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Coronavirus, il turismo siciliano ha perso due miliardi, la ripresa non prima dell'aprile 2021

Coronavirus, il turismo siciliano ha perso due miliardi, la ripresa non prima dell'aprile 2021

Coronavirus, il turismo siciliano ha perso due miliardi, la ripresa non prima dell’aprile 2021

di Roberto Pelos -

La nostra regione è tra quelle più colpite dall’effetto Covid-19 per quanto riguarda il settore turistico secondo quanto emerge da una stima a consuntivo dell’Istituto Demoskopika sulla base degli incassi dell’imposta di soggiorno rilevati dal sistema Siope, incrociati con i dati dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) sui movimenti turistici attinenti al 2019 e con i dati sul turismo della Banca d’Italia.

Il quadro desolante, che viene alla luce esaminando l’indagine, vede la Sicilia, per i dati in percentuale relativi agli arrivi, attestarsi al -59,9% (in valori assoluti 1.464.939 e una contrazione di -2.192.651) e per i dati in percentuale sulle presenze che fanno registrare nella nostra regione un -61% (v.a. 4.324.342 e una contrazione del -6.771.141).

Per quel che attiene alla contrazione della spesa turistica, in Sicilia i numeri parlano di -538.811.632 euro, mentre per gli incassi comunali relativi alla tassa di soggiorno, la Sicilia vede una variazione di -7.399.469 euro (differenza tra 12.125.088 euro nel 2019 e 4.725.619 euro nel 2020).

Cosa succederebbe al settore turistico siciliano nel caso di un nuovo lockdown? Secondo l’Istituto Demoskopika (che lo aveva previsto, ndr), riguardo alla spesa turistica nella nostra terra si registrerebbe una contrazione di -112.496.949 euro, un calo di 462.789 arrivi, 1.190.343 presenze e di 2.495.754 euro per quel che attiene alla tassa di soggiorno.

Le aziende turistiche siciliane a rischio fallimento, sempre secondo Demoskopika, nell’eventualità di un nuovo lockdown sarebbero 6.478 con una perdita di 22.991 posti di lavoro.

Questa però è la fotografia ufficiale, così come emerge dalla statistica,- si legge in uno studio del Tci (Touring club italiano) - senza contare dunque tutto il non rilevato che oggi è importantissimo, soprattutto nel settore ricettivo, grazie alla diffusione delle piattaforme digitali che si aggiungono allo storico mercato delle locazioni estive. Studi effettuati negli scorsi decenni avevano definito a livello Italia un moltiplicatore pari a 3 per arrivare a quantificare, partendo dalle presenze ufficiali, quelle reali. E così, considerando questo moltiplicatore (che considera anche il turismo sommerso) i pernottamenti persi in Sicilia potrebbero essere ben 24 milioni per una spesa turistica di quasi due miliardi di euro.

Sull’argomento è intervenuta Ornella Laneri, presidente della sezione Turismo, cultura, eventi di Confindustria Catania. “Il mio commento corrisponde esattamente e tristemente, ai fatti e ai numeri che noi tutti in Sicilia e non solo, stiamo rilevando – ha dichiarato ai nostri microfoni -. Seppure la nostra regione, tra tutte le realtà italiane, sia quella che è andata meno in sofferenza, risultando la destinazione italiana più desiderata, le perdite sono ingenti e oggi non possiamo certamente sorridere, piangiamo solo un po’ meno degli altri. Occorre – ha sottolineato Ornella Laneri - mettere veramente in atto le azioni delle quali si parla molto e da troppo tempo. Le istituzioni hanno il dovere, oggi più che mai, di ascoltare gli imprenditori, che sono coloro i quali - vivendo questo momento durissimo insieme ai propri collaboratori - hanno contezza di quali strumenti sono i più idonei per la “sopravvivenza”.

Occorre che le istituzioni ci accompagnino in questo momento in cui bisogna sicuramente agire a protezione della salute dei cittadini con norme e regole, ma si ha anche il dovere di non dimenticare l’importanza del ruolo delle numerosissime micro, piccole e medie imprese del settore turistico e culturale, le quali ad oggi non hanno ricevuto quel supporto reale che possa consentirci di immaginare un futuro possibile. Noi imprenditori stiamo facendo sacrifici enormi, rimodulando le nostre offerte, riragionando le nostre imprese, consapevoli del cambiamento radicale richiesto da una domanda flebile e stravolta: in assenza - speriamo più temporanea possibile - della domanda estera, lavoriamo all’idea progettuale del south working, una sorta di contro-esodo per lunghi periodi dal Nord Italia e dal Nord Europa di dirigenti e manager verso un Sud che possa accogliere unendo le esigenze personali alle professionali. Ma non possiamo camminare da soli perché, senza risorse, ad un certo punto ci fermeremo”.

