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Alunni italiani tra i meno bravi in Scienze, investire di più nei Laboratori

Alunni italiani tra i meno bravi in Scienze, investire di più nei Laboratori

Alunni italiani tra i meno bravi in Scienze, investire di più nei Laboratori

Metodo di studio da rivedere nelle scuole superiori italiane per quanto riguarda matematica, scienze, e comprensione della lettura. La Rilevazione Pisa-Ocse 2015, i cui risultati sono stati pubblicati nei giorni scorsi, parla chiaro: i quindicenni italiani, nonostante in media dedichino più ore di studio (50 ore in media contro le 36 dei finlandesi e le 41 dei giapponesi), hanno performance più basse dei coetanei europei, ma anche di statunitensi, canadesi, australiani, per non parlare dei giovani del Singapore, del Giappone, della Cina o della Korea.

L’indagine Pisa-Ocse tradizionalmente da dieci anni si focalizza non  sulla padronanza di contenuti curricolari, ma sulla misura in cui gli studenti sono in grado di utilizzare competenze acquisite durante gli anni di scuola per affrontare e risolvere problemi e compiti nella vita quotidiana e per continuare ad apprendere in futuro. L’indagine internazionale promossa dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha interessato quest’anno 540 mila studenti di 72 diversi Paesi ed economie. Perché i quindicenni scolarizzati? Poiché questa è l’età che precede la fine dell’obbligo scolastico nella quasi totalità dei paesi.

Che fare? Occorre che i docenti italiani, soprattutto delle materie scientifiche, rivedano l’insegnamento in funzione delle competenze più necessarie nel mondo del lavoro. I nostri ragazzi, infatti, si mostrano più in difficoltà nelle scienze con un punteggio (481) non molto diverso rispetto a nove anni prima (475 nel 2006), con un distacco di dodici punti rispetto alla media Ocse (493), che sale a oltre 50 punti rispetto ai migliori (Estonia 534, Giappone 538 e Singapore 556). Vanno investite più risorse nei laboratori, notoriamente carenti nelle nostre scuole superiori, considerato che a quindici anni quasi un quarto dei ragazzi (il 23% in Italia, in linea con la media) ritiene che la sua futura professione avrà bisogno di ulteriore formazione in ambito scientifico.

Lucia Russo

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