Migliaia di lavoratori manifestano a Bruxelles per un Green Deal più equo

Migliaia di lavoratori manifestano a Bruxelles per un Green Deal più equo

Migliaia di lavoratori manifestano a Bruxelles per un Green Deal più equo

Migliaia di lavoratori dei settori metalmeccanico, siderurgico, chimico, farmaceutico, tessile ed energetico si sono riuniti oggi a Bruxelles, a poca distanza dal Parlamento europeo e dalla Commissione, per chiedere una revisione del Green Deal che tenga conto delle esigenze occupazionali e industriali. I manifestanti hanno sollecitato maggiori investimenti, anche pubblici, per contrastare la deindustrializzazione e garantire una politica industriale europea che accompagni la transizione verde e digitale senza sacrificare i posti di lavoro.

L’organizzazione della protesta e il sostegno politico

L’iniziativa è stata organizzata da IndustriALL-Europe, la federazione europea dei sindacati dell’industria. Dall’Italia hanno partecipato Fiom e Filctem (Cgil), Uilm e Uiltec (Uil), Femca e Fim (Cisl), mentre in piazza sono arrivate anche delegazioni di europarlamentari del Pd, M5S e Alleanza Verdi Sinistra.

Sindacati: “Transizione sì, ma con politiche industriali concrete”

Durante la manifestazione, diversi rappresentanti sindacali hanno spiegato le ragioni della protesta.

Daniela Piras (Uiltec-Uil) ha sottolineato l’urgenza di misure concrete per evitare la deindustrializzazione europea. “Sosteniamo gli obiettivi del Green Deal e della transizione energetica, ma servono strategie che tutelino anche i lavoratori e le imprese, garantendo la neutralità tecnologica e il mantenimento delle produzioni,” ha dichiarato.

Giovanni Rizzuto (Femca-Cisl) ha denunciato il declino dell’industria europea, sottolineando la necessità di una strategia comune per salvaguardare settori chiave come metalmeccanico, chimico, moda e ceramica. “Non possiamo permettere che le fondamenta dell’industria europea crollino senza reagire,” ha affermato.

Il problema del costo dell’energia e gli investimenti necessari

Marco Falcinelli (Filctem-Cgil) ha evidenziato l’assenza di politiche industriali adeguate a sostenere il Green Deal. “Gli obiettivi ambientali sono fondamentali, ma devono essere accompagnati da investimenti pubblici e privati. Il rapporto Draghi parla di 500 miliardi di euro all’anno per dieci anni, una cifra probabilmente sottostimata rispetto alle reali necessità dell’industria europea,” ha spiegato.

Ha inoltre sollevato il problema del costo dell’energia, che penalizza in particolare l’Italia, suggerendo il disallineamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas come prima misura da adottare.

Crisi industriale e ritorno dell’austerità in Europa

Ferdinando Uliano (Fim-Cisl) ha parlato della crisi che colpisce settori strategici come siderurgia, automotive ed elettrodomestici, con un aumento della cassa integrazione e la chiusura di stabilimenti. Ha ribadito la necessità di politiche di investimento industriale, contrastando il ritorno dell’austerità con il nuovo Patto di Stabilità dell’UE.

Michele Palma (Fiom-Cgil) ha invece sottolineato l’importanza dell’unità tra i lavoratori europei in un contesto di crescenti nazionalismi e divisioni tra le imprese. “La transizione deve essere fatta con i lavoratori, non contro di loro. Servono garanzie occupazionali, investimenti e redistribuzione salariale,” ha dichiarato.

“L’Europa sta distruggendo il suo tessuto industriale”

Infine, il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha espresso il giudizio più critico sul Green Deal così com’è stato impostato. “Questa è un’Europa contro se stessa. Fermatevi prima che sia troppo tardi! La transizione, così com’è, sta distruggendo posti di lavoro e il tessuto industriale europeo. Non possiamo essere gli unici a salvare il pianeta a costo della nostra economia e dei nostri lavoratori. O lo capiscono, o glielo faremo capire,” ha concluso con forza.

Un appello per un Green Deal che non lasci indietro i lavoratori

La manifestazione ha lanciato un messaggio chiaro: i lavoratori non vogliono fermare la transizione ecologica, ma chiedono che venga gestita con politiche industriali concrete, investimenti adeguati e un approccio più equilibrato che garantisca occupazione e sviluppo.

(askanews)

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