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Non si vive aspettando ma si vive vivendo

Non si vive aspettando ma si vive vivendo

Non si vive aspettando ma si vive vivendo

Ricordate la famosa commedia di Samuel Beckett (1906–1989) “Aspettando Godot”? Vlamidir ed Estragon si misero a conversare sotto un albero aspettando l’arrivo di un personaggio, tale Godot, al quale avrebbero dovuto sottoporre delle questioni. Ma intanto, conversando conversando, si chiarivano le idee. Però, trascorsa qualche ora, pur avendo messo a profitto l’attesa e considerato che Godot non si era fatto vedere decisero di sciogliere la seduta e andarsene a casa.
Il commediografo britannico individuò la posizione mentale di moltissima gente la quale aspetta, aspetta, aspetta chi non viene mai. E aspettando trascorre la propria vita, quando essa d’ufficio, cesserà, probabilmente a ora e giorno prestabiliti, in base a un orologio biologico che si attiva nel momento della nascita.
Perché questa posizione mentale di attesa? Vi sono centinaia di volumi che rispondono a questa domanda. Molto semplicemente perché ognuno che non possieda sufficienti cognizioni, piuttosto che prendere una decisione, preferisce restare nell’incertezza.
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Però, aspettando aspettando, la vita trascorre. Vi è una regoletta che ricorda: “Spesso le cose che non si fanno subito, non si potranno fare mai più”. Un mio vecchio amico che se ne intendeva del viver bene sosteneva che se tu non fai una cosa la sera prima pensando di potere farla l’indomani, commetti un errore, perché la cosa che faresti l’indomani non è la stessa che avresti fatto la sera prima.
Dunque, non si vive aspettando ma si vive vivendo, almeno così dovrebbe pensarla la maggior parte delle persone.
Vivendo che significa? Significa utilizzare al meglio ogni momento della propria vita essendo attivi, positivi, assertivi e propositivi perché vivere in modo negativo è sprecare la propria esistenza fisica che è una sola, mentre, per chi ci crede, lo spirito, quando il corpo cessa, continua a vivere nel mondo dell’energia.
In questo quadro non bisogna mai dimenticare le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. Certo è difficile vivere con queste virtù al fianco, ma se vogliamo possiamo riuscirci.
Si dice che la virtù sia un abito buono per compiere il bene. Ammonimenti di questo tipo ve ne sono centinaia. Bisognerebbe che ognuno si documentasse leggendo le fonti dei Saperi e avendo la voglia di collegare tutto quello che legge in un quadro logico e funzionale.
Ecco cosa serve in primo luogo: la voglia di fare, la voglia di vivere senza attesa, la voglia di progettare, la voglia di costruire. Non è che si nasca con questa voglia. Ognuno deve decidere cosa vuol fare nella sua crescita e poi da grande. Cioè se vuole raggiungere quel Bene supremo che è la Libertà, che deriva dalla libertà dai bisogni, che si ottiene a sua volta possedendo competenze con le quali fare il lavoro che piace di più, ma anche con la tolleranza che permette di esercitare anche il lavoro che piace di meno, se questo contribuisce a raggiungere, appunto, quel bene supremo che è la Libertà.
D’altro canto, se si è indolenti, se non si ha la voglia di scacciare la mosca dal proprio naso, se si adotta il codice dei nati stanchi - fra cui per esempio se ti viene voglia di lavorare, rinviala a domani - non è vivere.
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Oscar Wilde (1854 -1900), in uno dei suoi celebri aforismi sosteneva: “Resisto a tutto tranne che alle tentazioni”. E aggiungeva: “Vi sono le tentazioni cui è un peccato resistere”. Orbene, non si deve vivere rinunziando alle tentazioni ma neanche approfittandone, perché è meglio che ciascuno scelga il modo di vivere in base al proprio punto di vista personale, alla propria sensibilità, alla propria coscienza.
Certo non bisogna vivere sempre terra-terra ma utilizzando il proprio intelletto per attivare l’immaginazione che è il punto più alto del pensiero. E poi, ricordarsi che la mente, che soprassiede al cervello, va coltivata e non malmenata.
Se ci fate caso, l’ottimista quando cammina guarda in alto; il pessimista guarda i suoi piedi. Perché questa differenza di comportamento? Probabilmente perché quest’ultimo è rattrappito in se stesso e non riesce a guardare lontano, con la conseguenza che continua ad aspettare Godot. Invano!

Carlo Alberto Tregua

Eloisa Bucolo

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