dal momento che a concorrere c’era soltanto lei, Romina Lupo. Il suo antagonista, Claudio Russo, per una serie di errori nella presentazione della documentazione, è stato escluso e alla fine la Lupo, già consigliera comunale nella vicina San Giuseppe Jato, avrebbe dovuto superare il solo ostacolo del quorum, ovvero portare alle urne almeno la metà più uno degli elettori. Lo stesso caso che si è verificato anche a Gioiosa Marea, nel messinese.
Alla fine, però, al contrario di quanto avvenuto dall’altra parte dell’Isola, con l’elezione di Giusy La Galia, a San Cipirello ha votato meno del 40 per cento degli aventi diritto. Una bocciatura alla politica in generale da parte dei cittadini o una specifica bocciatura alla candidata sindaco? Romina Lupo non crede alla seconda tesi e anzi conferma l’intenzione di non voler uscire politicamente di scena: “Il quorum - dice - ci ha fermato, ma solo per adesso. Vogliamo ringraziare di cuore tutti i cittadini di San Cipirello che hanno scelto di darci fiducia e di investire sul futuro. Abbiamo avuto un grande risultato. Abbiamo lavorato duramente e onestamente senza tregua e non ci fermeremo. Da questo dato elettorale vogliamo prendere ciò che c’è di buono. Una lista fatta da molti giovani che raggiunge una buona affermazione e lascia ben sperare per le future competizioni elettorali. Noi siamo scesi in campo per San Cipirello. Non faremo un passo indietro adesso”.
Romina Lupo infatti conferma l’intenzione di riproporre questo modello politico alla prossima competizione elettorale: “Attorno al nostro progetto – sostiene la lista civica che ha sostenuto la Lupo - si è consolidato un gruppo di cittadini appassionati, che vogliono continuare a lavorare per far crescere la nostra comunità. La nostra è una scommessa vinta a metà. Per noi il giudizio dei cittadini è alla base di tutti. E dal loro giudizio sulla nostra lista e sulla figura di Romina Lupo ripartiremo”.
“Noi - conclude - siamo già in campo. Per il nostro futuro. Per cambiare davvero San Cipirello. Noi non ci arrenderemo, e per questo diciamo grazie per i consensi, grazie per la stima e la fiducia riposta in noi e grazie perché ci avete emozionato”.
Le parole della presidente dell’Aula, Antonietta Agostino
A Caronia Consiglio rosa con otto donne su dodici. Un progetto importante per il futuro della comunità
In Sicilia c’è sicuramente un Comune che non rispecchia proprio per nulla l’andamento generale a livello regionale. Anzi, sovverte ogni numero. Parliamo di Caronia, in provincia di Messina, poco più di tremila anime che però hanno dato un grande esempio di emancipazione. Dalle urne delle scorse elezioni di ottobre è venuto fuori un Consiglio comunale di ben 8 donne su 12.
Anche presidente e sua vice sono state elette donne: rispettivamente Antonella Agostino e Stefania Mazzara. La neo presidente non è affatto una neofita, oltretutto. Già una quindicina di anni fa era stata presidente di questa stessa Assise che torna a guidare con orgoglio.
Ma qual è la specificità di Caronia? “Semplice, contrariamente a quel che l’immaginario collettivo potrebbe indurre a pensare, Caronia è sempre stata emancipata. Qui il ruolo della donna è molto valorizzato da tempo. Sono diverse le donne che si sono affermate nel campo non soltanto della politica ma anche professionale”.
Per esempio Antonella Agostino è quella che potrebbe considerarsi una super-woman: docente, affermata nella politica, persino sindacalista e infine (non meno importante) mamma. Ma lei non si sente per nulla fuori dall’ordinario: “Sono cresciuta in un territorio che culturalmente vede la donna sempre emergere. Qui la donna ha sempre cercato e trovato opportunità”.
Lei, anzi, è sicura che in questa legislatura le donne sapranno anche far meglio dei colleghi uomini che le hanno precedute e che sono stati in “maggioranza” in passato.
“Posso dire per esempio - conclude - che rispetto a 15 anni fa, quando ho fatto per la prima volta la presidente, c’è più armonia e complicità. Probabilmente è una questione di empatia. Tant’è che con l’opposizione abbiamo già instaurato un rapporto di collaborazione. Anzi, loro stessi si considerano non opposizione ma minoranza”.
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