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Patrimonio culturale e paesaggistico, in Sicilia zero tutele e valorizzazione

Patrimonio culturale e paesaggistico, in Sicilia zero tutele e valorizzazione

Patrimonio culturale e paesaggistico, in Sicilia zero tutele e valorizzazione

L’Italia vanta un patrimonio culturale e paesaggistico invidiato in tutto il mondo. Siamo il Paese europeo con il maggior numero di beni iscritti nelle liste del Patrimonio Unesco. Vantiamo oltre 200 mila beni immobili (architettonici, archeologici e museali) sottoposti a vincolo: 67,6 ogni 100 metri quadrati. Un’immensità. Eppure, stando ai numeri del Rapporto Bes dell’Istat, per la tutela e la valorizzazione di questo ricchissimo patrimonio non spendiamo abbastanza.

Secondo tale fonte, il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa per la spesa destinata alla cultura. Una spesa che, fra l’altro, nel 2015 è scesa del 26%, in controtendenza rispetto agli altri Paesi dell’Unione, dove in media questa spesa è cresciuta del 2,2%. Solo Spagna, Portogallo e Cipro hanno fatto peggio di noi.

Questa riduzione si riscontra non soltanto a livello delle Amministrazioni centrali (che nel 2015 hanno destinato alla tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici una spesa inferiore del 6,6% rispetto all’anno precedente), ma anche a livello delle comunità locali. Infatti, citando testualmente il Rapporto Bes, “nel 2014, la spesa corrente dei comuni italiani per musei, biblioteche e pinacoteche è stata di 10 euro pro capite, contro i 10,2 dell’anno precedente e i 10,3 del 2012”.

Il problema, però, non è solo economico, bensì anche culturale. I paesaggi rurali, per esempio, sono molto esposti a forme di degrado a causa di fenomeni come l’urbanizzazione dilagante, l’abbandono delle pratiche agricole e l’abusivismo edilizio. Non è un caso che nel nostro Paese l’insoddisfazione per la qualità del paesaggio e la preoccupazione di un suo deterioramento siano molto alte. Cresce, infatti, la quota degli italiani che si dichiarano insoddisfatti del paesaggio del luogo di vita, ritenendolo “affetto da evidente degrado”: si passa dal 18,3% del 2012 al 20,1% del 2014, fino ad arrivare al 22,1% del 2015.

Finora abbiamo descritto un quadro nazionale non proprio felice, ma se ci caliamo nella più specifica realtà della nostra Isola, ci accorgiamo di come le cose siano ancora più desolanti. Altissimo è l’indice di abusivismo edilizio, che si attesta al 56%, contro il 6,7% riscontrato nelle regioni settentrionali e il 18,9% in quelle centrali. Questo fenomeno deturpa profondamente la bellezza dei nostri territori e non è casuale che quasi un terzo dei siciliani esprima insoddisfazione nei confronti del paesaggio del luogo di vita, mentre il 12,1% di essi si dice preoccupato per il deterioramento dello stesso.

Le istituzioni, poi, non fanno molto per tutelare questo patrimonio paesaggistico, nè quello di natura culturale. I Comuni siciliani, infatti, destinano al settore cultura la media di 5,4 euro pro capite di spesa corrente, mentre nei Comuni del Nord e del Centro questa sale rispettivamente a 13,9 euro e a 10,8 euro pro capite.

Insomma, l’attenzione verso la cultura e il patrimonio architettonico in Sicilia è risicata. “La carenza di risorse e di governance – si legge infatti nel Rapporto Bes dell’Istat - si traduce a livello locale in un diverso depauperamento dei beni, anche nella componente del patrimonio degli edifici storici, dove solo alcune regioni sembrano aver attivato politiche efficaci di conservazione (Umbria, Toscana, Marche, Emilia Romagna, province autonome di Trento e Bolzano e Friuli Venezia Giulia in primis), mentre in altre emerge un forte depauperamento (in Campania, Sicilia e Calabria oltre il 40% degli edifici costruiti prima del 1919 risulta in mediocre o pessimo stato di conservazione)”. Una ricchezza che non ci meritiamo di avere.

Oriana Sipala

oriana sipala

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