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La prima giornata al Senato, dai selfie ai vaffa

La prima giornata al Senato, dai selfie ai vaffa

La prima giornata al Senato, dai selfie ai vaffa

Inizia con strette di mano reciproche, sorrisi e la standing ovation di tutto l'emiciclo per Liliana Segre e finisce con i veleni e il giallo sui voti a Ignazio La Russa la prima giornata della XIX legislatura al Senato. Al via, la cosa che colpisce di più sono gli spazi vuoti nell'aula di palazzo Madama: solo 200 gli eletti, erano 315 prima del taglio. Poche le donne, ma questo già si sapeva. Comunque non ci sono problemi di posti per i neo senatori. Così ognuno si sceglie lo scranno migliore e il compagno di banco preferito. Tra l'altro i gruppi si formeranno solo la prossima settimana.

Il gioco della coppie già la dice lunga sugli equilibri della nuova legislatura. Carlo Calenda e Matteo Renzi, alleati del Terzo Polo, si siedono di fianco, al centro dell'emiciclo. Dario Franceschini si piazza in prima fila, con Pier Ferdinando Casini accanto. Silvio Berlusconi, da consumato show man, entra in ritardo in aula, con tutti gli occhi addosso. Si sistema anche lui in prima fila, con Licia Ronzulli alla sua sinistra e Anna Maria Bernini a seguire, sotto le postazioni riservate alla Lega.

Tutti in silenzio ad ascoltare il discorso della Segre, cui vengono tributate 4 standing ovation. Fino ad allora l'aula del Senato era stata tutta un fermento da primo giorno di scuola: saluti, abbracci e selfie-ricordo. Massimiliano Romeo chiede alle colleghe della Lega di mettersi in posa e a Claudio Borghi di spostarsi per non impallarle. Ma i più attivi sono quelli di FdI, che poi si fotograferanno a vicenda all'uscita dal catafalco. Alessio Butti immortala un 'cheese' di Daniela Sanantanchè. La foto copertina è di Isabella Rauti, autrice dello storico scatto del futuro presidente Ignazio La Russa mentre imbuca la scheda nell'urna.

Intanto i senatori scorrono per votare. Renzi, attivissimo, abborda gli ex colleghi del Pd e parla a lungo con Marco Meloni, il braccio destro di Enrico Letta, e Dario Franceschini. Attento, Francesco Boccia intanto sorveglia i suoi: l'ordine è quello di marciare veloci fuori dal catafalco per dimostrare di aver votato scheda bianca. Sarà così per tutti. Molte delle attenzioni sono rivolte verso Berlusconi. Anche perché Matteo Salvini, l'altro leader di maggioranza, gli siede due file sopra ma è compostissimo.

Alla prima pausa dei lavori un capannello si forma davanti al leader di FI. Il leghista Giorgio Maria Bergesio gli chiede un selfie, mentre Renzi e Mario Monti si imbucano e stringono la mano al Cavaliere. Anche Franceschini passa a salutare il leader di FI, che lo riprende: "Ma questa barba?". Ma il leader di FI ha altri pensieri, entra e esce dall'aula, le trattative per la formazione del governo vanno male per FI. Forse per questo, ripreso dagli smartphone, si lascia scappare un 'vaff...' verso La Russa che gli passa davanti. E forse per questo, al momento del voto salutato dall'applauso dei suoi senatori, si alza, caracolla un pò e riceve il provvidenziale aiuto di Daniela Santanchè. Poi vota ma esce dal lato sbagliato del catafalco, si gira, perde per un attimo l'equilibrio e ha bisogno dell'intervento dei commessi.

Con il passare del tempo l'atmosfera a palazzo Madama cambia, l'armonia e i sorrisi piano piano si spengono. Ignazio La Russa, dopo aver donato un mazzo di fiori alla Segre, viene eletto presidente. Ma i conti non tornano: FI non lo vota e per il neo presidente arrivano 17 sì non bene identificati. Chi è stato? L'opposizione si scambia le accuse. "Irresponsabili", tuona Letta. "Inciucio", sentenzia il M5s. Dito puntato su Renzi, che alza le mani: "Non sono stato io, altrimenti l'avrei rivendicato...". Così cala il sipario sulla prima giornata della XIX legislatura, aperta dai selfie ma chiusa dai vaffa.

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