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L'inquinamento nel "triangolo della morte"

L'inquinamento nel "triangolo della morte"

L’inquinamento nel “triangolo della morte”

SIRACUSA - La tutela della salute da una parte, il lavoro e lo sviluppo dall’altra. Una contrapposizione che dovrebbe apparire paradossale e improponibile in ogni tempo e in ogni luogo. Eppure, purtroppo, un simile paradosso ha assunto spesso contorni reali e concreti in Italia. Sono molti, infatti, i casi di industrializzazione che hanno lasciato scorie (in tutti i sensi) difficili da smaltire. A confermare questo assioma, seppur con i dovuti distinguo e con le differenze esistenti di caso in caso, è il VI rapporto Sentieri sui siti di interesse nazionale (Sin), cioè su quelle aree del territorio nazionale che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari.

Il progetto, nato nel 2006, è coordinato dall'Istituto superiore di sanità e finanziato dal ministero della Salute. Dal 2014 fa parte del Programma statistico nazionale, nel settore Ambiente e territorio. Il rapporto si basa su uno studio ecologico, che mette in correlazione la mortalità per determinate patologie legate all’ambiente (tumori, malformazioni) con la presenza di eventuali fonti potenzialmente inquinanti sul territorio.

Il dato nazionale

Nel periodo 2013-17, fotografato dal più recente rapporto, nei 46 siti nazionali monitorati si è verificato un eccesso di 1.668 morti l’anno, che corrisponde ad una percentuale di eccedenza del 2,6%, in linea con i dati dei precedenti rapporti. Nelle morti superiori alle attese influiscono soprattutto i tumori maligni (56%). Tra questi è in eccesso, in entrambi i generi, il tumore del polmone. Altro dato significativo quello legato alla presenza di amianto sui territori, che determina un eccesso triplo della mortalità per mesoteliomi. A completare il quadro gli studi dell’Oms, secondo i quali l’inquinamento atmosferico è – insieme ai cambiamenti climatici – la più grande minaccia per la salute dell’uomo.

Ogni anno, secondo queste stime, sono 7 milioni i decessi prematuri dovuti all’esposizione ad aria inquinata. Un aspetto da monitorare costantemente, anche al fine di proporre soluzioni, di cui abbiamo parlato nell’intervista che proponiamo più avanti con la dottoressa Anna Abita di Arpa Sicilia.

Anche la Sicilia ha il suo "triangolo della morte"

Tra i siti monitorati da Sentieri vi è anche un’ampia area della provincia siracusana che – oltre al capoluogo – comprende i Comuni di Priolo, Melilli e Augusta.

Abbiamo approfondito i risultati dell’ultimo rapporto Sentieri e degli studi condotti su quei territori dell’Asp di aretusea con il professore Anselmo Madeddu, presidente dell’Ordine dei medici di Siracusa e docente di Epidemiologia oncologica all’Università di Catania. “I dati più rilevanti che emergono da Sentieri – esordisce – sono quelli dotati di significatività statistica, cioè talmente consolidati e ripetuti negli anni da assumere grande attendibilità. Rientrano in questa categoria i tumori della pleura, messi in relazione con la storica presenza nel territorio di inquinanti legati all’amianto. Dal momento che nella zona è esistita una fabbrica di cemento amianto dal 1955 al 1991, si individua una possibile correlazione. Un altro elemento messo in evidenza è quello delle malformazioni congenite, in particolare legate allo sviluppo degli organi genitali dei bambini (ipospadie). Queste specifiche malformazioni, a differenza di altre che rientrano nei valori medi, sono molto diffuse sul territorio. Dalla letteratura scientifica sappiamo che sono legate a sostanze quali esaclorobenzene o pcb (policlorobifenili). Sostanze, queste, potenzialmente presenti nel siracusano. Il rapporto, ovviamente, non stabilisce un nesso di casualità ma evidenzia l’esistenza della patologia e la potenziale presenza degli inquinanti”.

