Il timore di camminare per strada di notte, la paura di subire aggressioni o di non trovare rifugio sicuro: il tema della sicurezza urbana resta al centro del dibattito in Italia e in Sicilia. Secondo il Rapporto Fondazione Censis–Università La Sapienza, il 94,2% degli italiani desidera muoversi liberamente senza paura, ma il 38,1% ha rinunciato almeno una volta a uscire dopo il tramonto. Tra le donne, la percentuale sale al 70%, segno di una paura diffusa che incide sulla qualità della vita.
Aumenta la percezione di insicurezza e dell’allarme sociale
Il rapporto evidenzia un aumento della domanda di sicurezza e della percezione di criminalità, con il 70,4% degli italiani convinti che i reati siano in crescita. Nel Sud e nelle Isole, la percentuale è 68,5%, in linea con la media nazionale. Solo l’8,4% ritiene che la criminalità sia diminuita. Questa percezione, secondo gli esperti, va “oltre la realtà dei fatti”, ma testimonia un diffuso senso di insicurezza sociale e urbana.
Piantedosi: “Delittuosità complessiva in calo del 9%”
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fornito un quadro più ottimistico: “Nel periodo dal 1° gennaio al 31 luglio, i reati sono diminuiti del 9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le violenze sessuali calano del 17%, le rapine del 6% e i furti del 7%.” Dati che mostrano un miglioramento sul piano statistico, ma che non riescono ancora a scalfire la percezione di paura diffusa nelle grandi città.
Sicurezza a Catania: nuove assunzioni e più controlli
A Catania, nelle ultime settimane, sparatorie notturne nei quartieri popolari come Librino e Antico Corso hanno riacceso l’allarme. Il sindaco Enrico Trantino ha rassicurato i cittadini parlando di “sforzo straordinario delle Forze dell’ordine e della Polizia locale”, con controlli intensificati nel centro storico e nelle aree della movida.
Il Comune ha inoltre annunciato l’assunzione di 98 nuovi agenti, un “rafforzamento necessario” per un settore strategico come la sicurezza urbana.
Palermo: “zone rosse” e più videosorveglianza
A Palermo, dopo l’omicidio di Paolo Taormina nei pressi del Teatro Massimo, sono state istituite le “zone rosse” in aree sensibili come via Maqueda, la Vucciria e la Stazione. Il provvedimento, concordato tra il sindaco Roberto Lagalla, il governatore Renato Schifani e il ministro Piantedosi, prevede presidi fissi delle forze dell’ordine e allontanamenti immediati dei soggetti pericolosi.
Sono inoltre in arrivo 2,7 milioni di euro per potenziare la rete di videosorveglianza cittadina. “Il rischio zero non esiste – ha ammesso Lagalla – ma stiamo lavorando per rendere la città più sicura”.
Racket e usura: la paura che paralizza
Accanto ai reati di strada, in Sicilia resta grave il fenomeno del racket e dell’usura. Molti episodi rimangono sommersi: le vittime spesso non denunciano per paura di ritorsioni, lasciando che il controllo del territorio resti nelle mani della criminalità organizzata.
I dati del Ministero dell’Interno confermano che i casi registrati sono inferiori alla realtà. Oltre alla presenza delle Forze dell’ordine, serve un maggiore coraggio civile e sostegno istituzionale per spezzare il silenzio dell’omertà.
Tra percezione e realtà, la sicurezza resta una priorità
Nonostante il calo dei reati segnalato dal Viminale, in Sicilia la paura resta elevata. Catania e Palermo corrono ai ripari con nuovi agenti, telecamere e zone sorvegliate, ma il benessere percepito dei cittadini rimane fragile. Come sottolinea il rapporto Censis, la sicurezza è “una componente essenziale della qualità della vita” e richiede interventi integrati: istituzionali, sociali e culturali.
di Salvatore Rocca
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