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Coronavirus, i piani internazionali per distribuire il vaccino

Coronavirus, i piani internazionali per distribuire il vaccino

Coronavirus, i piani internazionali per distribuire il vaccino

Con oltre 165 allo studio nel mondo, 58 giunti alla fase di test sull'uomo e 7 alla fase tre più avanzata e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che fa sempre più pressing sui ricercatori per averlo pronto per le elezioni di novembre, ora la questione è chi vaccinare per primo. Operatori sanitari? Anziani? Categorie a rischio? Al tema hanno iniziato a lavorare già da qualche settimana sia l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che l'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Nasem), con due documenti che propongono alcune soluzioni. Il piano preliminare predisposto dai consulenti strategici dell'Oms, esperti in immunizzazione, sottolinea l'importanza di allocare il vaccino a livello globale, distribuendo inizialmente un numero sufficiente di dosi perchè ogni Paese lo somministri al 3% della sua popolazione, e successivamente ad un altro 17%. La decisione su come distribuire i vaccini viene lasciata ad ogni Stato seguendo alcuni principi etici, quali benessere umano, rispetto, uguaglianza, reciprocità, trasparenza e assicurare una distribuzione equa, con i Paesi ricchi che garantiscano l'accesso da subito a quelli poveri. In Italia il ministro della Salute, Roberto Speranza, qualche giorno fa ha spiegato che la diffusione sarà graduale e che la priorità sarà data ad anziani e soggetti fragili. Il documento preliminare della Nasem (US National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine) include anche le minoranze etniche e razziali, soprattutto quelle di colore, particolarmente colpite dalla pandemia, intervenendo sui fattori socio-economici che li mettono a rischio. Il piano è diviso in 5 fasi e prevede di vaccinare prima gli operatori sanitari, poi chi è ad alto rischio di forme gravi di Covid-19 e gli anziani che vivono in strutture molto affollate, i lavoratori essenziali ad alto rischio di esposizione, come insegnanti e personale scolastico, senza fissa dimora, detenuti e anziani. Poi giovani, bambini e lavoratori di servizi essenziali a maggior rischio di contagio (come trasporti, postini, commessi) e infine tutti gli altri. Il problema della distribuzione non è di poco conto. Molte nazioni hanno infatti già piani di distribuzione, ma predisposti per l'epidemia influenzale più che per il coronavirus, dove di solito la priorità viene data a bambini e donne incinte, ora escluse dalle sperimentazioni per il vaccino anti-Covid. Senza contare che il nuovo coronavirus sembra essere meno letale nei bambini rispetto all'influenza. Per questo la Nasem raccomanda di dare il vaccino ai bambini nelle fasi finali di distribuzione. In ogni caso le raccomandazioni più specifiche saranno pubblicate tra fine 2020-inizio 2021, a seconda dei risultati delle sperimentazioni di fase 3 sui vaccini.

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