Anselmo Madeddu, presidente dell’Ordine dei medici di Siracusa e docente di Epidemiologia oncologica all’Università di Catania

Nel documento si puntano i riflettori anche su fenomeni che, al momento, non hanno uno specifico peso statistico ma che potrebbero averlo nei prossimi anni. Tra questi va attenzionato il tumore della mammella. Il perché lo spiega ancora Madeddu: “Nell’insorgenza di questa patologia, che è una malattia ormoni-dipendente, possono potenzialmente agire gli stessi inquinanti citati nel caso delle malformazioni congenite, perché queste sostanze si comportano da distruttori endocrini, cioè interferiscono con il sistema endocrino, soprattutto nella produzione degli ormoni. Queste due patologie, tra i tanti fattori di rischio, ne riconoscono uno in comune. A tal proposito, quindi, si può evidenziare il rischio legato alla potenziale presenza delle sostanze citate nel territorio”.

“Nel passato - prosegue - abbiamo fatto, tramite il registro tumori della provincia di Siracusa, uno studio approfondito di tumori e malformazioni e sotto l’input della Magistratura nacque un'importante indagine sulle malformazioni che mise in evidenza la forte correlazione tra le ipospadie e queste sostanze”.

In questo contesto emerge, tuttavia, un elemento positivo, legato alla flessione dei casi di malformazioni congenite del sistema nervoso centrale, in passato molto diffuse. “Tali malformazioni secondo la letteratura scientifica – spiega infatti Madeddu - erano legate alla presenza di mercurio (ne trovammo molto nelle acque, nei fondali marini), determinata dall’attività di una fabbrica di clorosoda che – in seguito all’intervento della Magistratura - fu chiusa e riconvertita con sistemi di produzione ecocompatibili. Questo è un trend positivo, stiamo vedendo adesso l’effetto di azioni intraprese nel passato”.

Analizzando, poi, nel dettaglio gli studi svolti dall’Asp di Siracusa spostiamo l’attenzione sull’ultimo report del Registro tumori e sul trend generale a partire dal 1999: “Da questo trend storico – prosegue Madeddu - emerge un leggero aumento tra le donne e un dato stazionario, leggermente in calo, tra gli uomini. È un dato interessante perché in sintonia con l’andamento generale nazionale. L’aumento tra le donne è riferito a tre sedi neoplastiche: tumore del polmone, della mammella e della tiroide. Il dato dei tumori al polmone era atteso perché, ad esempio, le patologie che osserviamo oggi sono il riflesso dell’abitudine al fumo di vent’anni fa”.

“Abitudine – aggiunge – nella quale le donne hanno ormai storicamente superato gli uomini. Per quanto riguarda i tumori della tiroide entra in gioco una sottostima precedente, dal momento che le moderne tecniche diagnostiche ci consentono di fare diagnosi molto più facilmente rispetto al passato. Quindi non vi è un vero aumento della malattia in sé, ma proprio della diagnosi”.

“Per quanto riguarda la mammella si riscontra un fattore tipico delle zone in cui si attivano gli screening, ovvero un’anticipazione diagnostica, che dà la sensazione di un’impennata dei casi ma che – in realtà – fa emergere in anticipo gli stessi. In Sicilia stiamo osservando questo fenomeno, fatte salve quelle aree dove la presenza di alcuni inquinanti potrebbe essere correlata. C’è un dato storico e consolidato che è stazionario e che riguarda le aree del Sin della provincia di Siracusa, dove si registra circa il 20% in più di incidenza dei tumori nell’area industriale rispetto al dato della provincia. Sottolineo, tuttavia, che non si tratta di un aumento temporale del 20%, è un paragone di tipo geografico. Questi numeri c’erano due decenni fa e ci sono anche adesso. Non c’è, quindi, da allarmarsi in virtù di un aumento rispetto al passato. Si conferma, e diventa quindi più significativo statisticamente, un dato già emerso”.

