Un recente rapporto Istat sulle “Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente”, diffuso lo scorso 6 dicembre, ha rivelato come la Sicilia sia una terra dalla quale sono in molti a fuggire. Priva di prospettive e di opportunità soprattutto per i giovani, la nostra Isola non è che una terra arida e poco attrattiva.
Secondo la fonte sopracitata, infatti, “in rapporto al numero di residenti, le province da cui hanno origine i più rilevanti flussi in uscita di italiani sono quelle siciliane e quelle al confine nord del Paese. Tra le prime si segnalano, in particolare, le province di Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo dove si riscontrano tassi di emigratorietà tra il 2,7 e il 3,0 per mille abitanti”. Per quanto riguarda invece le seconde, con particolare riferimento a Bolzano, Trieste e Imperia, queste registrano un alto tasso di emigratorietà in ragione della loro posizione geografica: essendo infatti città di confine, presentano maggiori possibilità di espatrio a breve raggio. È chiaro che in Sicilia le ragioni di espatrio sono ben altre.
Anche in termini di saldo migratorio (con il quale si intende la differenza tra il numero di immigrati e quello di emigrati in una determinata zona), in Sicilia non si registra una bella performance. Nella nostra regione, infatti, il saldo migratorio nel 2015 si è attestato a -2,1 per mille abitanti, con picchi negativi nella provincia di Caltanissetta, in cui si ha un saldo migratorio di -4,8 per mille. In altre parole, quelli che fanno le valigie e partono verso luoghi lontani sono più numerosi di quelli che arrivano. E purtroppo c’è ben poco di cui stupirsi, vista l’assenza di politiche che favoriscano il rilancio dell’economia, lo sblocco dei cantieri, l’utilizzo dei fondi europei disponibili, la valorizzazione delle risorse e delle professionalità di cui l’Isola è piena.
Oriana Sipala
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