Giovanni Brusca, il boss mafioso che il 23 maggio 1992 azionò il telecomando che fece esplodere l'autostrada A29 nei pressi di Capaci, uccidendo il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, è ufficialmente un uomo libero.
Dal 1° giugno 2025, Brusca ha concluso anche l’ultimo capitolo del suo percorso giudiziario: i quattro anni di libertà vigilata disposti dopo la scarcerazione avvenuta nel 2021.
Un passato di sangue e un discusso pentimento
Ex boss di San Giuseppe Jato, Brusca è stato uno dei sicari più feroci di Cosa Nostra: decine gli omicidi a lui attribuiti. Dopo l’arresto, avvenuto nel 1996, ha inizialmente inscenato un falso pentimento, per poi diventare realmente collaboratore di giustizia. La sua testimonianza ha avuto un impatto significativo in molte indagini antimafia, ma la sua scarcerazione ha suscitato forti polemiche nell’opinione pubblica e tra i familiari delle vittime.
Protezione e vita sotto copertura
Dopo aver scontato 25 anni di reclusione e i successivi 4 anni di sorveglianza speciale, Brusca ha estinto il suo debito con la giustizia italiana. Tuttavia, per ragioni di sicurezza, continuerà a vivere sotto falsa identità, lontano dalla Sicilia, e resterà inserito nel programma di protezione per collaboratori di giustizia.
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