A commentare all'ANSA i dati della sorveglianza sull'influenza è Antonino Bella, esperto del Dipartimento Malattie Infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss) e responsabile della Sorveglianza epidemiologica InfluNet, che sottolinea come questo sia stato frutto di diversi fattori, inclusa una competizione virale che ha visto prevalere il Sars.Cov2 e le stringenti misure di protezione messe in campo per contrastare il Covid-19.
Non sono ancora disponibili dati di copertura vaccinale per l'influenza nella stagione 2020-21, spiega l'esperto, "ma sappiamo che sono state utilizzate circa 14 milioni di dosi di vaccini, una quantità ben superiore agli altri anni, grazie all'intensa campagna informativa, una quantità che porta la stima della copertura vicina al 25% della popolazione italiana, ma assolutamente insufficiente da sola a far sparire l'epidemia influenzale stagionale".
La spiegazione della 'scomparsa' dell'epidemia influenzale in parte potrebbe esser ricercata nella memoria immunitaria. "Sebbene i virus influenzali non ci regalino una memoria immunitaria a vita come fanno altri patogeni, tanto che ci dobbiamo rivaccinare ogni anno, una qualche immunità anti influenza ci rimane e probabilmente ne attenua l'impatto sia in termini di incidenza che di severità.
Un'ulteriore spiegazione si può ricercare nel fatto che molti virus possono competere tra loro. Potrebbe essere che la forte circolazione del virus Sars-CoV-2 abbia 'annientato' il virus influenzale. Ma questo fenomeno, da solo non è sufficiente ad eliminarlo completamente". Insieme a queste considerazioni, conclude Bella, "dobbiamo ammettere l'evidenza che mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani, chiusura di scuole ed esercizi commerciali sono state molto efficaci nell'eliminare l'epidemia di influenza".
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