Identità digitale nazionale. È questo il nome di un progetto, per realizzare una app, a cui lavora il dipartimento per l'Innovazione del governo. In poche parole, si tratta di un sistema unico, dove inserire il sistema pubblico di identità digitale (lo Spid, ndr) e la carta di identità elettronica (o Cie, ndr).
Se non sapete cosa è lo Spid e perchè si utilizza, è possibile scoprirlo in un articolo del Quotidiano di Sicilia, lo stesso vale anche per la Carta di identità elettronica.
App per l'identità digitale nazionale: cos'è, cosa serve, quando arriva
Il dipartimento per l'Innovazione del governo sta lavorando al progetto. Il piano è in linea con le prerogative del Pnrr, che a sua volta vuole diffondere l'identità digitale: si punta a farla utilizzare al 70% della popolazione entro il 2026. L'obiettivo è far fluire i due servizi indentificativi in un unico programma.
Una sorta di passaggio verso l'identità comune digitale a cui sta lavorando la Commissione europea, una app dove archiviare le proprie informazioni personali e condividere solo lo stretto necessario a richiesta.
L'esecutivo potrebbe essere pronto a lanciare una gara a breve. Il rischio ora è di trovarsi con un doppione dell’app europea. Ma in attesa della nuova app identità digitale nazionale in Italia, cerchiamo di capire cosa farcene della Cie e dello Spid, oggi.
Cosa sono Cie e Spid
La Carta di identità elettronica (Cie) viene emessa dal ministero dell’Interno ed è prodotta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Costa 16,79 euro e per usarla servono un codice pin, il puk e un lettore apposito.
Lo Spid è invece rilasciato dai Gestori di Identità digitale (Identity Provider - IdP), soggetti privati accreditati da AgID – Agenzia per l’Italia digitale – che, nel rispetto delle regole emesse dall’Agenzia, forniscono le identità digitali e gestiscono l’autenticazione degli utenti.
Da sottolineare che il gestore, oltre ad un documento di identità valido, chiede anche la tessera sanitaria o il tesserino del codice fiscale
A cosa servono Cie e Spid
Il piano è in linea con le prerogative del Pnrr, che a sua volta vuole diffondere l'identità digitale: si punta a farla utilizzare al 70% della popolazione entro il 2026.
Come spiega l’Agid, tutte le pubbliche amministrazioni devono integrare nei propri sistemi informativi sia lo Spid sia la Cie come unici sistemi di identità digitale per l’accesso ai servizi digitali, abbandonando le vecchie credenziali.
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