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C’è anche una Sicilia che ci sta provando a innovare

C’è anche una Sicilia che ci sta provando a innovare

C’è anche una Sicilia che ci sta provando a innovare

PALERMO - È senza dubbio l’hi-tech la nuova frontiera dell’occupazione siciliana. O almeno è quello che si pensa dalle parti della Regione nel varare i recenti accordi per l’innovazione con 28 progetti approvati, per un importo complessivo di 343 milioni di euro, tenendo conto di una selezione che avesse come parametro principale quello dell’impatto occupazionale, per l’appunto.

A fare la parte del leone su questa frontiera del settore tecnologico è Etna hi-tech, un consorzio stabile di imprese Ict (Information & Communication Technologies) per la partecipazione agli appalti pubblici, che opera da general contractor nell’ambito di appalti nel settore privato e come pmi Innovativa. È impegnata in attività costanti di ricerca e sviluppo, anche mediante la partecipazione a grandi progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, che coinvolgono altresì università ed enti di ricerca. In ben quattro dei 28 progetti compare questo consorzio, tre volte come capofila ed una volta come partner, per un totale di quasi 46 milioni di euro.

E non è un caso perché la “ricaduta occupazionale sul territorio rispetto all’importo complessivo” è tra le più alte: si oscilla, a seconda del progetto, dal 51 al 69%. Tra i partner figurano le università di Catania e Kore di Enna, per piani di sviluppo che puntano su una tecnologia molto spinta.

In Sicilia, quindi, si scommette moltissimo su questo comparto. Parliamo in questo caso di progettazioni e realizzazioni di sistemi e soluzioni digitali aggregando le competenze e la capacità produttiva di pmi dell’Ict che operano in diversi ambiti settoriali e applicativi, sull’intero territorio nazionale. Fattore distintivo di successo è la capacità di coordinare progetti complessi, sia dal punto di vista degli obiettivi da realizzare che per la numerosità dei partner coinvolti.

Tra i progetti più impattanti sul piano occupazionale troviamo anche quello di Expleo: 20 milioni di euro di investimento per quasi il 61% di ricaduta occupazionale parametrata sempre ai fondi impegnati. Parliamo di una società che opera in diversi settori di mercato: financial services, pubblica amministrazione, automotive, manufacturing ed energy. “Siamo orgogliosi - sostengono i vertici dell’azienda di innovazione tecnologica - delle nostre persone e del track record maturato nei progetti dai nostri clienti, aspetti che hanno permesso al nostro gruppo di crescere negli anni. Siamo consapevoli dei rischi che affrontano i nostri clienti e della loro necessità di fornire servizi di qualità, basandosi su processi che permettano di essere affidabili. Il nostro committment a fornire elevati standard di qualità è la base delle relazioni di lunga durata con i nostri clienti”.

Non da meno poi figura il progetto di Systemia, capogruppo insieme ad altre società del catanese. Cinque milioni e mezzo di fondi complessivi per l’investimento e il 53% di ricaduta occupazionale sul territorio rispetto all’importo complessivo. Qui si viaggia su una realtà che sviluppa consulenza, progettazione e realizzazione di impianti tecnologici, automazione, energie rinnovabili, servizi “O&M”, servizi ambientali ed energetici.

Tutti gli altri progetti finanziati prevedono la realizzazione di iniziative di innovazione e avanzamento tecnologico in settori come l’agrifood, le scienze della vita e le cosiddette fabbriche intelligenti. Tra gli altri soggetti capofila che hanno firmato gli accordi con la Regione Siciliana e il ministero dello sviluppo economico figurano STMicroelectronics, Fondazione Giglio, Enel, Vodafone, Ismett, Fondazione Rimed e Cnr di Catania.

 

Michele Giuliano

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