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Traffico d'armi, un Palermitano tra gli arrestati nel Varesotto

Traffico d'armi, un Palermitano tra gli arrestati nel Varesotto

Traffico d’armi, un Palermitano tra gli arrestati nel Varesotto

C'è anche un pregiudicato palermitano di 76 anni residente a Uboldo, in provincia di Varese, tra gli indagati nell'operazione che ha portato la Digos a sgominare un traffico internazionale armi con a capo l'estremista di destra Fabio Del Bergiolo, trovato un anno fa con un missile in casa, e a scoprire un altro arsenale. Il palermitano è tra le quattro persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta su un gruppo che aveva la capacità di acquistare e rivendere migliaia di armi da guerra "micidiali" grazie a contatti all'estero per farle recapitare ove fossero richieste, partendo da box e appartamenti sparsi tra le province lombarde di Varese, Novara e Monza e Brianza. Tra gli arrestati è stato reso noto il nome soltanto di Del Bergiolo, sessant'anni, gallaratese, ex funzionario della Dogana di Malpensa, esperto di armi e vicino ad ambienti di estrema destra. Aveva militato anche in Forza nuova arrivando a candidarsi al Senato. Agli immigrati, hanno raccontato i vicini di casa, urlava "Scimmie, invasori dell’Europa" e altri insulti. Del palermitano invece non è stato ancora reso noto il nome, così come per un cinquantottenne originario di Torre Annunziata ma residente a Somma e un cinquantenne di Novara. Del Bergiolo era già finito in cella nel 2019 per aver tentato di vendere un missile e per possesso di armi nascoste in due distinti arsenali dove furono sequestrati anche simboli fascisti e nazisti. In quell'occasione l'estremista di destra si dichiarò un appassionato d'armi e un collezionista e forte sostenitore della liberalizzazione delle armi. Proprio dalla necessità di monitorare i suoi movimenti, una volta ottenuti i domiciliari lo scorso agosto (poi trasformati in obbligo di firma), la Digos ha avviato una nuova indagine dopo essersi resa conto della capacità di Del Bergiolo di tessere contatti e gestire traffici con la complicità di altre tre persone, tutti pregiudicati residenti in Lombardia, di cui uno originario della Campania e l'altro della Sicilia. La compravendita di armi - mitra, fucili d'assalto Armsel Striker, mitragliatrici pesanti, mitragliette Uzi, kalashnikov, granate, pistole - avveniva "estero su estero", come ha spiegato il pm di Busto Arsizio Massimo De Filippo, spesso senza neppure "passare dal territorio nazionale". Eugenio Spina, capo della Sezione Antiterrorismo Interno della Polizia di Stato, ha sottolineato come in particolare il pregiudicato palermitano nascondesse nel proprio garage quindici "micidiali candelotti" di esplosivo. Per stanare i trafficanti gli uomini della Digos hanno utilizzato virus 'Trojan', gps, spionaggio informatico, intercettazioni ambientali ma anche metodi investigativi "old School", quali pedinamenti fin nei ristoranti, perché a quanto emerso gli indagati erano abili a inventare sempre nuove modalità per parlarsi e incontrarsi senza correre il rischio di poter essere visti o ascoltati. La scorsa settimana l'uomo è stato fermato mentre rientrava in Italia dalla Svizzera e nascondeva una pistola illegale nella borsetta della madre ottantottenne. Sono così scattate le perquisizioni che hanno portato al sequestro di oltre sessanta armi da guerra e oltre diecimila munizioni. Gli inquirenti non escludono che la banda avesse contatti con la criminalità organizzata.

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