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Le mani della ‘ndrangheta a Messina: 18 misure cautelari

Le mani della ‘ndrangheta a Messina: 18 misure cautelari

Le mani della ‘ndrangheta a Messina: 18 misure cautelari

Un blitz dei carabinieri ha portato sgominato di fatto un'articolata banda che aveva stretti rapporti con la 'ndrangheta. Su ordine della Procura sono scattate misure cautelari per 18 persone (di cui 13 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 2 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), sul cui conto il gip ha riconosciuto gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati – a vario titolo – di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine scaturisce dagli esiti di complesse e articolate indagini sviluppate dal Nucleo Investigativo del comando provinciale di Messina dal febbraio 2021, a seguito delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che ha parlato del coinvolgimento di uno dei principali odierni indagati quale promotore di una strutturata associazione finalizzata al traffico dello stupefacente operante principalmente nella zona sud della città di Messina.

Nel dettaglio, dall’inchiesta è emersa l’esistenza di un gruppo criminale che aveva, di fatto, pressoché quasi interamente monopolizzato l’approvvigionamento, nella città di Messina, dello stupefacente del tipo cocaina, che poi veniva spacciato al dettaglio nella stesso capoluogo di provincia, ma anche nel comune di Tortorici, ove è stata accertata l’esistenza di un’autonoma piazza di spaccio gestita da alcuni degli indagati originari della cittadina nebroidea.

Tra gli arrestati esponente di spicco della famiglia Nirta

La pericolosità del sodalizio criminale investigato e la sua elevata caratura criminale è stata dimostrata dalla circostanza che lo stesso si approvvigionava dello stupefacente - da immettere sulla piazza messinese - da un esponente di spicco della famiglia Nirta, ai vertici della ‘ndrangheta calabrese. Nello specifico uno degli arrestati è figlio di NIRTA Giuseppe cl.40, detenuto all’ergastolo per le vicende inerenti la faida di San Luca, nonché fratello di Sebastiano e Francesco Nirta, entrambi detenuti all’ergastolo per il loro coinvolgimento nella c.d. strage di Duisburg, avvenuta in Germania ad agosto 2007 in cui vennero uccisi sei soggetti di origine calabrese, alcuni dei quali ritenuti esponenti della cosca rivale Pelle–Vottari.

Lo stupefacente a "domicilio"

Il fornitore, a sua volta si avvaleva di un’articolata rete di corrieri, tutti residenti nella provincia di Vibo Valentia alcuni dei quali incensurati, che si occupavano della consegna dello stupefacente “a domicilio” fino alla città di Messina.

Particolarmente ingegnose erano le modalità di trasporto dello stupefacente dalla Calabria a Messina in quanto, per sfuggire a eventuali controlli, in particolare ai frequenti controlli presso l’area cd.

Il traffico di cocaina passava dagli imbarcaderi per Messina

La droga nascosta nella carrozzeria delle auto

Negli “imbarcaderi” dei traghetti in arrivo a Messina, gli indagati utilizzavano autovetture modificate in alcune parti della carrozzeria, per ricavarne appositi nascondigli (doppi fondi) ove occultare la sostanza illecitamente trasportata. Inoltre, a dimostrazione dell’efficienza della compagine criminale investigata, è stato documentato come il fornitore calabrese avesse collaborato alla realizzazione del programma criminoso fornendo all’associazione messinese telefoni riservati alle comunicazioni dedicate all’attività illecita.

La "rotta" della droga tracciata dalle indagini dei Carabinieri

Nel corso delle indagini sono state documentate varie forniture di sostanze stupefacente dalla Calabria alla Sicilia, con il rinvenimento e sequestro – in una circostanza quale riscontro dell’inchiesta – di 3 chilogrammi di cocaina, accertando come l’illecita attività di traffico di stupefacenti fosse florida e in grado di assicurare il continuo afflusso di sostanza sul mercato cittadino.

Traffico di droga da Messina verso Tortorici

Oltre alla città di Messina, i vertici dell’associazione erano in grado di rifornire di stupefacente anche alcuni soggetti che operavano nella cittadina di Tortorici, con i quali avevano creato un canale privilegiato di fornitura. In particolare proprio a Tortorici ai Carabinieri era ben noto l’attivismo di alcuni pregiudicati del posto, anche per aver ricevuto numerose segnalazioni dalla cittadinanza di Tortorici. In particolare 4 giovani del posto avevano costituito in loco un ben organizzato commercio di stupefacenti, tanto da effettuare quasi settimanalmente richieste di approvvigionamento a Messina.

I militari dell’Arma,nell’attesa di intervenire, hanno inteso rafforzare il quadro indiziario nei confronti degli indagati ed in particolare nei confronti di una coppia di fratelli di Tortorici, capaci di stabili interlocuzioni con l’organizzazione di Messina.

L’odierna indagine conferma i consolidati legami tra la criminalità messinese e quella calabrese nel sempre florido mercato degli stupefacenti, che esponenti della ‘ndrangheta sono in grado di far giungere sull’Isola attraverso lo stretto di Messina.

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