L'importanza della prevenzione

In questa situazione, che non appare certo rosea, si inserisce però un ulteriore elemento che lascia ben sperare. Si tratta del Piano straordinario di interventi sanitari varato dalla Regione – di concerto con l’Asp locale – nel 2014 e che prevede una serie di programmi a tutela della popolazione. “C’è una forte adesione dei cittadini – spiega Madeddu – a questi programmi. Un dato molto confortante, che riflette la sensibilità della gente verso queste problematiche. Sarà importante, successivamente, valutare gli esiti di salute. Vale a dire, cioè, come questi programmi e come l’adesione della popolazione influiranno sullo sviluppo e sul decorso delle patologie. Servirà, insomma, qualche anno per osservare e valutare compiutamente i benefici di queste azioni”.

Un simile intervento – e lo spiega nel dettaglio la dottoressa Abita – è stato varato anche per tutelare la qualità dell’aria. Lo specifico piano, tuttavia, è stato “limitato”da alcune decisioni della Magistratura, che ne hanno bloccato l’applicazione in ambito industriale. Ambito, questo, in cui è necessario intervenire cercando di arrivare ad una sintesi che contempli tutte le esigenze e che porti, cioè, ad un modello industriale sostenibile.

La strada della riconversione

In questa direzione sembra volersi muovere Goi Energy, il colosso israeliano che sta acquisendo la raffineria Isaab-Lukoil di Priolo, e che ha annunciato l’intenzione di politiche volte alla riconversione del sito. Un modello da seguire, qualora gli annunci si tramutassero in realtà, soprattutto per la “martoriata” cittadina siracusana che, proprio, in queste settimane fa i conti con la “querelle depuratore”. La struttura, appartenente al sito petrolchimico, la cui gestione illecita nel corso degli anni – secondo la Procura – avrebbe causato un serio inquinamento delle acque configurabile addirittura come disastro ambientale.

L'intervento della politica, regionale e nazionale, ha impedito il blocco del depuratore e quindi la paralisi totale del sito, che avrebbe “tolto il lavoro” a migliaia di operai. E torniamo, quindi, al paradosso con cui abbiamo aperto le nostre riflessioni. Non si può dover scegliere tra lavoro e salute, industrializzazione e sviluppo non possono essere sinonimo di malattie e di morte. Occorre invertire rotta, per evitare che si perpetuino i terribili danni del passato a cui ormai non si può più porre rimedio.

Parla Anna Abita, direttore dell’Uoc “Qualità dell’aria” di Arpa Sicilia

Le criticità relative alla qualità dell’aria nel siracusano, ed in particolare nelle aree dove insistono gli insediamenti industriali, sono state più volte studiate da Arpa Sicilia. L’ultima analisi in ordine di tempo nasce da una segnalazione del Comitato Stop Veleni che – facendosi portatore delle istanze dei cittadini – ha interpellato l’Agenzia. Ne abbiamo parlato con Anna Abita, direttore dell’UOC Qualità dell’Aria di Arpa Sicilia.

Dottoressa, come nasce il rapporto e quali criteri sono stati seguiti nella sua stesura?

“Abbiamo ricevuto una mail dal Comitato Stop Veleni che evidenziava un problema di qualità dell’aria. Come facciamo sempre in questi casi abbiamo fatto un’elaborazione dei dati dell’ultimo periodo. La segnalazione era inerente ad un evento verificatosi il 3 febbraio, per cui noi abbiamo analizzato i dati in un periodo compreso tra il 16 gennaio e il 5 febbraio per valutare se - nei dati delle stazioni di monitoraggio – vi fossero degli andamenti sintomo di anomalie, o comunque delle concentrazioni più elevate rispetto alla norma”.

Quali sono i risultati più rilevanti del rapporto?

“I dati più significativi riguardano la concentrazione di H2S (idrogeno solforato) monitorata nella stazione di Priolo. Sia il 2 febbraio che il giorno successivo abbiamo registrato una concentrazione media oraria, rispettivamente alle ore 8 e alle ore 9, superiore alla soglia olfattiva, pari a 7 micorgrammi/m3. Proprio l’H₂S, molto verosimilmente, è stato l’origine del fastidio che i cittadini hanno percepito. Contestualmente nel periodo dal 1 al 4 febbraio, si sono rilevate concentrazioni medie orarie degli idrocarburi non metanici (NMHC) più elevate della soglia di riferimento, cioè 200 microgrammi/m3, nella stazione Augusta-Megara. Soglia che, lo preciso, è individuata sulla base di una normativa oggi abrogata ma che noi consideriamo sempre come riferimento per individuare situazioni anomale. Inoltre diversi superamenti della soglia oraria di NMHC, si sono rilevati nelle stazioni Augusta -Megara, Augusta e SR-Pantheon anche dal 16 al 19 gennaio e dal 22 al 25 gennaio; questi periodi si sovrappongono con quelli in cui la stazione Priolo ha rilevato concentrazioni di H2S più elevate”.