Alla presidente della sezione Turismo, Cultura ed Eventi di Confindustria Catania abbiamo chiesto se ci sono in vista iniziative con altri enti o assessorati per la ripresa del turismo siciliano. “Noi siamo interlocutori assolutamente disponibili e continuiamo a sollecitare le istituzioni anche a livello nazionale. Ci confrontiamo costantemente con la direzione generale di Federturismo (a cui aderisce Confindustria Catania) e con la presidente Lalli con la quale ci siamo incontrati per fare il punto sulle azioni da intraprendere per farci ascoltare. L’associazionismo – prosegue Ornella Laneri - sta tornando ad avere un ruolo importante perché abbiamo bisogno di rappresentatività: insieme ad altre associazioni di categoria abbiamo dialogato, ad esempio, con alcuni comuni affinché i contributi messi loro a disposizione della Regione possano realmente essere utilizzati a supporto delle imprese del comparto turistico”.

Vittorio Messina, presidente nazionale Assoturismo, parla della crisi dell’industria blu

“Raccontare diversamente il turismo e far recuperare coraggio al viaggiatore”

Presidente, ci sono delle iniziative che Assoturismo ha in programma per venire incontro al settore, nella nostra terra, in questo periodo di crisi?
“Le uniche iniziative che possiamo portare avanti in un periodo così complesso come quello relativo alla crisi causata dal Covid consistono nello stare accanto alle imprese che rappresentiamo. Il nostro è un settore che comprende varie attività e sin da marzo abbiamo assunto un ruolo di proposizione nei confronti del Governo nazionale che si è trovato anche esso in difficoltà, vista l’imprevedibilità dell’evento. Il turismo rappresenta il 13% del Pil nazionale e in alcune regioni come la Sicilia e altre realtà soprattutto al Sud, turistiche a tutti gli effetti, arriva al 20-21% e proprio per questo motivo le conseguenze del Covid hanno avuto fortissime ripercussioni. Il nostro intento è cercare di contenere i danni attraverso una serie d’iniziative nell’immediato come i fondi perduti, la richiesta dello spostamento delle rate di mutuo, la necessità di far sì che le imprese soprattutto in Sicilia riescano a traguardarsi all’indomani della fine della pandemia”.

Si prevedono tempi lunghi per la ripresa, soprattutto se ci fosse un nuovo lockdown…
“Noi inizialmente credevamo che la crisi si potesse superare con il ponte di Pasqua 2020, poi, comprendendo le proporzioni del fenomeno, abbiamo spostato l’asticella proiettandola ad aprile 2021, oggi crediamo di doverla spostare ancora più avanti e riteniamo che fino a quando non ripartiranno i voli a lungo raggio il turismo vero non potrà ripartire. La ripresa è legata inevitabilmente alla scoperta e alla distribuzione del vaccino, dopodiché occorrerà avviare una formazione attenta per gli imprenditori e per tutti coloro i quali gravitano nell’ambito della ricettività turistica della nostra Isola ma contestualmente dobbiamo anche raccontare diversamente il turismo e illustrare al viaggiatore un nuovo modo di intendere il comparto perché occorre innanzi tutto far recuperare coraggio al visitatore nel viaggiare”.

Secondo lei c’è qualche comparto, all’interno del settore turistico, che necessita di particolari interventi?
“La filiera è totalmente ferma anche se in Sicilia abbiamo assistito a qualche barlume di speranza soprattutto per quanto riguarda le imprese che si muovono nel balneare; abbiamo avuto infatti due-tre settimane ad agosto di maggiori presenze che hanno consentito al settore balneare di contenere le perdite. Oggi l’intero comparto per potere ripartire necessita di attenzione e di una strategia oltre che, come già detto, di una formazione. La filiera è candidata ad essere la locomotiva della ripresa economica post-Covid e sono soprattutto le istituzioni politiche a doverci venire incontro in tal senso”.

I dati drammatici evidenziati dal Touring club italiano

In tutta Italia persi oltre 40 mln di viaggiatori

In Italia ci sarebbe una perdita di oltre 40 mln di viaggiatori e di 30 mld di euro nella spesa turistica per una percentuale di circa il 70% se si arrivasse ad un nuovo lockdown generalizzato secondo un recente rapporto dell’ufficio studi del Touring club italiano.

Quanto ai flussi domestici, su cui si è basata la leggera ripresa estiva, è probabile che l’andamento di fine anno sia ugualmente drammatico. Ai dati provvisori di gennaio-giugno che segnalano già un -58%, si aggiungerebbero la perdita complessiva di 125 mln di presenze a fine 2020 cui parallelamente potrebbe corrispondere una riduzione della spesa domestica stimata in circa 40 mld di euro rispetto al 2019.

Secondo il presidente del Touring club, Franco Iseppi, occorre “una più spinta digitalizzazione dell’offerta perché sia più attrattiva e nota a livello internazionale, un approccio sempre più sostenibile e responsabile per rispondere in modo contemporaneo alle sfide dello sviluppo puntando sui valori dell’accoglienza, che connota ancora il viaggio in Italia, e una maggiore centralità delle aree interne che possono diventare attrattori fondamentali per il nuovo corso del turismo”.

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