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Depurazione, Arpa Sicilia: “Avanti, ma a piccoli passi”

Depurazione, Arpa Sicilia: “Avanti, ma a piccoli passi”

Depurazione, Arpa Sicilia: “Avanti, ma a piccoli passi”

La vita nei nostri mari è sempre a rischio a causa di inquinamento, pesca selvaggia e aumento di temperature. Ma per fortuna finora l’ecosistema ha retto e non ci sono segnali importanti di una inversione di tendenza. Parola di Benedetto Sirchia, dirigente responsabile di Uos ambiente marino di Arpa Sicilia che fa il punto anche su un nodo molto delicato: quello della depurazione. “Di fatto – esordisce il dirigente - in Sicilia i vari Comuni stanno cercando di aumentare le richieste di autorizzazione per realizzare nuovi impianti. Naturalmente siamo ancora molto indietro nell’efficienza e per numero di impianti di depurazione e nelle aree soprattutto delle grandi città ogni anno si continua ad andare avanti con i divieti di balneazione”.

Nei prossimi anni è possibile migliorare la situazione?

“Sembrerebbe di sì perché gli iter avviati sono molteplici ed esiste una volontà regionale e comunale di adeguarsi. In Sicilia il controllo della salubrità delle acque è sempre più monitorato grazie anche all’attività di Arpa Sicilia e questo ci permette di dire realmente com’è la situazione attuale”.

Lei ritiene che l’ecosistema dei nostri mari non sia poi in uno stato di grave difficoltà?

“Sostanzialmente, rispetto ai chilometri di costa che abbiamo, siamo in un ecosistema che continua a resistere nonostante l’inquinamento. Anche perché le aree di pregio sono di gran lunga più estese rispetto a quelle compromesse. Sicuramente la situazione non è peggiorata e c’è maggiore consapevolezza dell’importanza di rispettare l’ambiente marino, ma si procede ancora a piccoli passi”.

La Regione prevede in futuro la nuova istituzione di oasi protette?

“L’assessorato Territorio e ambiente ha già implementato il numero dei siti protetti e la tendenza è quella di aumentarli soprattutto ogni qualvolta si presentano aree che dagli studi emergono di particolare pregio ambientale”.

Come ci si difende dalla marineria illegale e l’uso della pesca a strascico?

“Aumentando sicuramente l’attività di controllo. Noi da anni facciamo una attività di rilievi e campionamenti per avere un quadro conoscitivo di attività. La pesca a strascico viene praticata in tratti di costa non autorizzati”.

Avete in itinere un progetto sull’inquinamento dalle microplastiche. Cosa vi attendete dai risultati?

“Cercheremo di capire e avere informazione su quante microplastiche si trovano all’interno degli organismi marini. È questo uno degli obiettivo principali”.

Una delle soluzioni per ridurre l’inquinamento da plastica potrebbe essere l’abolizione delle bottiglie usa e getta?

“Bisognerebbe, in primis, avere un maggiore controllo dei rifiuti sulle spiagge. La maggior parte delle plastiche proviene da terra e quindi non c’è una buona pulizia delle spiagge. L’altro aspetto riguarda l’incentivazione dei pescatori che fanno pesca a strascico per il recupero di oggetti di plastica. Alla base comunque sarebbe in effetti, necessaria l’abolizione di questi contenitori monouso”.

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