Possiamo individuare un “trend storico” che ci consenta di affermare come e se è cambiata la situazione nell’area siracusana?

“Non abbiamo ancora elaborato l’analisi completa dei dati del 2022. Abbiamo già pubblicato le elaborazioni relative ad ossidi di azoto, PM2.5, PM10 e ozono, consultabili sul sito web di ARPA Sicilia. L’analisi dei dati del 2022 per quanto riguarda l’H₂S, NMHC (non normati dal D.lgs 155/2010) e il benzene (normato soltanto per la concentrazione media annua) sarà pubblicata ad aprile. Quando ultimeremo questa analisi potremo stabilire uno storico rispetto al 2021 e agli anni precedenti. Per gli idrocarburi non metanici, NMHC, il monitoraggio effettuato nel 2021 ha evidenziato che il valore soglia di concentrazione oraria pari a 200 µg/m³ è stato superato in tutte le stazioni, la massima concentrazione media annua è stata registrata nella stazione Augusta-Megara (244 µg/m³), la massima concentrazione media oraria è stata registrata nella stazione Augusta-Marcellino (4210 µg/m³) e la stazione che ha registrato la più alta percentuale di superamenti rispetto ai dati validi è stata la stazione Augusta-Megara (48%). Dall’analisi dei dati negli anni 2016-2021 si osserva per la concentrazione media annua un trend crescente nella stazione Augusta-Megara, di contro nella stazione Augusta-Marcellino è stato registrato un decremento. Per quanto riguarda il benzene, C6H6, nel 2021 è stato registrato il superamento del valore limite annuo previsto nel D.Lgs. 155/2010 (5 µg/m³) nella stazione Augusta-Marcellino (9 µg/m³). Inoltre le stazioni Augusta e Priolo nel 2021 hanno registrato i maggiori superamenti della soglia di riferimento di 20 µg/m³, n.9 e n.15 rispettivamente. Infine nel 2021 il numero maggiore di superamenti della soglia olfattiva H2S (7 µg/m3 come concentrazione media oraria) si sono rilevati nella stazione SR-Belvedere (n.11)”.

Il piano regionale di tutela della qualità dell’aria viene applicato correttamente? Le azioni previste per le aree industriali sono rispettate?

“Il piano è stato approvato nel 2018 dalla Giunta Regionale e Arpa Sicilia ha contribuito alla sua elaborazione dal momento che, il commissario straordinario individuato per l’elaborazione del documento, era l’allora direttore generale Francesco Licata di Baucina. Le misure M2, M16, M17, M18, M19, M20, M21, M22 e M25 del piano, riguardanti le aree industriali tra cui l’Aerca di Siracusa, sono state annullate dal Tar, a seguito dei ricorsi presentati dalle aziende titolari di stabilimenti nelle aree industriali. Non è stato censurato il piano nella sua interezza ma soltanto le misure riguardanti le aree industriali, infatti sebbene il Tar abbia accolto le motivazioni del ricorso e ritiene illegittima la zonizzazione, inappropriati i dati della rete di monitoraggio e i risultati delle valutazioni modellistiche alla base della valutazione della qualità dell’aria, ha ritenuto legittime le altre misure (M1, M3, M4, M5, M6, M7, M8, M9, M10, M11, M12, M13, M14, M15,M23 e M24) previste nel Piano, che si basano sugli stessi presupposti e che comportano investimenti per i soggetti pubblici che dovranno attuarle”.

Vittorio Sangiorgi

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