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Amianto, sindaci in rivolta, “Si rischia che resti nei centri di stoccaggio”

Amianto, sindaci in rivolta, “Si rischia che resti nei centri di stoccaggio”

Amianto, sindaci in rivolta, “Si rischia che resti nei centri di stoccaggio”

di Adriano Agatino Zuccaro -

PALERMO - Il 25 settembre scorso il governatore regionale, Nello Musumeci, dichiarava: “Ci sono voluti 28 anni di colpevoli distrazioni e ritardi, ma adesso finalmente anche la Sicilia ha il suo Piano regionale per l’amianto”. Un piano che però in meno due mesi (già alla vigilia delle feste natalizie) ha incontrato resistenze: “Non vogliamo l’amianto al centro Sicilia. Ho convocato la conferenza dei sindaci per la sanità pubblica per difendere il nostro territorio da questo piano scellerato che prevede lo stoccaggio, loro dicono temporaneo dell’amianto nelle nostre miniere” ha dichiarato il sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino.

Le parole del sindaco arrivano poche ore dopo l’approvazione del piano amianto regionale che il 22 dicembre ha avuto il parere positivo pure della apposita commissione Ars che ha individuato quattro siti, tre nel centro Sicilia, Pasquasia, in provincia di Enna, Bosco, a San Cataldo e Milena, in provincia di Caltanissetta, e Biancavilla in provincia di Catania.

“Riguardo alla protesta dei sindaci è comprensibile che nessun abitante vorrebbe vicino al proprio paese depositi di amianto ma è pur vero che bisogna rimuoverlo e da qualche parte bisogna pur metterlo. Qualsiasi soluzione si proponesse troverebbe sempre qualcuno che non è d’accordo. Magari i sindaci lamentano il fatto di non essere stati ascoltati” dichiara al Qds Calogero Vicario, Coordinatore regionale dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona). “L’atto finale del processo sull’amianto – prosegue - è inertizzarlo ma per farlo bisogna rimuoverlo e depositarlo in modo provvisorio nei luoghi di stoccaggio. Il nodo è: per quanto tempo rimane nei luoghi di stoccaggio? Non abbiamo contezza di ciò. Il rischio che si corre è che rimanga nei centri di stoccaggio. Il progetto definitivo prevede uno/due centri per la trasformazione dell’amianto in inerte e riciclare il derivato”.

Musumeci difende l’operato del suo Governo sul Piano: “È un’efficace risposta ai Comuni siciliani che sono in affanno per l’enorme quantità di amianto presente sui propri territori. Il Piano consentirà di intensificare la lotta contro lo smaltimento irregolare e bonificare moltissime aree della Sicilia. Ogni ente locale dovrà varare, a sua volta, un proprio Piano e potrà avvalersi del lavoro svolto dalla Regione che mapperà, anche tramite foto satellitari, la presenza di potenziali manufatti in amianto anche per evitarne la rimozione in maniera arbitraria: un rischio per la salute e per le salatissime multe”.

Vicario, al netto delle citate osservazioni, non usa mezzi termini: “La Legge regionale sull’amianto, di cui noi siamo stati tra i promotori, la definirei una legge epocale”.

Restano da “abbattere” le resistenze locali: “Noi nelle miniere ci vogliamo portare i turisti – prosegue il sindaco di Caltanissetta - non mettere i rifiuti. Siamo stati sentiti in commissione ambiente all’Ars, è stata una passerella inutile, sentiti ma non ascoltati. Il parere di noi sindaci per il governo regionale conta pochissimo, ma noi siamo la nostra gente. Il piano loro se lo sono approvato lo stesso a discapito vostro e nostro. Ma difenderemo le nostre terre anche con il nostro corpo se sarà necessario. Dal rispetto per l’ambiente passa lo sviluppo del territorio. Questa noi sindaci non gliela facciamo passare”.

Il problema dell’amianto, della la sua presenza nei luoghi di “vita” e di lavoro, dei danni causati e di quelli che potrà causare non è di certo un argomento nuovo. A livello nazionale sono stati emessi gli atti di indirizzo per il riconoscimento dei benefici previdenziali per esposizione all’amianto ma il Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale “si è dimenticato della Sicilia e del polo petrolchimico di Priolo, discriminando tutti quei lavoratori che nonostante la provata esposizione all’amianto, oggi, sono costretti ad adire alle vie legali per avere ciò che in altri parti d’Italia hanno ottenuto in via amministrativa” scrive l’Ona al Governatore Musumeci. Un lungo cammino sembra profilarsi all’orizzonte, in gioco il diritto alla salute.

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