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Papa Francesco "dare voce alle vittime dell'economia e della cultura dello scarto".

Papa Francesco "dare voce alle vittime dell'economia e della cultura dello scarto".

Papa Francesco “dare voce alle vittime dell’economia e della cultura dello scarto”.

Papa Francesco cita Don Tonino Bello, sacerdote degli ultimi, e chiede ai cristiani di dare voce e speranza alle vittime dell’economia e della cultura dello scarto nell’impegno politico e sociale.

“A noi, specialmente a noi cristiani, tocca organizzare la speranza, tradurla in vita concreta ogni giorno, nei rapporti umani, nell’impegno sociale e politico”, ha detto il Pontefice nell’omelia nel corso della messa in occasione della giornata dei poveri, “Se la nostra speranza non si traduce in scelte e gesti concreti di attenzione, giustizia, solidarietà, cura della casa comune, le sofferenze dei poveri non potranno essere sollevate, l’economia dello scarto che li costringe a vivere ai margini non potrà essere convertita, le loro attese non potranno rifiorire”.

"Bella questa espressione di Don Tonino Bello", ha sottolineato Bergoglio riferendosi all'idea di "organizzare la speranza", "lui era un povero in spirito, un beato".

"Se non risani il dolore di oggi difficilmente avrai la speranza di domani", ha proseguito, "oggi la Chiesa ti dice 'fermati e semina la speranza'" per i poveri e gli scartati. Si tratta di essere "testimoni di compassione", ha proseguito, "mi fa pensare il lavoro che fanno tanti cristiani impegnati nelle opere di carità. Lì si organizza la speranza".

Esiste, ha detto il Papa, "il dolore di oggi. Siamo dentro a una storia segnata da tribolazioni, violenze, sofferenze e ingiustizie, in attesa di una liberazione che sembra non arrivare mai. Soprattutto, a esserne feriti, oppressi e talvolta schiacciati sono i poveri, gli anelli più fragili della catena".

Chiesa non è dei restaurazionisti

La Chiesa non è dei "restaurazionisti che vogliono una Chiesa ordinata, rigida". È il pericolo di limitarci a "occuparci dei nostri problemi" senza "compatire il dolore" degli altri e dei poveri. Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia pronunciata oggi in occasione della quinta giornata dei poveri.

"Non serve scandalizzarci", ha aggiunto, "bisogna imitare le foglie dell'albero che ogni giorno trasformano l'aria sporca in pulizia"

Giornata dei poveri

La Giornata Mondiale dei Poveri "ci chiede di non voltarci dall’altra parte, di non aver paura a guardare da vicino la sofferenza dei più deboli, per i quali il Vangelo di oggi è molto attuale: il sole della loro vita è spesso oscurato dalla solitudine, la luna delle loro attese è spenta; le stelle dei loro sogni sono cadute nella rassegnazione ed è la loro stessa esistenza a essere sconvolta".

Tutto ciò "a causa della povertà a cui spesso sono costretti, vittime dell’ingiustizia e della disuguaglianza di una società dello scarto, che corre veloce senza vederli e li abbandona senza scrupoli al loro destino".

Nel "gemito della nostra storia dolorosa", ha proseguito Bergoglio, "c’è un futuro di salvezza che inizia a germogliare. La speranza di domani fiorisce nel dolore di oggi".

"Sì, la salvezza di Dio non è solo una promessa dell’aldilà, ma cresce già ora dentro la nostra storia ferita, si fa strada tra le oppressioni e le ingiustizie del mondo" sono ancora le parole di Francesco, "Proprio in mezzo al pianto dei poveri, il Regno di Dio sboccia come le tenere foglie di un albero e conduce la storia alla meta, all’incontro finale con il Signore, il Re dell’Universo che ci libererà in modo definitivo".

Bisogna allora "nutrire la speranza di domani risanando il dolore di oggi". Infatti "la speranza cristiana non è infatti l’ottimismo beato di chi spera che le cose cambino e nel frattempo continua a farsi la sua vita, ma è costruire ogni giorno, con gesti concreti, il Regno dell’amore, della giustizia e della fraternità che Gesù ha inaugurato".

"A noi è chiesto questo: di essere, tra le quotidiane rovine del mondo, instancabili costruttori di speranza; di essere luce mentre il sole si oscura; di essere testimoni di compassione mentre attorno regna la distrazione; di essere presenze attente nell’indifferenza diffusa", ha concluso il Papa.

(AGI)

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