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Sicilia zona rossa fino al 15 febbraio, il "piano" di Musumeci

Sicilia zona rossa fino al 15 febbraio, il "piano" di Musumeci

Sicilia zona rossa fino al 15 febbraio, il “piano” di Musumeci

Chi conosce Nello Musumeci sa che non era una frase buttata a caso alla fine di una conferenza stampa, e visto il contenuto non poteva essere altrimenti. Quell’evocazione al lockdown per la Sicilia, già in zona rossa,  ai più è sembrata un’esagerazione, al massimo un avvertimento, ma non è nulla di tutto questo. Il 31 gennaio infatti potrebbe non essere l’ultimo giorno in zona rossa per l’Isola. Anzi, non lo sarà. Almeno ad oggi, secondo indiscrezioni che arrivano da fonti della Regione e ambienti sanitari. Di riaperture se ne dovrebbe parlare il 15 febbraio. Certo, manca una settimana ancora per decidere le nuove zone e la situazione nel frattempo di potrebbe stabilizzare, ma non ci sono troppi indicatori ad oggi che vanno verso questa direzione. Anche se i contagi sono in discesa, o quantomeno stabilizzati,  i ricoveri aumentano, soprattutto quelli in terapia intensiva. Segno che no, la situazione non è ancora sotto controllo. E non potrebbe essere altrimenti. E’ chiaro a tutti che non bastano pochi giorni né due settimane per abbattere la curva né farla scendere in maniera significativa. Lo dicono i numeri e tutti gli indicatori. Vero, la Sicilia ieri è scesa al quinto posto tra le Regioni per nuovi contagi in Italia, dopo giorni di leadership, ma sempre con poco più della metà dei tamponi rispetto a realtà come la Lombardia. IL PIANO DI MUSUMECI “Non possiamo permetterci che la Sicilia resti chiusa quando gli altri riaprono. Dobbiamo ripartire prima o insieme agli altri”, aveva detto il Governatore una settimana fa annunciando la zona rossa. In questa frase c’è chiaro il piano della Regione. E le indiscrezioni che arrivano lo confermano. Sacrificare, tra dubbi e enormi dispiaceri, un periodo dell’anno, quello post feste, storicamente più “calmo” per il turismo ad esempio, per poi ripartire alla grande. Indubbiamente nelle rievocazioni di lockdown c’è anche un velato rimprovero a chi non ha rispettato le restrizioni e continua a farlo, ma sa che non tutto dipende dai comportamenti personali. Molto, certo, ma non tutto. Il Cts regionale aveva consigliato “almeno tre settimane di zona rossa”, per tenere a bada contagi, ricoveri e per sperare in una rapida discesa, e l’opinione non è cambiata. Visto che le restrizioni comunque vanno gestite almeno "in blocchi" di due settimane, probabilmente la Sicilia rimarrà in zona rossa fino al 15 febbraio. Come d’altronde si era ipotizzato in un primo momento. LA POSIZIONE DI ROMA C’è però da tenere in considerazione la posizione del Governo nazionale, che ha accordato la zona rossa alla Sicilia quando tutti li indicatori la davano in “arancione”. Il ministro Speranza è sempre stato disponibile ad accogliere misure più restrittive proveniente dalle Regioni, ma  una seconda concessione di zona rossa con indicatori diversi potrebbe diventare un problema, anche se da Roma per ora non arrivano segnali di questo tipo. In più, la Regione dovrebbe giustificare con qualcosa in più di una speranza di riapertura più in fretta eventuali e prolungate chiusura ai commercianti e non solo. Che sono già sul piede di guerra, come ha ribadito ad esempio ieri Confcommercio Palermo ai microfoni di qds.it. In più, la legittimazione da Roma è fondamentale per evitare possibili proteste in strada, come successo qualche mese fa. CRITICHE SUI CONTROLLI Ci sono persino dubbi su quanto siano rigide le chiusure imposte dalle nuove zone rosse. “Non sono certo quelle di marzo e aprile”, ha ribadito Musumeci, tanto che in Sicilia ci sono delle restrizioni ancora maggiori rispetto a quanto succede nel resto d’Italia. La verità è che la maggioranza delle attività sono aperte, la gente in strada non manca e basta l’autocertificazione, che si puo’ giustificare in moltissimi modi, per uscire tranquillamente di casa. Per di più i controlli ci sono ma non possono essere risolutivi per le ragioni spiegate sopra, e comunque non basterebbero di certo gli uomini. Nelle grandi città il centro, d’accordo, ma le periferie? Lì diventa certamente più difficile. Per queste ragioni mantenere comunque le misure più rigide possibile è un qualcosa che la Regione vede come necessario, a malincuore. Il CAOS VACCINI Come se non bastasse c’è anche il caos vaccini. Le scorte del farmaco Pfizer accantonate serviranno a garantire le seconde dosi ai già vaccinati, indispensabili per completare l’immunizzazione. Tutto questo a causa della riduzione nella fornitura del vaccino che la casa americana ha messo in atto all’improvviso. Per quanto riguarda la nuove vaccinazioni, per gli over 80 in pimis, è tutto fermo. Peccato, perché la Sicilia stava viaggiando ad un buon ritmo anche rispetto alle altre regioni, con 95000 dosi circa già somministrate. Anche per questo l’assessore Razza ha preso malissimo i ritardi della  Pfizer, annunciando azioni legali che comunque non avranno effetti sul breve termine.   Luigi Ansaloni

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