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A rischio la produzione del collirio per la sindrome dell’occhio secco

A rischio la produzione del collirio per la sindrome dell’occhio secco

A rischio la produzione del collirio per la sindrome dell’occhio secco

Un collirio da siero autologo per contrastare i gravi effetti della sindrome dell’occhio secco, quali ulcere e trapianti di cornea, viene utilizzato da tantissimi anni all’interno degli ospedali riuniti “Villa Sofia- Cervello” di Palermo, ma adesso la carenza di sangue mette a rischio la sua produzione.

Il collirio è, infatti, costituito da un emocomponente per uso non trasfusionale, la cui produzione è normata dal decreto ministeriale del 2 novembre 2015, integrato poi con quello 2018, che ha fornito ulteriori specifiche sulla produzione degli emocomponenti.

Attualmente il responsabile del settore a “Villa Sofia” è il dottore Vincenzo Picciurro che se ne occupa dal 2012, ma il collirio era utilizzato anche prima dal dottore Di Peri. Il “Centro Trasfusionale” dell’ospedale “Cervello” vanta, quindi, una lunga storia nella produzione di emocomponenti non trasfusionali, infatti, è necessario avere dei requisiti specifici per crearlo di qualità e in sicurezza.

La sindrome dell’occhio secco

«L’indicazione principale del collirio è la cura della sindrome dell’occhio secco che può essere determinata da diverse patologie, come la sindrome di Sjögren che può coinvolgere diversi organi e apparati tra cui l’occhio. In questo caso la produzione delle lacrime si riduce fino a scomparire del tutto, per cui la superficie dell’occhio, soprattutto quella corneale, può andare incontro a gravi danni, proprio perché non è lubrificata – precisa Roberta Fedele, responsabile del “Centro Trasfusionale” dell’ospedale “Cervello” – alla lunga si formano, infatti, delle ulcere che possono causare anche la perforazione della cornea, parliamo quindi di danni importanti, con una riduzione marcata della visione.

Un’altra condizione che comporta sempre la sindrome dell’occhio secco è la Graft-versus-host disease (GVHD), cioè la complicanza che si presenta in seguito ad un trapianto di cellule staminali. Il nostro è un centro di riferimento per la raccolta di cellule staminali utilizzabili per il trapianto di midollo, sia all’interno degli ospedali riuniti “Villa Sofia – Cervello”, sia per la clinica “La Maddalena”.

I pazienti che vengono sottoposti al trapianto di cellule staminali da donatore allogenico, possono andare incontro a questa complicanza, che a livello oculare determina sempre la sindrome dell’occhio secco». Tale patologia a volte è determinata anche da una riduzione dell’ammiccamento, cioè la frequenza della chiusura e dell’apertura della palpebra. La lacrima serve a lubrificare la cornea e con l’ammiccamento avviene la stratificazione del liquido lacrimale. La riduzione della frequenza dell’ammiccamento crea un’evaporazione della lacrima e, quindi, la sindrome dell’occhio secco che non curata può portare al trapianto di cornea. Il mancato utilizzo del collirio potrebbe portare a conseguenze disastrose per la salute del paziente e ulteriori spese al carico del Sistema Sanitario Nazionale in caso di trapianto.

Il collirio da siero

«Il preparato deve essere conservato nei nostri congelatori a temperatura controllata e la terapia  può essere fornita al paziente per un mese. Si tratta di un vero e proprio farmaco, che viene preparato dalla banca del sangue interna e viene sottoposto a centrifugazione dopo un processo di sieraggio.

Successivamente viene diluito con la soluzione oftalmica fornita dall’Unità Operativa di “Oculistica” – precisa ancora la dottoressa Fedele – Il collirio riduce immediatamente l’arrossamento, la fotofobia e soprattutto il processo infiammatorio. Da diversi anni a Villa Sofia, se ne occupano, Vincenzo Picciurro, responsabile del settore degli emocomponenti non trasfusionali, la biologa Maria Grazia Vitale, e poi al momento ci sono due tecnici.

Negli ultimi tempi è stata aumentata la produzione del collirio grazie alla collaborazione con l’unità di Oculistica, per cui al momento vengono trattate circa 40 persone al mese. Inoltre, il collirio da siero ha un elevato rapporto beneficio/costi ai sensi del nuovo tariffario per gli emocomponenti costa per un mese 152 euro, ma chi ha la sindrome dell’occhio secco, in genere, ha l’esenzione per patologia, motivo per cui il paziente non paga. Il trattamento lo paga il sistema sanitario nazionale, ma è un costo irrisorio rispetto a quello che dovrebbe affrontare per un trapianto di cornea». Il collirio è un farmaco, quindi, oltre ad essere sottoposto a tutti i controlli previsti per legge, passa anche dai controlli di sterilità per ogni singolo fiala di cui si occupa anche l’unità operativa di “Microbiologia” guidata dalla dottoressa Orazia Diquattro, motivo per cui si stratta di un prodotto sicuro da tutti i punti di vista.

Carenza di sangue e problemi a produrre il farmaco

«Il collirio si crea col sangue, quindi, abbiamo avuto periodi tristi in cui non abbiamo potuto fare il preparato perché mancavano gli elementi di base. Nel periodo Covid, per circa due mesi, non abbiamo fornito il collirio. In questo momento non abbiamo ancora questo problema, ma è bene prepararsi per agosto in cui in genere abbiamo problemi a reperire il sangue. Pertanto, servono donatori preferibilmente di gruppo AB ai fini della produzione di questo collirio. Ovviamente le problematiche appena descritte rientrano nell’ambito della più ampio della carenza generale di donatori di sangue, perché il collirio viene prodotto a partire dal sangue intero.

Al momento comunque stiamo continuando tranquillamento con gli interventi a “Villa Sofia – Cervello”, ma per quanto riguarda l’attività trasfusionale in questo momento stiamo procedendo con difficoltà. C’è anche un po’ di preoccupazione perché la Sicilia dipende per il sangue dall’Emilia Romagna, infatti, abbiamo un programma annuale per cui Bologna ogni 15 giorni ci manda un certo quantitativo di sangue, ma negli ultimi tre mesi ha mancato 4 spedizioni, l’ultima è stata annullata 10 giorni fa. Bologna ci ha anche comunicato che non garantisce di riuscire a mandare il sangue durante l’estate, perché quello che stanno raccogliendo serve per il loro fabbisogno interno.

In Sicilia, inoltre, c’è stata una riduzione della raccolta intorno al 5% perché non abbiamo supporto esterno. Il dato allarmante riguarda, però, i giovani: i donatori periodici continuano a donare ma diventano sempre più anziani e non c’è un ricambio generazionale, quindi è necessario impattare sui giovani. Credo ci sia un problema di comunicazione verso i giovani perché ormai il loro linguaggio e il loro modo di vivere sono cambiati, vivono di social, ed è necessario coinvolgere i giovani in qualche modo» dichiara infine Roberta Fedele.

Sonia Sabatino

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