Il turismo dovrebbe essere la fonte primaria di ricchezza per la Sicilia. Nell’Isola siamo pieni di bellezze architettoniche e culturali, figlie di una storia più che millenaria, una costa con pochi eguali al mondo, e un clima che permetterebbe afflussi turistici 12 mesi l’anno.
Eppure non è così, e il fatturato del comparto del turismo, pur facendo registrare numeri in lieve miglioramento rispetto al passato, non è minimamente paragonabile alle proprie inespresse potenzialità.
Il successo della recente manifestazione palermitana Le Vie dei Tesori non è che l’ultima testimonianza. 210 mila visitatori nel corso dei quattro weekend di ottobre in cui Palermo ha aperto le porte dei propri tesori, con un incremento del 33 per cento rispetto all’anno precedente. Naturalmente la manifestazione ha attratto molti palermitani, ma secondo un sondaggio dell’Osservatorio Sul Turismo Delle Isole Europee sui non residenti, il 46 per cento dei visitatori ha dichiarato di essere andato a Palermo solo perché attratto dalla manifestazione.
Evento che, ricordiamo, è organizzato da una Onlus (Le Vie dei Tesori, appunto) che grazie al contributo di molti partner e sponsor privati mette in piedi una macchina organizzativa che grava solo sulle spalle di tantissimi volontari. Per di più, il costo dei biglietti d’ingresso (appena un euro l’uno) ha permesso l’accesso a tutti ed è stata essenzialmente una vetrina prestigiosa su cui Palermo conta di investire per il futuro.
Al Comune sostanzialmente non è costato quasi nulla, e dunque, cosa accadrebbe se le Amministrazioni locali dovessero spingere il piede sull’acceleratore degli investimenti in cultura e turismo? È una domanda che dovrebbero porsi in primis i sindaci siciliani. Certamente per rendere migliore l’offerta occorrerebbe investire sulle infrastrutture, ma questo è un altro discorso ancora.
In Sicilia, sino a ottobre 2016, il Comune capoluogo che ha investito di più nella cultura (Organizzazione manifestazioni e convegni, Centri attività sociali, sportive e culturali, Beni di valore culturale, storico, archeologico, e artistico) nominalmente è stato proprio Palermo con poco di 2,5 mln, mentre pro capite è risultata essere Ragusa con 6,94 € di spesa per abitante (dati da soldipubblici.gov.it).
Valori comunque distantissimi da quelli del Centro Nord. A Genova siamo sui 12,3 pro capite (oltre 7,3 mln), a Firenze 7,8 (poco meno di 3 mln), a Monza 8,12 (poco più di 1 mln), mentre spicca la sorprendente Sondrio con oltre 2,2 mln di investimenti in cultura per una spesa pro capite di 102,02 €.
I Comuni siciliani arrancano tutti. Dopo Ragusa (poco più di 500 mila €), abbiamo Siracusa con 6,8 € pro capite (circa 830 mila €), poi nettamente distanziato Agrigento con 4,7 € pro capite. Chiudono mestamente la graduatoria Catania con 1,82 € pro capite (576 mila euro), Messina con 1,4 (330 mila euro), Trapani con 0,63 (44 mila euro) e Caltanissetta, ultimo con appena dieci centesimi di investimenti pro capite per un totale nominale che è la risibile somma di 6.800 euro.
Va da sé che anche i Comuni del Nord hanno ricevuto tagli dai trasferimenti statali e regionali: ma perché allora loro investono e in Sicilia no?
Lascia una risposta