di Pietro Vultaggio
ROMA - Il lockdown ha causato ingenti danni economici, imprenditori costretti a chiudere e a fare i conti con realtà digitale per stare al passo con nuove tecnologie e nuove modalità d’acquisto. Parallelamente, l’isolamento forzato, ha dato vita a una crescita esponenziale dell’acquisto online per quelle aziende che, in questi anni, hanno deciso di investire sull’e-commerce, facendo registrare, infatti, un aumento della pratica del 79%. Tra le opzioni preferite dal 93% dei consumatori emerge la consegna contactless (a casa come in ufficio).
Complessivamente, i volumi di transazioni online negli ultimi 12 mesi sono cresciuti del 15,4%, il 7% solo nel lockdown, con la richiesta di prodotto aumentata del 10%. Uno scenario che ha visto alcuni servizi di e-commerce gestire una domanda dieci volte superiore nella fase Covid, generando nel 25% dei casi problemi nella logistica, con carenza di prodotti disponibili e un 18% di casi in cui non è stato possibile recapitare la merce. Sono queste le principali evidenze emerse in occasione dell’edizione speciale di Netcomm Forum Live, in collaborazione con NetStyle e Tuttofood Milano.
Quindi, se da un lato il dato è ampiamente positivo, dall’altro si trovano evidenti problemi di logistica, recapito merci e mancanza di competenze in materia di e-commerce. Per quanto riguarda, invece, il ricorso ai marketplace, secondo Netcomm, gli elementi critici vedono al 34% la non convenienza rispetto al posizionamento del prezzo, problema legato alla gestione e commissioni sulle tassazioni molto elevate. Per far fronte al lavoro del futuro, in cui si cercherà di eliminare i punti vendita diretti, occorre un obiettivo comune che porta il nome di “conversione tecnologica”.
Entrando nel vivo dei dettagli, nonostante le difficoltà riscontrate per la notevole domanda, i dati evidenziati da Netcomm continuano a crescere: a settembre si è registrato un gradimento, da parte dei consumatori online, dell’8,5 in una scala da 1 a 10. Archiviati i problemi di consegna, gli e-shopper italiani continuano a esplorare nuove categorie di acquisto online: il 36,4% ha pensato di acquistare online prodotti che prima aveva sempre comprato in negozio; il 25% ha fatto la spesa online; tuttavia, il 42% dei consumatori digitali ritiene che i prezzi siano più alti. Si è registrata, anche, una controtendenza: non solo le consegne, ma anche i pagamenti diventano contactless, infatti già durante il lockdown molti negozi di vicinato hanno aumentato l’uso dei pagamenti digitali, con i commercianti spinti dalla necessità di assicurare il distanziamento fisico.
Carte di credito, prepagate e bancomat sono usate più di prima da circa il 15-19% degli acquirenti, così come buoni sconto digitali e app su smartphone. Viceversa, il contante è utilizzato da quasi il 30%. Un cambiamento epocale nelle abitudini di acquisto e pagamento, che vede il 53% degli eShopper chiedere ai negozi tradizionali di quartiere di sfruttare questo momento per cambiare in maniera permanente.
Una manovra che lo Stato italiano ha fortemente desiderato in questi anni al fine di contrastare i pagamenti non fatturati e che adesso sembra farsi realtà. Il 49% degli utenti vorrebbe, infatti, ordinare i prodotti a distanza e riceverli direttamente a casa; il 43% ritirare rapidamente nello store la merce comprata online e il 33% pagare solo con carte/smartphone. Una domanda di cambiamento che si scontra con un contesto dove, secondo Netcomm, su circa 280 insegne di diversi settori, solo il 79% possiede un canale e-commerce attivo e solo il 37% è abilitato al ritiro o al reso in store di prodotti acquistati online.
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