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Reddito cittadinanza a mafiosi, il caso Messina diventa politico

Reddito cittadinanza a mafiosi, il caso Messina diventa politico

Reddito cittadinanza a mafiosi, il caso Messina diventa politico

di Raffaella Pessina -

PALERMO - L’operazione portata a termine della Guardia di Finanza contro esponenti e aggregati alla mafia di Messina e provincia che percepivano il reddito di cittadinanza, ha dato corpo al timore che la criminalità organizzata in Sicilia stava approfittando dei soldi dello Stato per finanziarsi.
L’operazione di ieri ha portato al recupero di 330 mila euro percepiti indebitamente.

Il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Messina tenente colonnello Emanuele Camerota ha detto che “è stata un’operazione importante: Attraverso analisi incrociate siamo riusciti a scoprire che alcuni pregiudicati per reati di mafia, o loro parenti, percepivano il reddito di cittadinanza. Abbiamo individuato gregari ma anche mafiosi di famiglie del calibro di Romeo, Santapaola, Bontempo Scavo, Minissale, Sparacio”. “In questo particolare momento - continua Camerota - abbiamo pensato fosse importante dare un segnale contro i clan mafiosi e con indagini specifiche abbiamo rilevato la truffa messa in atto da questi esponenti di spicco della mafia che, come succede sempre più spesso, cercano di ottenere vantaggi senza grandi sforzi criminali”.

Il caso di Messina è diventato subito terreno di scontro politico, tra chi chiede l’abolizione di questo istituto, fortemente voluto dal Movimento Cinquestelle e chi chiede maggiori controlli. Elvira Savino, deputata nazionale di Forza Italia chiede una riforma del reddito di cittadinanza o addirittura la sua abolizione. “Non è accettabile che ci siano ancora mafiosi e delinquenti che intascano questo sostegno economico statale – ha detto Savino - Il reddito di cittadinanza non ha centrato lo scopo prefissato dai grillini di aiutare le persone ad entrare nel mondo del lavoro. Anzi, come hanno documentato gli studi effettuati della Svimez e dal FMI, ha disincentivato il lavoro e la ricerca di occupazione”. Giangiacomo Palazzolo, responsabile nazionale legalità di Azione e sindaco di Cinisi (Palermo) chiede maggiori controlli incrociati tra le banche dati delle forze dell’ordine e dell’Inps. “Non è tollerabile che lo Stato finanzi in qualche modo Cosa nostra- ha detto Palazzolo - la scoperta da parte delle Fiamme gialle di Messina è l’ennesimo campanello di allarme su uno strumento che oltre ad essere talvolta inadeguato si è rivelato oggetto degli appetiti delle organizzazioni mafiose che attraverso la sua indebita riscossione riescono spesso a finanziare la manovalanza criminale”.

Duro il commento del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Complimenti a Conte e di Maio, ai grillini, a Renzi e al Pd che sostengono queste misure. Questo è il governo che finanzia i mafiosi e penalizza famiglie, imprese, artigiani e commercianti bloccati dal virus. È la logica del resto di Beppe Grillo che intascava compensi in nero per le sue attività di spettacolo. Soldi pubblici ai mafiosi, bastonate agli onesti. Basta con questa assurda logica. Cacciare Conte e i grillini è un dovere. Noi non vogliamo dare soldi ai mafiosi ma aiutare gli onesti”.

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