Si tratta di una mazzata sui contribuenti, perché questi 20 miliardi dovranno comunque essere pagati, prima o poi.
È vero che il Governo ha avuto il via libera dalla Commissione europea, questo fatto viene sempre portato all’opinione pubblica quasi come un trionfo. Ma la verità è che si tratta di un ulteriore indebitamento, cioè di cambiali che dovranno pagare le future generazioni.
Il nodo della grave crisi è dato dai cosiddetti Non performance loan (Npl), cioè crediti deteriorati, quelli successivi ai crediti incagliati.
Bisogna chiarire che i crediti deteriorati non sono definitivamente perduti, ma di difficile esazione. Per cui, sono immessi sul mercato e vi sono fondi e altri soggetti disposti ad acquistarli, ovviamente pagandoli pro quota, per esempio un decimo o un ventesimo del loro valore nominale.
La cessione è frutto di una trattativa fra banca e acquirente. E' ovvio che più crediti deteriorati vengono immessi contemporaneamente sul mercato, più si abbassa il valore della possibile transazione.
I crediti deteriorati sono portati da contratti di affidamento a imprese e privati, da mutui garantiti da immobili, da crediti assistiti da fidejussioni e altre garanzie, e così via. Ecco perché vi sono acquirenti che ritengono di poterne incassare una parte e, giustamente, guadagnarci.
Le due banche venete hanno dieci miliardi di Npl. Banca Intesa si compra gli attivi per un euro e lascia le passività in una società, chiamata Bad Bank, che sarà amministrata dai commissari, per tentare di realizzare i crediti deteriorati e portare a perdita la parte non incassabile.
Il sistema bancario italiano non è, nella sua maggioranza, nelle condizioni delle banche citate. Nel complesso è solido, anche perché deve rispondere ai requisiti di cui a Basilea 3.
Il cittadino si chiede come sia possibile che la vigilanza dell’istituto centrale abbia controllato bilanci e performance degli istituti in questione e non si sia accorta della loro profonda crisi.
Ancor peggio, la vigilanza ha in un certo senso convalidato i bilanci e i parametri presentati dagli amministratori, i quali hanno continuato a percepire ricchi emolumenti e ricche liquidazioni, nonostante stessero massacrando i propri clienti, gli azionisti e gli acquirenti dei bond senior e subordinati.
Il mancato controllo da parte di Bankitalia è la causa di quanto si è verificato, ma fino a oggi non risulta che i vertici siano stati messi sotto inchiesta, mentre gli amministratori di quegli istituti ancora si trovano nell’alveo delle indagini preliminari, per cui potremmo formulare l’ossimoro: amministratori garantiti, contribuenti fregati.
Che c’entrano i contribuenti? C’entrano e come! Perché tutti i denari che il Governo ha stanziato per salvare le banche graveranno sulle spalle di essi attraverso il meccanismo dell’indebitamento pubblico cui prima si accennava.
Nel nostro Paese, vi è una sorta di irresponsabilità generalizzata, che non viene mai sanzionata. Il settore pubblico non ha gestori e controllori sostanziali. Tutto è formale e quindi non incide mai sulle effettive circostanze. C’è gente che venderebbe l’anima per il potere. Ma secondo Charles Maurice de Talleyrand-Périgord (1754-1838), farebbe bene perché scambierebbe letame con l’oro.
Come sempre, su questa vicenda a breve, calerà l’oblio, perché i giornali nazionali e i grandi canali televisivi riceveranno l’ordine di non occuparsene più.
Ma noi ci torneremo perché i nostri lettori devono sapere quello che fanno i poteri forti.
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