Mancano tre mesi alla fine dell’anno, il Pil è in picchiata intorno al nove per cento, pari a circa 160 miliardi. In Sicilia la stima è di una perdita di circa sette miliardi (da 86 a 79). La perdita del Pil significa anche perdita di occupazione, significa chiusura di migliaia di esercizi e di piccole e medie imprese, significa che non si possono progettare e realizzare opere di nessun genere, significa che il Paese e la Sicilia non si modernizzano e quindi arretrano di fronte a una concorrenza sempre più tecnologica, anche perché digitalizzata.
Questo scenario realistico è sotto gli occhi di tutti, non ci vogliono tecnici qualificati o scienziati per vederlo, ma solo occhi di persone di buonsenso, cioé di pater familias.
Questa è la diagnosi obiettiva e vera. Quale la cura? Certamente ne occorre una da cavallo fatta da veterinari (pardon, vertici istituzionali), i quali debbono ragionare e operare in termini concreti per ottenere risultati in progress, ma a cominciare da domani e non fra un anno o due.
Ritornare al Pil del 2019 (1.700 miliardi per l’Italia e 86 per la Sicilia) è indispensabile, come lo è farlo con la massima urgenza. Ecco perché occorrono decisioni rapide ed efficaci, per immettere nel circuito finanziario le risorse che copiosamente ha messo a disposizione l’Unione europea, nonché la totale utilizzazione delle altre risorse comunitarie nel Piano operativo 2014-20, non ancora utilizzate.
è inutile che il Governo nazionale e quello regionale continuino a cincischiare. Ognuno con le proprie competenze e con i propri mezzi deve operare efficacemente per conseguire risultati. Le parole non servono (non sono mai servite), come non servono le buone intenzioni, di cui, com’è noto, è lastricata la strada dell’inferno.
Basta parolai che vanno nelle televisioni, nelle radio o che si fanno intervistare sui giornali, i quali continuano a dar fiato alla bocca senza esprimere la volontà tassativa di redigere progetti, progetti e progetti.
è infatti noto a tutti che l’Europa finanzia progetti e non chiacchiere vuote di cui tutti ne abbiamo piene le tasche.
Negli ambienti della Presidenza del Consiglio si vocifera che i Ministeri abbiano preparato oltre 500 progetti che prevedono una spesa di oltre 600 miliardi. è il solito comportamento dilettantistico dei ministri che hanno il solo scopo di cercare consenso elettorale e che sono privi di coscienza professionale ed istituzionale.
La Presidenza del Consiglio avrà ora un compito improbo: selezionare i progetti effettivamente finanziabili e indispensabili al Paese, in modo da presumerne logicamente l’assenso della Commissione europea.
Qui e ora è importante non solo la capacità di ottenere finanziamenti su opere e infrastrutture essenziali, ma anche di ottenerli subito, cioé di avere le anticipazioni necessarie per aprire i cantieri.
Sulla rapidità della presentazione dei progetti, dell’ottenimento delle anticipazioni e sull’apertura dei cantieri, si gioca la credibilità del governo Conte e, per la Sicilia, del governo Musumeci. Quest’ultimo, però, ha la responsabilità di completare l’utilizzazione dei fondi Ue 14-20.
Il blocco dell’occupazione, con il divieto di licenziamento, verosimilmente scadrà il prossimo 31 dicembre. Si tratta di un divieto surrettizio che è compensato dalla cassa integrazione. Ma né l’uno né l’altra potranno essere prolungati nell’anno prossimo. Cosicché sarà indispensabile che il mercato si riprenda in modo autonomo, faccia aumentare i consumi, tragga beneficio dagli investimenti e quindi anche l’occupazione aumenterà per effetto del ciclo economico positivo che dovrà partire il prossimo anno.
Guai ai timidi, a chi ritira le mani, a chi ha paura. Qui occorrono capitani coraggiosi, anche perché in questo inverno, non bisogna dimenticarlo, sarà necessario potenziare le capacità di convivenza con il Covid-19, cui inevitabilmente si sommeranno le conseguenza delle altre rituali influenze. Sempre che non si verifichi la malaugurata ipotesi, da qualcuno ventilata, di una mutazione del Covid-19, per esempio in Covid-20.
