“Non si può dimenticare quello che non si deve ricordare”. Che significa? Significa che se un oggetto, una circostanza, un fatto o una persona non vanno ricordati, cioè non vanno inseriti nella memoria, non c’è alcun rischio di dimenticarli. Dal che si deduce che incontrando circostanze diverse, ognuno di noi dovrebbe selezionare quei fatti che vale la pena ricordare ed altri che possono tranquillamente passare nell’oblio.
È vero che nel nostro cervello ci sono 100 miliardi di neuroni, ma è anche vero che col passare degli anni essi si consumano e si riducono. Per cui bisogna fare attenzione a non affastellare quella parte dell’importante organo, che è una sorta di banca dati perché comunque, per quanto ad ampissima capienza, a un certo punto si satura.
Lo stesso vale per l’altra parte del cervello, che possiamo considerare un hardware, dentro cui girano i vari software, che apprendiamo nel corso della vita.
Cosicché abbiamo capacità di elaborare i dati che preleviamo dal nostro archivio, proprio perché esso, non ha una capienza infinita, per cui la selezione di ciò che va inserito deve essere rigorosa.
Ma quando qualcosa la vogliamo ricordare, è necessario che la annotiamo, usando carta e penna ovvero il pc o il tablet o lo smartphone.
Annotare tutto quello che serve è importante anche perché nel momento in cui si effettua l’annotazione si cerca di dare alle cose un certo ordine in termini di importanza e di tempo.
Un minimo di organizzazione nell’inserire i dati nel nostro archivio-memoria consente di essere efficienti perché provvediamo ad effettuare azioni in relazione, appunto, all’importanza e all’urgenza delle questioni annotate.
Vi è poi la seconda parte che riguarda l’organizzazione e cioè i tempi, per cui vanno messi in sequenza i fatti che si eseguono prioritariamente e gli altri a seguire.
Coniugando importanza e tempo, riusciamo ad avere una migliore organizzazione e quindi a conseguire risultati utili a vivere meglio la nostra vita.
Purtroppo la pratica di quello che scriviamo non è molto diffusa, anche se gli “apparecchietti” che ognuno tiene in mano sono dotati di agenda, per cui non sarebbe difficile scrivervi ciò che si dovrà fare.
Però, ridurre la questione a un semplice meccanismo di annotazione non è utile, per la semplice ragione che dobbiamo riflettere sul come fare queste annotazioni e sulle azioni conseguenti.
Quanto scriviamo è uno dei cardini dell’organizzazione di un Ente, di una struttura o di un’azienda. Tempizzare il proprio futuro prossimo e successivo, pianificare le proprie azioni significa ottenere una migliore qualità della vita.
Intendiamoci, non ci riferiamo solo alle attività lavorative, professionali o imprenditoriali, ma a qualunque altra attività sociale, ambientale e di soccorso ai disabili.
Infatti, nessuna azione può essere svolta se a monte non c’è un minimo di organizzazione, fissando obiettivi realizzabili e operando in modo tale che questi vengano raggiunti.
La questione che descriviamo non sembri secondaria perché riguarda il vivere civile di una Comunità, la quale deve nominare una elite di persone in gamba che la governino in maniera equa e giusta, che sappiano come prelevare le somme necessarie alla gestione dell’intera Comunità e che le utilizzino in mondo da non danneggiare nessuna parte sociale.
Annotare per non dimenticare, dunque. Organizzare le risorse umane e finanziarie, prefissando obiettivi realizzabili, determinare i tempi per conseguirli, sono alcune delle caratteristiche necessarie perché una Comunità possa crescere e perché i singoli componenti di essa possano fra di loro dialogare, sorreggersi e intervenire in quelle circostanze più difficili nelle quali tanti hanno veri bisogni.
Ad alcuni può sembrare irrilevante l’argomentazione in rassegna. Vorremmo chieder loro di riflettere bene per capire se non sia necessario invece il suo contenuto da utilizzare ogni giorno e ogni momento.
Carlo Alberto Tregua
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