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Coronavirus, in Sicilia centralizzato un acquisto su quattro

Coronavirus, in Sicilia centralizzato un acquisto su quattro

Coronavirus, in Sicilia centralizzato un acquisto su quattro

PALERMO – Ammonta a ben 63 milioni di euro la spesa sostenuta nel corso dei mesi di marzo e aprile in Sicilia per l’acquisto di forniture e servizi sanitari connessi al trattamento e al contenimento dell’epidemia da Covid-19.

Considerata la rilevanza socio-economica che gli effetti del periodo emergenziale hanno prodotto sul Paese, l’Autorità nazionale anticorruzione ha effettuato un’indagine conoscitiva sugli affidamenti ed è emerso che in Sicilia si è fatto ricorso alla centralizzazione degli acquisti per appena il 26,5% dell’ammontare complessivamente speso (ovvero, solo 16,7 milioni di euro); di conseguenza ammonta a ben 46,4 milioni di euro la spesa sfuggita agli strumenti di centralizzazione.

A livello territoriale, le regioni con il più alto grado di incidenza di ricorso all’utilizzo di strumenti di centralizzazione sono la Toscana, in cui per ben il 93,7% della spesa complessivamente sostenuta per l’emergenza si è fatto ricorso alle procedure di centralizzazione, e la Lombardia, in cui la spesa per approvvigionamenti centralizzati rappresenta l’80,9% della spesa complessiva regionale. Seguono Liguria con un’incidenza pari al 76,8%, la Campania con il 74,6%, il Piemonte con il 74,1% ed il Veneto con il 67,3%.

Mentre nella Provincia Autonoma di Trento (3,6%), in Umbria (3,2%), Marche (3%) e nella Provincia Autonoma di Bolzano (0,5%) si rileva il ricorso più contenuto agli strumenti di acquisto centralizzati.

Complessivamente a livello nazionale nel bimestre in considerazione sono stati spesi 5,8 miliardi di euro (di cui appena il 37,3% disciplinati dalle procedure di centralizzazione degli acquisti): di questi 5,8 miliardi di euro, gli importi maggiormente sostenuti sono stati spesi in Lombardia (392,1 milioni di euro, pari al 6,8%) del totale), Toscana (376,7 milioni di euro, corrispondenti al 6,5%) ed Emilia Romagna (350 milioni di euro, ovvero il 6,1%).

I 63 milioni di euro spesi in Sicilia si compongono di 16,3 milioni di euro utili all’acquisto di dispositivi di protezione individuale (di cui 9 milioni di euro per le mascherine), 5,9 milioni di euro per tamponi e reagenti, 5 milioni di euro per ventilatori e ossigenoterapia, un milione di euro per l’igienizzazione degli ambienti, 760 mila euro per le forniture di igienizzati e 34,1 milioni di euro per l’acquisto di altri beni e servizi connessi alla gestione dell’emergenza.

Rapportando la spesa sostenuta alla popolazione residente nell’Isola, si rileva una delle quote più contenute in termini pro capite: infatti, dividendo i 63 milioni di euro spesi nel corso del bimestre marzo-aprile si ottiene un ammontare pari a 12,70 euro pro-capite. Spesa a cranio più contenute si osservano solo in Umbria (9,94 euro), Calabria (8,08 euro) e Molise (4,79 euro). Mentre le quote pro capite più sostenute sono state spese in Toscana (101,19 euro), Emilia Romagna (78,42 euro), Liguria (72,07 euro) e Provincia Autonoma di Trento (70,84 euro).

Infine, per quanto riguarda la spesa sostenuta per curare ciascun contagiato, in Sicilia si osserva uno dei valori maggiormente elevati a livello nazionale: infatti, nell’Isola si stima una spesa per paziente di poco inferiore ai 20 mila euro. Importi più sostenuti si rilevano solo in Campania (76.308 euro per contagiato), Toscana (40.280 euro), Sardegna (36.828 euro), Basilicata (30.293 euro), Puglia (26.013 euro) e Friuli Venezia Giulia (22.878 euro).

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