Ottimismo, forza di volontà e grande capacità. Ecco cosa serve all’Italia e alla Sicilia, senza più alcun ulteriore indugio.
Questo scenario realistico è sotto gli occhi di tutti, non ci vogliono tecnici qualificati o scienziati per vederlo, ma solo occhi di persone di buonsenso, cioé di pater familias.
Questa è la diagnosi obiettiva e vera. Quale la cura? Certamente ne occorre una da cavallo fatta da veterinari (pardon, vertici istituzionali), i quali debbono ragionare e operare in termini concreti per ottenere risultati in progress, ma a cominciare da domani e non fra un anno o due.
Ritornare al Pil del 2019 (1.700 miliardi per l’Italia e 86 per la Sicilia) è indispensabile, come lo è farlo con la massima urgenza. Ecco perché occorrono decisioni rapide ed efficaci, per immettere nel circuito finanziario le risorse che copiosamente ha messo a disposizione l’Unione europea, nonché la totale utilizzazione delle altre risorse comunitarie nel Piano operativo 2014-20, non ancora utilizzate.
è inutile che il Governo nazionale e quello regionale continuino a cincischiare. Ognuno con le proprie competenze e con i propri mezzi deve operare efficacemente per conseguire risultati. Le parole non servono (non sono mai servite), come non servono le buone intenzioni, di cui, com’è noto, è lastricata la strada dell’inferno.
Basta parolai che vanno nelle televisioni, nelle radio o che si fanno intervistare sui giornali, i quali continuano a dar fiato alla bocca senza esprimere la volontà tassativa di redigere progetti, progetti e progetti.
è infatti noto a tutti che l’Europa finanzia progetti e non chiacchiere vuote di cui tutti ne abbiamo piene le tasche.
Negli ambienti della Presidenza del Consiglio si vocifera che i Ministeri abbiano preparato oltre 500 progetti che prevedono una spesa di oltre 600 miliardi. è il solito comportamento dilettantistico dei ministri che hanno il solo scopo di cercare consenso elettorale e che sono privi di coscienza professionale ed istituzionale.
La Presidenza del Consiglio avrà ora un compito improbo: selezionare i progetti effettivamente finanziabili e indispensabili al Paese, in modo da presumerne logicamente l’assenso della Commissione europea.
Qui e ora è importante non solo la capacità di ottenere finanziamenti su opere e infrastrutture essenziali, ma anche di ottenerli subito, cioé di avere le anticipazioni necessarie per aprire i cantieri.
Sulla rapidità della presentazione dei progetti, dell’ottenimento delle anticipazioni e sull’apertura dei cantieri, si gioca la credibilità del governo Conte e, per la Sicilia, del governo Musumeci. Quest’ultimo, però, ha la responsabilità di completare l’utilizzazione dei fondi Ue 14-20.
Il blocco dell’occupazione, con il divieto di licenziamento, verosimilmente scadrà il prossimo 31 dicembre. Si tratta di un divieto surrettizio che è compensato dalla cassa integrazione. Ma né l’uno né l’altra potranno essere prolungati nell’anno prossimo. Cosicché sarà indispensabile che il mercato si riprenda in modo autonomo, faccia aumentare i consumi, tragga beneficio dagli investimenti e quindi anche l’occupazione aumenterà per effetto del ciclo economico positivo che dovrà partire il prossimo anno.
Guai ai timidi, a chi ritira le mani, a chi ha paura. Qui occorrono capitani coraggiosi, anche perché in questo inverno, non bisogna dimenticarlo, sarà necessario potenziare le capacità di convivenza con il Covid-19, cui inevitabilmente si sommeranno le conseguenza delle altre rituali influenze. Sempre che non si verifichi la malaugurata ipotesi, da qualcuno ventilata, di una mutazione del Covid-19, per esempio in Covid-20.
Ottimismo, forza di volontà e grande capacità. Ecco cosa serve all’Italia e alla Sicilia, senza più alcun ulteriore indugio.
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